
di Marco Bella
Aprile 2025. Segnatevi questa data. A livello globale, l’energia elettrica ottenuta da fotovoltaico ha superato quella da nucleare. 235 TWh contro 213 TWh. L’energia elettrica prodotta da nucleare ogni mese varia nella forbice 200-250 TWh e ristagna da molti anni, perché i nuovi reattori che si costruiscono, essenzialmente di fabbricazione cinese e russa, riescono appena a bilanciare quelli dismessi per raggiunti limiti di età.
La produzione mondiale da fotovoltaico ha delle variazioni e sta per raggiungere il picco in questo periodo nell’emisfero nord dove è presente la maggior parte delle terre emerse e dei pannelli fotovoltaici. Si pensi però che ad aprile 2019 era solo di circa 50 TWh. In appena sei anni ha raggiunto e superato quella da nucleare. Attenzione! Non stiamo parlando semplicemente di potenza installata (GW) ma proprio di energia prodotta (TWh), alla quale va aggiunta quella proveniente dalle altre fonti rinnovabili come eolico e idroelettrico.
Per capire l’importanza di questo risultato, consideriamo che la nazione leader nella produzione di energia sia da nucleare ma soprattutto da rinnovabili è la Cina. Tuttavia, nel giro degli ultimi quattro anni (2021-2024) la produzione da nucleare è aumentata di 43 TWh, con un aumento del 10% (da 408 a 451 TWh). Quella da fotovoltaico è invece cresciuta di 612 TWh, (da 327 a 839 TWh) con un incremento del 187% e contribuendo in modo decisivo a portare il mix di energia rinnovabile della Cina al 32.33% del totale. In quattro anni, per ogni elettrone in più immesso in rete tramite nucleare ne sono arrivati circa quattordici da fotovoltaico e otto da eolico (per eolico: +342 TWh, da 655 a 997 TWh). La maggioranza di questi impianti quattro anni fa non esisteva nemmeno.
Quello che sta accadendo in Cina anticipa semplicemente quello che accadrà nel resto del mondo. Inoltre, non si dica che in Cina i nuovi impianti nucleari sono bloccati per colpa dei comitati ambientalisti o da presunte paure irrazionali: semplicemente, si tratta di una tecnologia sempre più superata visto che oramai hanno preso piede eolico e fotovoltaico.
Quando si vuole costruire un nuovo reattore passano cinque anni dal momento della decisione politica alla posa della prima pietra. Quindi, se si vuole competere nella sfida della decarbonizzazione, è fin troppo evidente qual è la strada più sensata: i 43 TWh in più prodotti da nucleare in Cina su un consumo di energia elettrica (su 10.000 TWh totali) sono un contributo modesto se paragonati ai 954 da eolico e fotovoltaico.
Questo risultato incredibile è stato possibile soprattutto grazie al crollo dei prezzi dei moduli fotovoltaici. Oramai in alcune regioni della Germania e Paesi Bassi, i pannelli si installano in posizioni non ideali come quella verticale, al fine di usarli come recinzioni, visto che persino in posizione verticale diventano più convenienti di altri materiali.
Arriverà quindi un’invasione di pannelli che “consumeranno suolo” come paventa qualcuno? Innanzi tutto, i pannelli solari il suolo non lo consumano, semmai lo occupano in modo temporaneo. Chi lo consuma impermeabilizzandolo in modo permanente sono invece strade e palazzi. In ogni caso, consideriamo che il fotovoltaico produce il 12% dell’energia elettrica italiana e quello a terra in Italia utilizza solo 164 km2, che sono appena lo 0.05% del territorio italiano.
Oltre alle opposizioni ideologiche alle rinnovabili, bisogna anche registrare quelle di amministratori locali che invece puntano su carbone, inceneritori e adesso aprono persino a un presunto “nucleare pulito”.
Passiamo quindi subito solo alle rinnovabili? Non è ovviamente tutto così semplice, perché la transizione ecologica è un processo graduale. Ci sono delle sfide aperte da affrontare per sviluppare un mondo 100% rinnovabile. Innanzi tutto, 235 TWh in un mese sono tantissimi, ma sono ancora solo il 10% del consumo mondiale (l’Italia da sola ne consuma 300 TWh ogni anno), consumi elettrici che inevitabilmente aumenteranno. L’altra sfida è quella delle reti di connessione e degli accumuli, giornalieri e stagionali. Una rete è un sistema davvero complesso, dove una piccola oscillazione in qualche suo punto può generare degli effetti a cascata.
Le soluzioni però risiedono nell’accogliere le nuove tecnologie e prendere atto di un mondo che cambia rapidamente, piuttosto che riproporre soluzioni vecchie come il nucleare. Ad esempio, in Italia la produzione da idroelettrico rappresenta una fonte continua ed è attualmente del 15% del totale. Le energie rinnovabili intermittenti possono essere utilizzate di giorno per pompare l’acqua indietro nei bacini, così da bilanciare in parte l’intermittenza di eolico e fotovoltaico. Insomma, un uso diverso di quello che già abbiamo può risolvere già molti problemi.
Come spiegato più volte, una volta presa un’eventuale decisione di un ritorno al nucleare in Italia passerebbero venti anni prima di accendere la prima lampadina, cinque antecedenti solo alla posa della prima pietra per il processo autorizzativo/individuazione dei siti e realisticamente decenni prima di arrivare a una produzione di qualche punto percentuale sul totale; la Cina ci ha messo circa quaranta anni per arrivare a meno del cinque per cento.
Le rinnovabili, e in particolare il fotovoltaico stanno rivoluzionano il mondo nel giro di pochi anni e possono presto produrre l’energia di cui abbiamo bisogno. Sarebbe un peccato riproporre soluzioni vecchie e superate solo perché non si è capaci di immaginare il nuovo.
L’AUTORE
Marco Bella – Già deputato, ricercatore in Chimica Organica. Dal 2005 svolge le due ricerche presso Sapienza Università di Roma, dal 2015 come Professore Associato.