
Mentre in Italia si vieta la cannabis light con un decreto, dall’altra parte dell’oceano qualcuno la usa per finanziare un esperimento di reddito universale. Succede ad Albuquerque, New Mexico, dove le tasse sulla cannabis legale sono diventate lo strumento per restituire dignità, reddito e futuro a chi è stato lasciato indietro.
Il consiglio comunale ha approvato un programma che destina 4 milioni di dollari l’anno derivanti dalle accise sulla marijuana a due ambiti principali: la prevenzione e il trattamento delle dipendenze giovanili, e un reddito di base per famiglie a basso reddito.
Un’idea semplice e potente: trasformare le ingiustizie del passato, la criminalizzazione della cannabis, in giustizia sociale per il presente.
Il cuore del progetto è un programma pilota di reddito di base, coordinato dall’Ufficio per l’Equità e l’Inclusione. Due gruppi familiari selezionati tra i quartieri più poveri della città (il Distretto Internazionale e la zona ovest) riceveranno 750 dollari al mese per tre anni. Il primo gruppo sarà composto da 80 famiglie con figli che frequentano due scuole elementari pubbliche. Il secondo gruppo comprenderà 20 famiglie e fino a 40 giovani in condizioni di vulnerabilità, definiti come opportunity youth, giovani tra i 16 e i 24 anni che non studiano e non lavorano. Nessun requisito di cittadinanza. Nessuna soglia minima di reddito. Solo l’appartenenza a quartieri storicamente emarginati. I partecipanti riceveranno anche formazione finanziaria, e verranno monitorati indicatori sociali come l’assenteismo scolastico e l’uso consapevole delle risorse.
“Questo non è un regalo. È una spinta”, ha detto la consigliera comunale Nichole Rogers. “I dati mostrano che, quando le persone hanno un reddito minimo sicuro, lo usano per pagare l’affitto, comprare cibo, spostarsi. In molti casi, riescono anche a ottenere lavori migliori. Un cittadino di Santa Fe è riuscito a comprare un’auto e ha trovato un impiego meglio retribuito grazie a questo sostegno”.
Non c’è nulla di “assistenzialista” in tutto questo. Il reddito di base non crea dipendenza, crea indipendenza. Dà respiro, tempo, libertà. Permette alle persone di scegliere, di non subire. E soprattutto, funziona: lo dimostrano i dati da Stati Uniti, Finlandia, Spagna, Canada. Nel caso di Albuquerque, il finanziamento viene da una fonte precisa: la cannabis legale. Un settore in forte espansione che, se regolamentato e tassato in modo intelligente, può diventare una leva per ridurre le disuguaglianze.
In Italia, invece, il governo ha smantellato il Reddito di Cittadinanza, criminalizzando i poveri e ignorando le esperienze internazionali. E ora, con il decreto sicurezza, ha anche messo fuori legge la cannabis light, cancellando migliaia di posti di lavoro regolari e legali, senza uno straccio di evidenza scientifica.
Perché continuiamo a rinunciare agli strumenti del futuro? Reddito universale, legalizzazione della cannabis, lotta alla povertà: non sono utopie. Sono scelte politiche, concrete, già in atto altrove. Ad Albuquerque hanno deciso di provarci, con un piccolo esperimento ma una grande visione: fare giustizia dove c’era ingiustizia. Dare stabilità dove c’è precarietà. Restituire possibilità a chi è stato escluso.
Prendiamo esempio.