La parità salariale è legge! Con il via libera della commissione Lavoro del Senato, presieduta da Susy Matrisciano, da oggi il Testo unificato sulla parità salariale è legge dello Stato.
Nel 2018 fu la nostra Tiziana Ciprini a portare la proposta di legge in parlamento, lavorando con tenacia e passione. Oggi, dunque, abbiamo raggiunto un risultato di grande civiltà per il nostro Paese, e un nuovo importante traguardo per il MoVimento 5 Stelle.
La parità salariale ha un forte impatto sociale ed economico: il divario retributivo uomo-donna ogni anno costa al nostro Paese circa l’8% del Prodotto interno lordo.
Secondo una recente classifica di Eurostat, le mamme italiane risultano le più disoccupate in Europa (la paternità non sembra incidere affatto sull’occupazione maschile) e quando lavorano, pur in presenza di elevati livelli di istruzione e a parità di competenze e mansioni, non percepiscono salari equivalenti a quelli dei loro colleghi uomini.
La legge sulla parità salariale opera alcune modifiche al Codice delle Pari Opportunità vigente, includendo tra le forme di “discriminazione indiretta” anche gli atti di natura organizzativa e oraria delle aziende che, nel caso delle lavoratrici con figli, possono limitare o precludere loro progressioni di carriera e il raggiungimento di posizioni apicali. Dal primo gennaio 2022, infatti, verrà introdotta la certificazione della parità di genere: un attestato che dovrà valutare le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre il divario di genere per quanto riguarda le opportunità di carriera, il salario e le politiche di gestione.
Con la legge approvata oggi è prevista anche l’introduzione di una premialità, sotto forma di sgravi contributivi, nei confronti delle aziende che rispettano e diffondono buone pratiche in materia di pari opportunità. L’obiettivo è quello di incentivare l’investimento sulle donne e indirizzare il nostro sistema imprenditoriale e produttivo a superare il gap di genere che scontiamo. Tra le altre novità, sono previsti anche nuovi strumenti per favorire la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.
L’Italia finalmente comincia davvero a invertire la rotta, alzando l’asticella dei diritti, non solo a vantaggio delle lavoratrici ma a beneficio dell’intera comunità e della nostra economia.
Il prossimo passo è assicurare al Paese una legge sul salario minimo! Avanti così!