
di Fabrizio Paonessa
Se pensate che l’IA sia solo un simpatico chatbot che vi scrive le email o crea immagini ingannevoli, siete rimasti al 2023. La vera rivoluzione avviene in modo silenzioso e profondo, e sta già modificando le regole del gioco in modi che non potete nemmeno immaginare. Questo non è un romanzo di fantascienza, è un flusso di tempo presente che si dirige verso un futuro intrigante. E noi?
Sembra che stiamo osservando tutto da un altro angolo. I pericoli nascosti dell’IA, ma anche i suoi vantaggi sono molto più di semplici chiacchiere digitali.
L’IA “seria” sta già facendo miracoli (o disastri, a seconda del punto di vista) mentre noi giochiamo con i generatori di immagini.
In ospedale? Individua tumori millimetrici invisibili all’occhio umano, prevede la durata delle malattie e accelera la scoperta di farmaci come se non ci fosse un domani. Addirittura, valuta la vostra fisioterapia in tempo reale o funge da terapista virtuale.
In borsa? Decide chi può ottenere un prestito utilizzando dati di cui ignoravate l’esistenza (a volte in modo più equo, a volte meno), rileva frodi meglio di un segugio (risparmiando miliardi), e crea offerte su misura come un sarto digitale. Tutto questo mentre continuate a pensare che sia semplicemente un bancomat aggiornato.
In ufficio? la situazione si fa più seria. L’IA promette un incremento significativo della produttività: +14% nei call center, +40% per i consulenti, +25% nello sviluppo software. Fantastico, vero? Il WEF prevede che entro il 2025 ci saranno 85 milioni di posti a rischio, ma ne nasceranno 97 milioni. Secondo Goldman Sachs, 300 milioni di lavoratori nel mondo sono già stati influenzati. Saluti e benvenuti come prompt engineer o esperti di etica dell’IA. Hai intenzione di riqualificarti?
A casa tua? l’IA apprende le tue abitudini, ottimizza il consumo energetico (fino al 30%) e fornisce formazione personalizzata. Un mercato da 8 miliardi di dollari entro il 2030. Silenziosa, efficace e onnipresente.
L’IA salverà il pianeta o lo distruggerà più velocemente? Qui l’ironia tocca vette altissime. L’intelligenza artificiale è il nostro Dottor Jekyll e Mister Hyde ambientale allo stesso tempo.
Il lato positivo? Ottimizza le reti energetiche, monitora via satellite la deforestazione, prevede eventi climatici estremi con una precisione crescente (+30–50%?), riduce lo spreco idrico in agricoltura (20–40%), e scopre materiali che assorbono CO₂. Tutto risolto, no?
Il lato oscuro? Addestrare un colosso come GPT-4 (50 volte più potente di GPT-3) richiede una quantità spaventosa di energia. I data center potrebbero consumare 6,6 miliardi di metri cubi d’acqua entro il 2027 e, secondo le previsioni, il loro fabbisogno energetico raddoppierà entro il 2026. E l’hardware? Utilizza minerali rari come litio e cobalto, spesso estratti in modo non sostenibile, e genera 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici all’anno.
Un salvatore che causa danni? Indiscutibilmente!!
Geopolitica e guerre. Benvenuti nell’era della guerra algoritmica. Se pensavate che la Guerra Fredda fosse complessa, aspettate di vedere cosa combina l’IA.
Un nuovo mercato di armamenti, digitale. Stati Uniti e Cina combattono a colpi di algoritmi, mentre Pechino esporta tecnologia e sorveglianza nel Sud Globale, ridefinendo le sue sfere d’influenza.
War 4.0. LAWS (Lethal Autonomous Weapon Systems), droni che scelgono da soli i bersagli, cyber-attacchi potenziati dall’IA che anche un bambino potrebbe lanciare, e analisi di intelligence capaci di vedere cose che nemmeno la CIA riesce a scorgere. L’escalation diventa algoritmica, e potrebbe sfuggire a ogni controllo.
Produzione di informazioni errate, deepfake iperrealistici, fake news su scala industriale, bot che simulano consenso online. Si possono manipolare elezioni, creare divisioni sociali e minare la fiducia nelle istituzioni?
Sì. L’IA lo rende estremamente facile ed economico. La democrazia è in pericolo. E l’arma è invisibile.
Noi umani? Ansia, indolenza, è una storia già vista. Come reagiamo a tutto questo? Male. L’ansia da IA è reale, non è solo la paura di perdere il lavoro. È il timore di perdere il controllo, di subire violazioni della privacy, di essere giudicati da algoritmi distorti, di non distinguere più il vero dal falso. È il brivido inquietante davanti a un video deepfake “troppo perfetto”. Oltre metà del mondo è nervosa riguardo all’IA.
La Sindrome di Cassandra continua a colpire.
Ricordate il 1929?(detta anche Grande crisi o Crollo di Wall Street). Sebbene i dati fossero disponibili, l’ottimismo (o la stupidità?) prevalse. Oggi, nonostante previsioni IA sofisticate, continuiamo a ignorare gli allarmi. Bias cognitivi come ottimismo, negazione, il classico “a me non succederà” e l’inerzia organizzativa ci bloccano.
L’IA ci rende davvero più informati, o ci aiuta solo a costruire bolle di negazione, scrollando sui social mentre il mondo brucia?
Chi controlla la narrazione, controlla il futuro. L’IA non è solo uno strumento, partecipa attivamente alla costruzione delle nostre storie.
Narrative che esaltano la produttività inevitabile, la complessità “da esperti”, i rischi esistenziali futuri, o demonizzano la regolamentazione come “nemica dell’innovazione”, finiscono per rafforzare il potere di pochi e distrarre dai problemi reali come lavoro, equità, ambiente. È tempo di riprendere il microfono.
Previsioni (poco rassicuranti) per il 2025–2030
Tecnologia. IA ancora più smart (GPT-5+), multimodale (parla, vede, sente), forse i primi assaggi di IA quantistica ibrida per problemi specifici (materiali, ottimizzazione).
Lavoro. Turnover folle. Milioni di posti persi (ciao, data entry), milioni creati (benvenuti, specialisti IA). La parola d’ordine è già riqualificarsi o sparire. La disuguaglianza rischia di esplodere.
Ambiente. O seguiamo la strada della Green AI, o l’impronta ecologica dell’IA diventerà ingestibile.
Geopolitica. Tensioni USA-Cina alle stelle, armi autonome sempre più diffuse, disinformazione come arma di distrazione di massa.
Società. Ansia crescente, dibattiti etici infuocati, ma il vero nemico è l’indolenza collettiva.
L’intelligenza artificiale è come un martello, può distruggere o costruire. La nostra saggezza collettiva e la nostra capacità di adattamento sembrano rallentate, bloccate dall’indolenza o dalla paura, nonostante la velocità vertiginosa del cambiamento.
È ora di smettere di fare gli struzzi. Dobbiamo capire, discutere, regolare e decidere noi come usare questo potere immenso, prima che sia lui (meglio dire loro) a usare (e forse a consumare) noi.
Fabrizio Paonessa – Uno dei principali innovatori nel campo di AI, Smart Cities, Smart Waste Management, Big Data e IoT, ha sviluppato e brevettato tecnologie avanzate per ambiente, catasto e monitoraggio urbano, rivoluzionando la gestione del territorio. Trasforma AI e dati in soluzioni per smart governance e sostenibilità digitale. Speaker istituzionale e autore, guida l’innovazione per un futuro più intelligente e connesso.