di Nic Marks – Molti film recenti hanno visioni dell’umanità apocalittiche. Per troppo tempo abbiamo spacciato una visione da incubo per quello che succederà. Ci siamo focalizzati sullo scenario peggiore. Ci siamo focalizzati sui problemi e non abbiamo pensato abbastanza alle soluzioni. Se preferite, abbiamo utilizzato la paura per catturare l’attenzione della gente. E qualsiasi psicologo vi dirà che la paura in un organismo è associata ad un meccanismo di lotta. Fa parte di un meccanismo di lotta e fuga, per cui quando un animale è spaventato, come un cervo, si blocca, resta completamente immobile, pronto a scappare. E penso che questo sia ciò che stiamo facendo quando chiediamo alle persone di impegnarsi sui cambiamenti climatici. La gente si immobilizza e scappa perché stiamo utilizzando lo strumento della paura. Penso che i movimenti ambientalisti debbano crescere e cominciare a pensare a cosa è il progresso.
Cosa vorrebbe dire migliorare l’umanità? Uno dei problemi che abbiamo di fronte è che l’unica cosa che ha conquistato il mercato in termini di progresso è una definizione finanziaria di ciò che è il progresso. In qualche modo, se otteniamo i numeri giusti staremo meglio, la vita sarà migliore. Tutto ciò è qualcosa di attraente per la nostra mente. Il fatto che di più sia meglio. Simon Kuznets, negli anni 30, ha detto che, “Il benessere di una nazione può parzialmente essere dedotto dagli introiti nazionali”. Ma abbiamo creato un sistema di contabilità nazionale che è completamente basato sulla produzione e sul produrre roba. E in effetti, ciò è probabilmente un retaggio storico e ha fatto il suo tempo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, avevamo bisogno di produrre un sacco di roba e ovviamente, siamo stati così bravi nel produrre certi tipi di cose che abbiamo distrutto molto e successivamente abbiamo dovuto ricostruire. Così il nostro sistema contabile nazionale si è fissato su ciò che riusciamo a produrre. Ma già nel 1968, il visionario, Robert Kennedy, all’inizio della sua campagna presidenziale, smontò in maniera eloquente il Prodotto Interno Lordo come non era mai stato fatto. E terminò il suo discorso con la frase, “Il Prodotto Interno Lordo misura tutto tranne i motivi per cui vale la pena vivere”.
Non è folle che la nostra misura dominante nella società misuri ogni cosa tranne ciò che vale la pena nella vita?
Di fatto, i sociologi hanno già tentato di fare queste domande in giro per il mondo. Un sondaggio mondiale ha svelato che le persone in giro per il mondo vogliono felicità per loro stesse, per le loro famiglie, per i figli, per le loro comunità. Certo, pensano che i soldi siano abbastanza importanti. E’ ovvio, ma non sono neanche lontanamente importanti quanto la felicità e neanche lontanamente importanti quanto l’amore. Abbiamo tutti quanti bisogno di amare e di essere amati nella vita. Non sono neanche lontanamente importanti quanto la salute. Vogliamo essere sani e vivere una vita piena. Sembra che siano aspirazioni umane naturali.
Perché la statistica non le misura? Perché non pensiamo al progresso delle nazioni in questi termini invece di misurare solo quanta roba possediamo? Così questo è quello che ho fatto. Ho passato molto tempo a pensare a come misurare la felicità, a come misurare il benessere, come possiamo farlo entro i limiti ambientali. E abbiamo creato, all’organizzazione per cui lavoro, la New Economics Foundation, una cosa che chiamiamo Indice di Felicità del Pianeta [IFP]. Perché pensiamo che il risultato ultimo di una nazione è il suo successo nel creare felicità e vita sana per i suoi cittadini. Questo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni nazione sul pianeta.
Tra tutti i Paesi voglio parlarvi del Costa Rica. L’aspettativa media di vita è di 78 anni e mezzo. Più lunga che negli Stati Uniti. Secondo l’ultimo sondaggio mondiale Gallup, è il paese più felice del pianeta, più della Svizzera e della Danimarca. E lo stanno facendo con un quarto delle risorse tipicamente utilizzate nel mondo occidentale.
Cosa succede laggiù? Cosa succede in Costa Rica? Possiamo dare un’occhiata a qualche dato.
Il 99% dell’elettricità proviene da risorse rinnovabili. Il governo è stato uno dei primi a impegnarsi a diventare a “impatto zero” entro il 2021. Hanno abolito l’esercito nel 1949, si esatto, nel 1949. Perché? Tanto erano troppo piccoli. Hanno invece investito quei soldi in programmi sociali, salute ed educazione. Hanno uno dei tassi di alfabetizzazione più alti di tutta l’America Latina e del mondo.
La cosa a cui dovremmo pensare è che il futuro potrebbe non essere Nord Americano, potrebbe non essere dell’Europa Occidentale. Potrebbe essere Latino Americano. Quindi quello che voglio dirvi e che sembra proprio che siamo diventati meno efficienti nel trasformare le nostre scarse risorse in quel che vogliamo.
Nel 2050 dovremo aver abbandonato ogni emissione di carbonio. Non è un futuro molto distante. Cambierà il nostro modo di lavorare. Cambierà il modo in cui creiamo le nostre organizzazioni, come facciamo le nostre politiche di governo e viviamo le nostre vite. E il punto è che dobbiamo proseguire nell’aumentare il benessere.
Nessuno va alle urne e chiede che la qualità della vita venga ridotta. Nessuno di noi, credo, vuole che il progresso dell’umanità si arresti. Credo che vogliamo tutti che vada avanti. Credo che vogliamo che gran parte dell’umanità continui a crescere. E credo che a questo punto entrino in scena gli scettici del cambiamento climatico e coloro che lo negano. Credo che sia quello che vogliono. Vogliono che la qualità della vita continui ad aumentare. Vogliono tenersi quello che hanno. E se noi li stiamo coinvolgendo credo sia ciò che dobbiamo fare. Ciò significa che dobbiamo ancora di più incrementare l’efficienza.
E qui è dove penso che possiamo prendere esempio dalle teorie sociali che creano dei circuiti di feedback, mettono l’informazione giusta nel momento giusto.
Gli esseri umani sono molto motivati dal “momento”. Mettete un misuratore intelligente in casa e vedete quanta energia elettrica state consumando, quando vi sta costando e tutto il resto. Vedrete presto i vostri ragazzi andare in giro a spegnere le luci molto rapidamente.
Notizie giuste al posto giusto. Perché, alla radio alle notizie serali, sento le quotazioni del Dow Jones, del cambio del dollaro contro la sterlina? Non so nemmeno quale dovrebbe essere una buona notizia per il cambio dollaro/sterlina.
E perché si sentono queste cose? Perché non si sente quanta energia elettrica ha utilizzato ieri la Gran Bretagna, o gli Americani? Abbiamo realizzato il nostro obiettivo del 3% nella riduzione delle emissioni? E’ così che si crea un obiettivo collettivo. Lo si mette nei mezzi di comunicazione e si comincia a pensarci. E abbiamo bisogno di feedback positivi continui per aumentare il benessere.
A livello governativo potrebbero creare rendiconti nazionali di benessere. A livello di business, potreste tenere sotto controllo il benessere degli impiegati, che sappiamo essere legato alla creatività, legato all’innovazione e avremo bisogno di molta innovazione per trattare i problemi ambientali. A livello personale, abbiamo bisogno anche di questi piccoli avvisi. Magari non abbiamo proprio bisogno dei numeri, ma abbiamo bisogno di promemoria.
Cosa rappresentano queste cose per la felicità? Quali sono le cinque cose che dovremmo fare ogni giorno per essere più felici?
E la prima è la connessione, le vostre relazioni sociali sono i capisaldi della vostra vita. Dedicate abbastanza tempo ed energie alle persone che amate? Continuate a costruirle. La seconda è essere attivi. E’ la via più veloce per abbandonare il cattivo umore: uscite, andate a farvi una passeggiata, accendete la radio e ballate. Essere attivi è fantastico per il buon umore. La terza è prestare attenzione. Quanto siete consapevoli delle cose che succedono in giro per il mondo, le stagioni che cambiano, la gente intorno a voi? Siete consapevoli di ciò che sta per emergere? Il quarto è continuare ad imparare durante tutto l’arco della vita. La gente più matura che continua ad imparare ed è curiosa, ha molti benefici in termini di salute rispetto a coloro che cominciano a chiudersi. Ma non deve essere un apprendimento formale; non è basato sulla conoscenza. E’ più una sorta di curiosità. Potrebbe essere imparare a cucinare un nuovo piatto, riprendere uno strumento dimenticato da bambini. Continuare ad imparare.
E l’ultimo è la più anti-economica delle attività: dare. La nostra generosità, il nostro altruismo, la nostra compassione, sono tutte saldamente legate ai meccanismi di ricompensa nel nostro cervello.
Ci sentiamo bene se doniamo. Potete fare un esperimento dove date a due gruppi di persone un centinaio di dollari una mattina. Dite a uno dei gruppi di spenderli per se stessi e all’altro di spenderli per altri. Misurate la loro felicità a fine giornata. Coloro che hanno speso per altre persone sono molto più felici di coloro che hanno speso per se stessi.
L’umanità vuole essere felice. E abbiamo bisogno di qualcosa come l’Indice di Felicità del Pianeta.
Traduzione di Anna Cristiana Minoli
Recensito da Marina Macchia