
In Olanda c’è un luogo dove la vecchiaia e la giovinezza si incontrano ogni giorno. Succede a Deventer, una cittadina olandese dove la casa di riposo “Humanitas” ospita gratuitamente sei studenti universitari. In cambio dell’alloggio, i ragazzi si impegnano a trascorrere almeno 30 ore al mese con gli anziani residenti. Chiacchiere, giochi, spesa, cene, partite di calcio viste insieme, compleanni celebrati in compagnia, il patto generazionale più concreto che si potesse immaginare.
Questa convivenza non è solo una soluzione al caro affitti o alla solitudine della terza età, è una rivoluzione di pensiero. Dove l’invecchiamento è affrontato con modelli di isolamento o assistenza a distanza (ove possibile), il progetto di Deventer unisce mondi e restituisce senso a due età spesso marginalizzate; i ragazzi imparano cosa vuol dire rallentare, ascoltare e prendersi cura degli anziani, e gli anziani ritrovano vitalità e sentirsi parte del presente.
Il successo dell’esperimento olandese ha fatto scuola e così anche A Parigi, Lione, Madrid, Cleveland, Helsinki, Londra, Berlino, Seoul e in decine di città nel mondo si stanno sperimentando modelli simili. Alcuni sono promossi da università pubbliche, altri da fondazioni, cooperative o associazioni locali. In Francia, l’organizzazione “Ensemble2Générations” facilita l’incontro tra studenti e pensionati che hanno una stanza libera in casa. In Spagna, il progetto “Convive” consente a giovani universitari di vivere con persone anziane sole, in cambio di compagnia e piccole attenzioni. A Singapore, il “Kampung Admiralty” è un intero quartiere pensato per mescolare generazioni, centri anziani, asili e residenze per giovani nello stesso spazio urbano.
E anche in Italia qualcosa si muove. Sono numerosi i progetti, pubblici e privati, che stanno mettendo in contatto studenti e anziani per promuovere una nuova forma di convivenza e solidarietà: a Milano, il progetto Attiva-Mente insieme dell’Università Statale e Regione Lombardia promuove la coabitazione tra studenti e over 65, con un piccolo rimborso per i giovani e compagnia per gli anziani. A Padova, il Comune ha avviato una serie di convivenze assistite tra studenti fuori sede e cittadini over 65. A Bologna, “Nonni adottano studenti” permette ai ragazzi di vivere gratuitamente con anziani autosufficienti, offrendo in cambio una presenza amichevole e supporto domestico.
A Trento, la “Casa alla Vela” ospita un cohousing tra sette donne ultraottantenni e tre studentesse, in un modello che unisce autonomia, comunità e cura reciproca. A Pavia, l’università ha lanciato Co-housing e Caring tra generazioni, dove la convivenza si arricchisce con attività di volontariato per promuovere l’inclusione sociale.
E poi c’è il Villaggio Barona di Milano, un vero quartiere solidale dove famiglie, anziani e studenti condividono spazi comuni e attività culturali, creando un laboratorio vivente di coesione intergenerazionale.
Il modello olandese, come quelli nati in Italia e nel mondo, dimostra che la convivenza può essere una risorsa educativa, sociale ed economica. È una risposta concreta a due emergenze, la solitudine e la casa, ma soprattutto è la risposta di una società che sceglie di non lasciare indietro nessuno.