di Michele Diomà – Dedico questo mio film alla memoria del Premio Nobel Dario Fo, un gigante che ha accettato di partecipare al film indipendente di un giovane regista, confermando con i fatti di credere profondamente in quella frase illuminante di Papa Francesco, quando ci ricordava che: “per essere grandi bisogna prima di tutto saper essere piccoli”.
“Sweet Democracy”: l’ultimo film con Dario Fo
Quando nel 2015 proposi a Dario Fo di partecipare al mio film dedicato al tema della libertà di stampa, precisai fin da subito che avremmo utilizzato “Sweet Democracy”, anche come termometro per valutare il grado di censura che c’è nel sistema cinematografico del nostro paese.
In un sistema di produzione fatto di clientelismo e assegnazioni di finanziamenti pubblici, l’industria cinematografica di qualità ha lasciato il passo a produzioni al servizio dei partiti pronti a riscuotere al momento opportuno.
Ma si sa, il cinema è cultura, ed è per questo motivo che negli ultimi anni abbiamo assistito a feroci attacchi verso chi vuole cambiare il sistema da parte del settore cinematografico.
Pensiamoci bene, è come se Michael Moore avesse dovuto chiedere il permesso al Presidente G.W. Bush per fare un film?!
La libertà di pensiero, di opinione e artistica sono diritti inalienabili e – per quanto evidenti – non si sono mai rispettati; un cinema asservito alla politica, non sarà mai un cinema libero e di alto profilo.
La nostra cultura è il cuore pulsante del made in Italy, per questo il mio auspicio è che venga attuata quanto prima una rivoluzione del sistema di produzione statale.
A due anni dalla realizzazione del film ho potuto constatare che l’intera struttura statale italiana dell’audiovisivo è esclusivamente espressione della politica, questo naturalmente limita qualsiasi forma di pluralismo.
Una condizione che ha tramutato la grande cinematografia italiana costringendola a lasciarsi alle spalle un glorioso passato.
Attraverso una gestione parsimoniosa dei fondi e soprattutto un ampliamento dell’offerta culturale, si darebbe maggiore possibilità agli artisti emergenti di esprimersi.
Inoltre bisognerebbe porre un limite di mandato per gli organizzatori delle edizioni dei Festival cinematografici finanziati con denaro pubblico, onde evitare che le manifestazioni diventino espressione di interessi privati anziché mera espressione di pluralismo estetico ed ideologico.
Per questo ho deciso di donare il mio ultimo lavoro, in cui per primo ha creduto Dario, al Blog di Beppe Grillo, affinché tutti possano vedere che in Italia è ancora possibile realizzare un progetto senza necessariamente dire “grazie” a nessuno.
Nell’auspicare che il film sia di vostro gradimento, auguro a tutti una buona visione!
Il regista Michele Diomà