
Il RIKEN Center for Emergent Matter Science in Giappone ha sviluppato un nuovo tipo di plastica biodegradabile che promette di rivoluzionare il problema cosmico dell’inquinamento da plastica. Questa nuova plastica, frutto della ricerca guidata da Takuzo Aida, è progettata per dissolversi completamente in acqua di mare entro poche ore, evitando così la formazione di microplastiche. La sua struttura è basata su polimeri supramolecolari tenuti insieme da legami salini reversibili, che si rompono in presenza di elettroliti come quelli presenti nell’acqua salata.
Ma la novità non si limita al mare. Una volta interrata, questa plastica si decompone completamente in circa dieci giorni, rilasciando nutrienti come fosforo e azoto che migliorano la fertilità del terreno. In questo modo, ciò che oggi è un rifiuto inquinante può diventare un alleato della natura. Inoltre, il materiale è altamente riciclabile, dopo la sua dissoluzione, è possibile recuperare oltre il 90% dei componenti originali, rendendolo adatto a vari usi, dagli imballaggi ai dispositivi medici, fino alla stampa 3D.
Tutto questo arriva in un momento critico. Attualmente, la produzione globale di plastica ha raggiunto circa 400 milioni di tonnellate all’anno, con stime che prevedono un possibile raddoppio entro il 2050. Solo il 9% di tutta questa plastica viene effettivamente riciclato, mentre il resto finisce in discariche, viene incenerito o disperso nell’ambiente. Le microplastiche, frammenti inferiori a cinque millimetri, sono ormai ovunque, negli oceani, nei suoli, nell’aria e persino nel sangue umano. Rappresentano una minaccia concreta per la salute degli ecosistemi e delle persone.
Per questo motivo, innovazioni come quella del RIKEN vanno lette non solo come un traguardo tecnologico, ma come un segnale della direzione che possiamo prendere, se lo vogliamo. Ovviamente, serve molto di più: ridurre la produzione complessiva di plastica, migliorare la gestione dei rifiuti, promuovere materiali alternativi e sostenibili. In questo quadro, anche le trattative per un trattato internazionale contro l’inquinamento da plastica, avviate nel 2022 e previste per concludersi entro fine 2024, rappresentano una speranza.
Se il mondo saprà coglierla, potremo forse cambiare rotta.