Il virus del papilloma umano (HPV) è un piccolo virus a DNA correlato al cancro della cervice, “il primo cancro a essere riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) totalmente riconducibile a un’infezione” come riportato sul portale web Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità. Inoltre l’HPV può causare tumori alla vulva, la vagina, l’ano, il pene e l’orofaringe; è globalmente responsabile di circa il 5% di tutti i tumori, ma la percentuale varia significativamente in base all’area geografica e al livello di sviluppo economico/igienico-sanitario. E’ il principale fattore di rischio per lo sviluppo di displasia della cervice e per la sua evoluzione verso il cancro, causando quasi 530000 casi all’anno di cervicocarcinoma e 113400 casi di cancro ad altre tessuti.
Sulla base di queste statistiche è perentorio il bisogno di prevenire le complicazioni delle infezioni da HPV già esistenti (prevenzione secondaria) e ancora più importante prevenire la diffusione di altre (prevenzione primaria), in modo tale da poter arrivare al controllo del problema e all’eradicazione del virus. La prevenzione secondaria si basa sulla diagnosi precoce attraverso: il pap-test, (secondo il Ministero della Salute è raccomandato ogni tre anni per le donne tra 25 e 64 anni e si stima che possa ridurre il rischio di tumore cervicale di almeno il 70%);l’HPV test, di più recente introduzione, che ricerca il DNA virale di genotipi alto rischio oncogeno ed è più efficace del pap-test nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero.
Gli screening sulla popolazione sono importantissimi per monitorare la prevalenza di HPV ad alto rischio ma ancora più importante è la cosiddetta prevenzione primaria, attuata attraverso i vaccini, che funzionano con quasi il 100% di efficacia nel prevenire lesioni pre-cancerose e la stessa OMS raccomanda un regime basato su due dosi per le donne in età adolescenziale tra i 9 e i 15 anni, fornendo così una copertura duratura di circa 20 anni. E’ inoltre possibile vaccinare anche donne adulte fino ai 45 anni e uomini adolescenti e adulti, come consigliato anche dal National Institutes of Healt (USA) e OMS e previsto anche in Italia dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccini 2017-2019. Campagne di vaccinazioni rivolte a soggetti in età prepuberale, prima di avere rapporti sessuali, può realisticamente portare all’immunità di gregge e quindi all’eradicazione dell’infezione. Oltre 120 milioni di somministrazioni non hanno mostrato tossicità correlate al vaccino, ma al massimo effetti indesiderati innocui e comuni ad altri vaccini, come riportato da enti di controllo quali CDD Vaccine Adverse Event Reporting System.
Simbolico è il grande successo che si osserva in Australia, il primo paese a introdurre una vaccinazione HPV gratuita per le ragazze (nel 2007) e poi per i ragazzi (nel 2013) in programma nazionale di vaccinazione. Il programma ha portato a un calo fino al 92% nei tipi di HPV cervicale tra le donne (18-35 anni) e a riduzione del 54% dell’incidenza di anormalità gravi della cervice nelle ragazze con meno di 18 anni e del 90% di verruche genitali negli uomini e nelle donne eterosessuali sotto 21 anni, dimostrando inequivocabilmente l’efficacia della terapia nel prevenire le infezione e complicazioni da HPV.