Non si tratta di perdere la guerra, si tratta di non perdere la pace.
di Dario Tamburrano – Quando lessi per la prima volta il Green Deal dell’Unione Europea di Ursula von der Leyen, rimasi sorpreso dai suoi obiettivi ambiziosi come la transizione ecologica, l’uso efficiente delle risorse, l’energia pulita e la neutralità climatica al 2050.
Non che quel primo testo sul Green Deal fosse perfetto.
Permaneva comunque l’idea di una crescita economica perpetua con l’affidamento quasi religioso alle politiche di decoupling (ossia la capacità di dividere la crescita economica dall’impatto ambientale).
Ma anche se c’era un evidente passo in avanti, qualcosa non mi convinceva.
Il Green Deal era sorprendente e largamente positivo, ma il punto è che ero scettico sulla reale conversione dell’UE a queste politiche.
Vedevo tra le righe una strategia per ridurre la dipendenza energetica e promuovere una cooperazione industriale con la Cina, essenziale per ottenere le tecnologie necessarie per un sistema energetico decarbonizzato.
Ma poi ci fu la Guerra in Ucraina e tutto cambiò.
Il Green Deal europeo ha subito una deviazione significativa a seguito del conflitto alle porte dell’Europa, perdendo ambizione e forza. Dopo lo scoppio della guerra, temi come il nucleare e l’aerospazio, legati alla difesa e al riarmo, hanno preso piede nelle proposte legislative, indebolendo o modificando le politiche ambientali più ambiziose.
La decarbonizzazione è stata sostituita da un focus su autonomia energetica e neutralità tecnologica, la resilienza climatica si è trasformata in resilienza militare, e la ripresa economica in un aumento della produzione e dell’acquisto di armamenti.
Inoltre, il rispetto degli obiettivi climatici è stato compromesso dall’enfasi su costose soluzioni di sequestro e stoccaggio del carbonio. Infine, la dipendenza europea dal gas russo è stata sostituita da quella per il gas naturale liquefatto (GNL) statunitense, più costoso e con impatti climatici significativi a causa del fracking e delle alte emissioni di metano.
Inoltre, l’avversione al Green Deal è alimentata dalle fake news e dalla disinformazione a vari livelli, inclusi media tradizionali, blog, social media e sistemi di messaggistica.
Molte persone e attori economici hanno adottato un atteggiamento irrazionale di rifiuto verso la sostenibilità.
La sottocultura trumpiana, con la sua avversione al metodo scientifico, ha contribuito alla crescita del negazionismo climatico e ai movimenti antiecologisti, sostenuti da fake news che favoriscono il vecchio modello industriale e il consenso elettorale di certe aree politiche.
Queste aree politiche incolpano gli ambientalisti e il Green Deal per la crisi economica, nonostante la transizione ecologica non sia ancora cominciata e nonostante le previsioni di crisi e declino esposte nel Rapporto sui limiti dello sviluppo del 1972, un testo fondativo dell’ecologismo scientifico, ignorato da generazioni di politici e di partiti che tentano oggi di sottrarsi alle loro gravissime responsabilità storiche.
CONCLUSIONI
Il Green Deal europeo, un tempo promettente, ora appare gravemente compromesso. Le recenti politiche e finanziamenti energetici e industriali, pur con nomi suggestivi, nascondono disposizioni contraddittorie che favoriscono l’industria energetica, finanziaria e bellica.
La decarbonizzazione è stata messa da parte per favorire un riassetto economico e geopolitico UE che si maschera da difensivo ma si rivela ostile.
Le politiche decennali dell’UE hanno creato una pericolosa dipendenza da importazioni, esponendo la fragilità europea causata da una globalizzazione mal gestita che ha spinto alla delocalizzazione industriale.
In risposta, la Commissione europea ha iniziato a parlare di sovranità e autonomia strategica, termini un tempo evitati.
Tuttavia, questo cambio di rotta include una retorica bellica che contrasta con l’urgente bisogno di una politica di pace e sostenibilità.
Invece di investire in sostenibilità, l’UE si orienta verso il riarmo e la costruzione di nuove centrali nucleari, allontanandosi dagli ideali del Green Deal e aggravando il rischio di conflitti, potenzialmente nucleari, che distruggerebbero risorse umane e ambientali.
L’AUTORE
Dario Tamburrano – Dario Tamburrano, già deputato europeo promotore nelle norme sull’autoconsumo e comunità energetiche nella scorsa legislatura, candidato M5S alle europee 2024 circoscrizione Italia centrale.