di Samanta Di Persio – Il 1° gennaio c’è stata una scossa di magnitudo 4.1 in Abruzzo. In questi giorni ce ne sono state tante in tutta la penisola. Ma l’Abruzzo scuote sempre, da una parte i media che danno l’informazione con la solita angoscia alla ricerca di share, dall’altra l’inquietudine di chi non dimentica un passato recente. A volte, noi aquilani, ci chiediamo che cos’è cambiato rispetto al 6 aprile 2009 in termini di sicurezza. Non ce lo chiediamo solo per le nostre case, quando visitiamo altre città l’occhio riconosce perfettamente quelle strutture costruite in barba a qualsiasi criterio antisismico.
Ogni scossa ricorda che viviamo in un territorio altamente sismico, ormai, abbiamo imparato tutti che il colore rosso sulle mappe sismiche indica il massimo pericolo.
Ma siamo in grado di gestire una scossa? Abbiamo messo in sicurezza gli edifici? Sono stati ricostruiti in maniera adeguata?
Nonostante il tempo, i convegni, le conferenze, le passerelle dei massimi esperti, probabilmente no. Le esercitazioni dovrebbero essere cicliche, ben organizzate e con l’obbligo di partecipazione da parte di tutta la popolazione.
La prevenzione dovrebbe essere la priorità perché non è mai abbastanza, soprattutto è difficile scardinare quella cultura: “Ma non può accadere un’altra volta. Non può accadere a noi”. Ogni scossa, invece, che viene avvertita dalla maggioranza delle persone, ci ricorda quanto siamo ancora impreparati.
Quelle scosse in un periodo di calma dovrebbero essere un campanellino di allarme per non ripetere gli errori del passato. Sappiamo perfettamente che a tragedia avvenuta le risorse devono essere reperite e il costo dell’emergenza è nettamente superiore al costo della prevenzione.
Oggi abbiamo tecniche per poter mettere in sicurezza tutto il nostro patrimonio edilizio e ciò potrebbe dare anche tanto lavoro.
Basta ricordare che, a quasi dieci anni dal terremoto dell’Aquila, nessuna scuola è stata ricostruita. La ricostruzione pubblica è ferma, la metà degli edifici è lì che aspetta di tornare a splendere, in alcuni casi avranno anche una nuova destinazione.
L’affermazione: “Com’era, dov’era” è stata solo una promessa. Anche la ricostruzione privata non è terminata, molte famiglie sono ancora negli alloggi provvisori che, nel frattempo, si sono deteriorati.
Abbiamo studi sulla vulnerabilità sismica di tutta la regione Abruzzo e di tutta la Nazione, abbiamo tecnici in abbondanza. E’ il momento di mettere in pratica solo la prevenzione con gli strumenti che abbiamo: mitigazione del rischio sismico, formazione, informazione, comunicazione e preparazione all’emergenza.
L’AUTORE
Samanta Di Persio – Laureata in scienze politiche vive a L’Aquila. Ha pubblicato con le edizioni Casaleggio Associati: Morti bianche (2008) e Ju tarramutu (2009), edizione Rizzoli La pena di morte italiana (2011), edizione Adagio Imprenditori suicidi (2012)