di Alessandro Cacciato – Il tema dei lavori del futuro diventa sempre più interessante, soprattutto per le regioni del Sud Italia. Ma prima di avanzare il mio ragionamento voglio analizzare alcuni dati.
Problema disoccupazione
Il rapporto di Unioncamere | Excelsior 2018, fissa la disoccupazione giovanile nazionale a quota 15,9 %, dove al nord si raggiunge l’8,8%, mentre al Sud uno sconfortante 27,8%. La dispersione scolastica – secondo Eurostat – è a quota 14%. Un altro dato molto interessante – ed altrettanto drammatico – è quello relativo all’analfabetismo funzionale, ovvero l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. L’Italia è al quarto posto nel mondo, lo rivela il sito Agenda Digitale riportando uno studio del 2016, dove questo fenomeno riguarda il 28% della popolazione nazionale. Chiudiamo questa parentesi dedicata ai numeri con il dato relativo ai giovani che hanno abbandonato ogni forma di studio, lavoro o formazione professionale: i neet che in Italia sfiorano il 30%.
Dalla velocità all’accelerazione
Mentre l’Italia cerca di affrontare queste problematiche, il mondo del lavoro è passato dall’era della velocità a quella dell’accelerazione, nel creare, testare e diffondere nuove tecnologie abilitanti. Ovvero quelle tecnologie che alimentano il valore del sistema produttivo innovando processi, prodotti e i servizi in tutti i settori economici. La tecnologia è finalmente accessibile gratuitamente o a basso costo. È la prima volta nella storia dell’uomo. Il Digital Report del 2018 conta 4 miliardi di persone connesse alla rete internet: in Italia siamo arrivati a 43 milioni di utenti. Gli attivi sui social media sono oltre 3 miliardi. I possessori di un dispositivo mobile sono 5 miliardi. Questa folla oceanica è destinata a crescere con l’imminente arrivo delle tecnologie 5G, che garantiranno un’incredibile velocità nelle connessioni.
Il paradosso
Stiamo però vivendo un vero e proprio paradosso, poiché nonostante la disponibilità di mezzi e informazioni a buon mercato, che abbattono le barriere della conoscenza, continuiamo a generare disoccupati e neet.
La “Sindrome del Gattopardo”
In questo epocale cambiamento il sud è protagonista, ma sembra che in pochi se ne siano accorti. Ancora oggi sembra che tutto rimanga immobile come se si fosse in preda alla Sindrome del Gattopardo: “Tutto deve cambiare, perché tutto resti come prima”. Eppure in questa nuova era, le regioni del Mezzogiorno sono finalmente libere da problemi oggettivi dettati dalla mancanza di mezzi: rimane unicamente un problema di mentalità. Nella passata rivoluzione industriale i macchinari analogici si sono digitalizzati, generando al nord la “locomotiva d’Italia”, con la nascita di un fitto tessuto di piccole e medie imprese artigianali sostenute dalla forza finanziaria del territorio che ha attratto folle di lavoratori dalle regioni del Sud Italia.
Oggi la tecnologia – costando molto meno – democratizza il tentativo di fare impresa. Un piccolo artigiano del sud – che produce oggetti unici al mondo – senza snaturare la propria arte, può tentare di rendere più attraenti i suoi manufatti inserendo in bottega piccoli apprendisti dotati di microcontrollori e sensori, questi ultimi finalmente a buon mercato. I loro tentativi possono essere facilmente pubblicizzati nel web e venduti in ogni angolo del pianeta senza dover ipotecare la casa. Se il tentativo avrà successo si potrà investire, non più sull’idea, ma sul prototipo. Ma chi parla di Open Data, Big Data, Coding, Problem Solving, Team Building, Blockchain?
Scuole poco innovative
Nella maggior parte delle scuole superiori questi temi sono dannatamente assenti; provate a chiedere ad uno studente di 15 anni che cosa produca Google. Ogni anno faccio il giro d’Italia tra workshop e incontri nelle scuole e nelle associazioni, e dalla mia esperienza il 90% degli studenti risponde: informazioni o servizi. Invece produce una miriade di dati che permettono di fatturare miliardi di dollari all’anno. Nelle scuole superiori si parla di questo tema? I nostri adolescenti sono unicamente target in balia delle multinazionali digitali. Non esiste alcuna educazione al digitale. Laddove sono stati creati laboratori o iniziative aderenti a questo tema, lo si deve unicamente alla tenacia di professori e dirigenti scolastici che riescono a trovare delle risorse.
Alziamo il livello della discussione
E fuori dalle scuole? Il livello della discussione su questi temi è rasoterra. Non un programma televisivo nelle ore di punta. Le associazioni culturali non affrontano i temi dei lavori del futuro – tranne le poche appositamente create. Nella maggior parte dei partiti e nel dibattito politico televisivo quotidiano, si affronta il tema del lavoro guardando alle dinamiche che riusciamo a comprendere, ovvero quelle legate al passato, che tutelano professioni e settori. Lavori che sono destinati a scomparire.
Il World Economic Forum conferma questa ipotesi dichiarando che il 65% dei bambini che frequentano le scuole elementari, andrà a svolgere un lavoro che ancora non è stato inventato. Chi utilizza il web per conoscere e prendere ispirazione dai grandi pensatori o dagli imprenditori illuminati che sono riusciti ad innovare il proprio settore? Nell’era in cui abbiamo accesso a qualunque tipo di informazione, siamo più ignoranti. Riusciremo mai invece a creare un meccanismo che stimoli la fantasia, la creatività e la curiosità?
Siamo tutti coinvolti
Questo ragionamento supera le dinamiche politiche e coinvolge tutti: dobbiamo concentrarci sulla questione culturale, sul cambio di mentalità. Ne va di mezzo il nostro futuro.
L’AUTORE
Alessandro Cacciato – E’ nato a Vicenza nel 1978 ma vive ad Agrigento dal 1994. Si occupa di internazionalizzazione e promozione delle imprese nel circuito delle Camere di Commercio. Dal 2013 collabora attivamente con Farm Cultural Park di Favara (Ag). Nello stesso anno ha creato il format video e radiofonico “Edicola dell’Innovazione” per raccontare le storie di successo create nel Sud Italia grazie all’innovazione sociale ed imprenditoriale le quali hanno altresì ispirato i suoi libri: “Il Sud Vola” – 2015 Medinova editore ed “Il Petrolio? Meglio sotto terra” – 2016 StreetLib editore. Nel 2015 è stato speaker al Tedx della della Scuola Superiore di alta formazione dell’Università di CataniaDal 2017 è fondatore e direttore editoriale della testata giornalistica “Edicola Innovazione”.