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La fine della democrazia

beppegrillo.it - Gennaio 3, 2008

Al V-day di Bologna ha parlato anche Massimo Fini. Ha espresso un concetto sintetizzato da Charles Bukowski: “La differenza tra la democrazia e la dittatura è che nella prima ti fanno votare poi ti danno ordini, mentre nella seconda non ti fanno perdere tempo a votare.”
Se la democrazia rappresentativa è il migliore dei mondi possibili, la sua versione degenerata italiana è il peggiore dei migliori mondi possibili. In Italia il cittadino conta uno, ma non vale un c…o.

Testo:
“Io sono d’accordo, com’è ovvio, sui tre punti fondanti il V-Day, cioè il fatto che non ci siano inquisiti in Parlamento, che non ci siano gli stessi parlamentari per più di due legislature e che noi si possa tornare a votare e a scegliere i nostri candidati. Ritengo che questo sia un modo per rendere presentabile qualcosa che presentabile non è, che è indecente, che è una truffa. Questo qualcosa si chiama democrazia rappresentativa.
Io ho definito e definisco la democrazia rappresentativa, in modo un po’ brutale se volete, un modo per metterlo nel c..o alla gente col suo consenso e soprattutto alla povera gente. Innanzitutto non si è mai capito bene cosa sia la democrazia rappresentativa: Norberto Bobbio, che ha dedicato tutta la sua lunga e laboriosa vita a questo tema, non ne viene a capo. Indica come essenziali della democrazia rappresentativa una volta nove elementi, una volta sei, una volta tre. Comunque prendiamo due elementi che vengono considerati dalla vulgata come essenziali della democrazia, cioè il voto è uguale – one man, one vote – come dicono gli anglosassoni , il voto è libero. Ebbene, il voto non è uguale: il consenso è taroccato. Il voto non è uguale per la ragione definitiva che è stata illustrata da quella che viene chiamata la scuola élitista italiana dei primi del Novecento, Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Roberto Michels. Dice Mosca: “Cento che agiscano sempre di concerto e d’accordo prevarranno sempre su mille che agiscano liberamente”. Il consenso non è libero perché ampiamente condizionato dai mass media che sono in mano ai soliti noti e che, non a caso, si chiamano strumenti del consenso.
In realtà la democrazia rappresentativa è un sistema di oligarchie, di minoranze organizzate, di aristocrazie mascherate che schiacciano il cittadino singolo, l’uomo libero che non vuole umiliarsi a infeudarsi in queste oligarchie, i partiti e le altre lobby economiche o criminali spesso legate insieme. La democrazia rappresentativa sarebbe ciò di cui il pensiero liberale voleva valorizzare – meriti, capacità, potenzialità – e il cittadino ideale di una democrazia ne diventa vittima designata.
Senza fare troppa teoria, lo vediamo tutti che non contiamo niente, che la nostra voce non è ascoltata. Qualche anno fa, a Piazza San Giovanni, sono state radunate un milione di persone su un tema come le leggi ad personam, un tema difficilissimo infatti è più facile radunare le persone su temi economici. Ebbene: non c’è stata nessuna risposta né da destra né da sinistra. Anzi a sinistra si è detto spesso: “non mi confonderai con un girotondino” come se andare in piazza non fosse il primo diritto politico del cittadino che viene prima del voto.
Il problema è della democrazia mondiale, occidentale ma il sistema italiano, e Grillo l’ha mostrato molto bene, ha delle degenerazioni intollerabili. Diceva Hans Kelsen, che non è un marxista e non è un estremista talebano, che la democrazia rappresentativa è un sistema di finzioni e sosteneva che sembra che la funzione della ideologia democratica sia quella di dare ai cittadini l’illusione della libertà, e si chiede fino a quando questa straordinaria scissione tra realtà ed ideologia possa continuare. E’ la domanda che mi faccio anche io da parecchio tempo. Ora, naturalmente, le democrazie nate su bagni di sangue hanno messo un tappo concettuale, una specie di norma di chiusura sostenendo che la democrazia sia il fine e la fine della Storia, per cui noi saremo condannati a morire democratici. Io credo invece che, come ogni sistema che non rispetta nessuno dei suoi presupposti, prima o poi cadrà. Non sarà un unico evento come questo organizzato meravigliosamente da Beppe, non sarà certamente la generazione di Grillo o della mia. Ma prima o poi una truffa di questo genere deve essere eliminata. Grazie.” Massimo Fini

Scarica "La Settimana" N°52-vol2
del 30 dicembre 2007

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