di J. Lo Zippe – Dall’alba dei tempi ad oggi hanno camminato sulla terra 110 miliardi di esseri umani. Ognuno è stato un evento unico ed irripetibile della storia umana. Ognuno è nato, ha gioito, ha pianto e riso, è stato preda di sensazioni, emozioni, ma soprattutto ognuno di noi ha desiderato.
Si, i desideri ci dominano con la stessa facilità con cui governano il mondo interno dall’alba dei tempi. Ma allora viene spontaneo domandarsi cosa sia il desiderio.
L’uomo ha sempre desiderato ardentemente, sono sicuramente cambiati gli oggetti della nostra attenzione ma le spinte che ci muovono forse sono sempre le stesse. Nel corso della vita i nostri desideri sono cambiati con il passar del tempo, così che un desiderio ha preso il posto di un altro.
Ma perché? Alcuni sono stati soddisfatti e così abbiamo proceduto a formarne di nuovi. Altri sono apparsi impossibili da soddisfare e li abbiamo così abbandonati, altre volte abbiamo provato quello che si chiama “conflitto tra desideri”. Ad esempio quando un tossicodipendente sente fortemente il desiderio di droghe, ma queste gli impediscono di soddisfare altri desideri, come risparmiare abbastanza soldi per una casa, o essere un buon padre.
Qual’è la causa dei nostri desideri? Tutti noi cerchiamo fama e fortuna universale. Se ci sfugge, ripieghiamo in quella “locale”, se anche questa ci risulta impossibile, cerchiamo la fama nella nostra cerchia sociale. Allo stesso modo se non riusciamo a raggiungere la ricchezza, cerchiamo un benessere relativo, ci confrontiamo con i nostri amici e colleghi.
I nostri desideri sociali e quelli materiali sono molto collegati tra loro. Se fossimo indifferenti al confronto sociale e allo status sociale, difficilmente passeremo ore a fare lavori che non ci piacciono.
Ma perché ci sentiamo costretti a competere per lo status sociale?
L’uomo è un animale gregario per natura e tutti noi cerchiamo intimamente l’ammirazione, non di pochi, ma delle intere masse. Questo è un fatto evolutivo. Come ci insegna la psicologia evolutiva i nostri antenati che davano valore allo status sociale avevano più probabilità di attrarre più partner.
Ma cerchiamo di capire come funzionano i nostri desideri. Esistono due tipi di desiderio: i desideri strumentali, cioè che proviamo per esaudirne un altro, e desideri terminali, cioè quelle cose che vogliamo in quanto tali.
Ma qual è la fonte dei nostri desideri? Ovviamente tutto parte dalla nostra mente e questa, come affermano gli psicologi evolutivi Leda Cosmides e John Tooby, è stata progettata dall’adattamento evolutivo. Come un coltello svizzero ha diverse funzioni che entrano in azione al momento giusto. Ma tutti noi passiamo le nostre giornate cercando di ottenere i nostri oggetti del desiderio. Siamo convinti che solo se avessimo ciò che bramiamo, saremmo felici per sempre.
Ma qui arriva il bello. Se riusciamo ad avere ciò che volevamo, scopriamo che ci porta ad una felicità momentanea. Scopriamo che siamo insaziabili. Dopo un po’ vogliamo qualcos’altro.
Per prima cosa, secondo la teoria del miswanting sviluppata dagli psicologi Daniel Gilbert e Timothy Wilson, abbiamo la tendenza a “voler male”, ossia a volere cose che non ci piaceranno una volta ottenute. Le nostre previsioni su cosa ci piacerà avere tendono spesso ad essere errate. Non solo per ciò che desideriamo, che di solito cambia di poco il nostro livello di felicità, ma perché sbagliamo anche sulla durata di questa soddisfazione.
Secondo punto è “l’adattamento”. Vuol dire che tendiamo ad abituarci a ciò che abbiamo e ad apprezzarlo sempre meno con il passar del tempo.
Se mettiamo insieme questi due aspetti ci ritroviamo con un essere umano insaziabile e quasi senza che ne sappia il motivo.
Il terzo punto è molto semplice, ma forse il più importante, quello del tema del neuro scienziato Zajonc, quando dice che molte delle nostre decisioi razionali sono il semplice riflesso di banali preferenze.
Queste preferenze sono inconsce, è importante dunque capire che spesso agiamo per preferenze e ci ritroviamo così a fare cose che forse non volevamo effettivamente fare. É proprio qui che entra in gioco la curiosa mossa della nostra mente che revisiona le nostre convinzioni su ciò che vogliamo e ci fa credere, a posteriori, che quel che vogliamo è ciò che stiamo facendo.