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Generazione Neet: giovani senza futuro

beppegrillo.it - Giugno 9, 2018

Il 28 Maggio scorso è stato presentato a Napoli lo studio #SalviamoilFuturo, nato da un’idea dell’armatore Vincenzo Onorato (già impegnato nella battaglia in difesa dei marittimi italiani) per sensibilizzare e trovare soluzioni efficaci alla piaga imperante della disoccupazione giovanile.

Il mercato del lavoro italiano è quello che dà meno speranze poiché l’offerta di posti vacanti è minima rispetto ai paesi europei.

I dati sono drammatici: i giovani senza lavoro sono il 31,7% (nella fascia 15-24 anni) e il 16% (in quella dai 25 ai 34 anni). Una disoccupazione giovanile doppia rispetto alle media UE in ben 5 regioni del Sud: 23,2% Calabria – 22,1% Sicilia – 20,4%  Campania – 19,4% Puglia – 17,3% Sardegna.

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I dati scaturiti dal report, redatto da un team di giovani ricercatori, disegna un quadro davvero drammatico sul futuro delle nuove generazioni, in particolare della generazione NEET “Not in Education, Employment or Training“ ovvero quei giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono iscritti né a scuola né all’università, che non lavorano e non seguono corsi di formazione professionale. 2 milioni in totale, il 21,2% del totale della popolazione nazionale. L’Italia è in testa alla classica dei Neet europei. I dati della Campania presenti nel dossier sono sconcertanti: su 920.000 disoccupati ben 510.000 sono Neet.

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Sono altresì 150.000 italiani che ogni anno emigrano all’estero alla ricerca di un futuro migliore e  12,7 miliardi sono i soldi che lo stato Italiano spende per la formazione sino alla laurea dei propri giovani, che però, una volta laureati, emigrano in un altro stato alla ricerca di un lavoro. Per formare un giovane italiano sino alla Laurea sono necessari 173.000 euro, soldi che il nostro paese perde e regala di diritto ai paesi europei, primo fra tutti il Regno Unito. Non sono poi solo le fasce sociali più basse quelle che emigrano: la fuga verso l’estero (158.000 nuovi italiani iscritti nelle liste di residenti esteri nel solo 2017) tocca anche le possibili classi dirigenti: secondo gli ultimi dati certi (2016) 58.000 sono i giovani cervelli che se ne vanno ogni anno.

Altra piaga drammatica affrontata nello studio è quella della criminalità giovanile, accentuata ancora di più dalla disoccupazione. “Non è un mistero, infatti, che la criminalità organizzata continui a sopravvivere – soprattutto in alcune regioni – proprio “grazie” alla povertà diffusa e alla necessità di sbarcare il lunario in qualche modo. Così, pur di soddisfare le loro più elementari necessità, i ragazzi in difficoltà diventano, loro malgrado, sensibili ai richiami della delinquenza”. Queste le parole di Vincenzo Onorato, da sempre impegnato sul territorio campano a sostenere da una parte i marittimi disoccupati, e dall’altra le giovani generazioni, che toglie dalla strada e che coinvolge nella sua scuola di vela, Mascalzone Latino, nata con l’intento di far capire ai giovani che può esserci un lavoro appassionante in mare. Sono infatti oltre 10.000 i ragazzi che, in dieci anni, si sono alternati nella sua scuola di vela a Napoli.

Questi i dati allarmanti presenti sul report: il 61% dei giovani disoccupati è pronto a lavorare per le imprese criminali, l’8% è disposto a commettere illeciti pur di lavorare e il 63% pensa che mafia,   camorra e n’drangheta creino posti di   lavoro e attività economica. Vere e proprie braccia pronte per la malavita organizzata.

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La disoccupazione giovanile è una conseguenza di un sistema cieco e corrotto, che non pensa alle generazioni future.  E’ da lì che dobbiamo ripartire, attraverso scelte mirate e coraggiose, per il futuro dei nostri figli e nipoti.

Salviamo il futuro.

 

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