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Il fumo non è mai sparito

beppegrillo.it - Giugno 25, 2025

Per anni si è pensato che il fumo tradizionale fosse un lontano ricordo. Le immagini choc sui pacchetti, i divieti nei locali e le campagne informative sembravano aver messo fine a un’epoca, e invece stiamo peggio di prima, soprattutto se pensiamo ai giovani. La nicotina è ricomparsa sotto nuove forme, più attraenti, un nuovo business di sigarette elettroniche, dispositivi a tabacco riscaldato, bustine aromatizzate del valore mondiale che oscilla tra i 24 e 38 miliardi di dollari. Tutto più accessibile, più accattivante, più diffuso tra i giovani.

Oggi più giovani usano sigarette elettroniche rispetto a quanti, in passato, fumassero sigarette tradizionali alla loro età. In molti Paesi, lo svapo è diventato la principale via d’ingresso alla nicotina per gli adolescenti, superando il tabacco combusto. I dati italiani e internazionali mostrano che, sebbene la percentuale di giovani fumatori di sigarette tradizionali sia in calo rispetto agli anni ’90, il numero di under 18 che consuma nicotina sotto forma di e-cig è in netto aumento. Un fenomeno favorito dalla varietà di gusti, dal design dei dispositivi e da una percezione di minore pericolosità, spesso veicolata in modo ingannevole.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la diffusione incontrollata delle sigarette elettroniche e dei nuovi prodotti a base di nicotina rischia di compromettere i progressi compiuti negli ultimi vent’anni nella lotta al tabagismo. Durante la Conferenza mondiale sul controllo del tabacco a Dublino che si tiene in questi giorni, l’OMS ha lanciato un avvertimento: “le strategie tradizionali, come l’aumento delle tasse sui prodotti del tabacco, le campagne informative, le avvertenze grafiche e le restrizioni pubblicitarie, stanno rallentando, mentre l’industria del tabacco si reinventa attraverso una nuova ondata di dispositivi, dalle e-cig usa e getta alle bustine di nicotina, proposti con modalità di marketing aggressive, in particolare verso i giovani”.

Nel 2007 solo otto paesi regolavano le sigarette elettroniche; oggi sono 133, ma ben 62 ancora non hanno alcuna forma di regolamentazione. La copertura normativa è diseguale, quasi il 90% dei paesi ad alto reddito ha introdotto divieti o controlli, ma solo un terzo dei paesi a basso reddito ha fatto altrettanto. L’OMS denuncia che molti nuovi prodotti vengono introdotti sul mercato più rapidamente di quanto le autorità siano in grado di normarli, lasciando ampie zone grigie che favoriscono la penetrazione tra gli adolescenti. Secondo le stime disponibili, il 6% dei ragazzi tra i 13 e i 15 anni a livello globale fa uso di sigarette elettroniche. Nel Regno Unito proprio ieri è stato appena approvato un divieto sulle e-cig usa e getta, sia per motivi ambientali sia per fermare l’epidemia tra i più giovani.

In Italia il quadro non è meno preoccupante. I dati della sorveglianza nazionale indicano che circa il 24% degli adulti tra i 18 e i 69 anni fuma regolarmente, mentre tra i giovani il 30% ha fatto uso di almeno un prodotto contenente nicotina negli ultimi 30 giorni. Tra gli adolescenti, lo “svapo” ha superato le sigarette tradizionali. Il 50% degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha provato una sigaretta elettronica, e il 40% l’ha usata almeno una volta nell’ultimo anno. Negli adulti, la percentuale di utilizzatori regolari di e-cig resta più contenuta ma in forte crescita tra i 18 e i 24 anni, dove sfiora l’8%. I centri antifumo attivi nel Paese sono circa 380 ma la copertura è disomogenea, e solo alcune Regioni rimborsano le terapie farmacologiche per la cessazione. Le campagne mediatiche sono sporadiche e sottodimensionate rispetto all’enorme pressione pubblicitaria esercitata sui social, anche in modo occulto.

A livello fiscale, l’Italia è ancora lontana dalla soglia raccomandata dall’OMS, che prevede che almeno il 75% del prezzo al dettaglio delle sigarette sia composto da accise. Con le ultime riforme, la componente fiscale complessiva sulle sigarette in Italia si attesta attorno al 65%, di cui l’accisa è solo il 41%. Un pacchetto costa in media 6,50 euro, ma le alternative elettroniche risultano molto più accessibili, soprattutto per i più giovani: il costo annuo per un utilizzatore abituale di e-cig è stimato in circa 800 euro, contro i 2.000 delle sigarette tradizionali. La differenza di costo, unita alla varietà di aromi e al design accattivante, spinge molti adolescenti a iniziare con questi prodotti. Il 46% dei minori che svapano dichiara di aver cominciato prima dei 14 anni.

Nonostante i progressi normativi, con l’introduzione dei pittogrammi grafici sui pacchetti dal 2016 e il divieto di pubblicità in TV, giornali e radio, resta molto da fare per contrastare l’appeal dei nuovi dispositivi. Le bustine di nicotina, vietate in alcuni paesi europei, sono legali in Italia ma sottoposte a limiti di età e registrazione. Le sigarette elettroniche usa e getta sono ancora vendute, anche online, benché il decreto legislativo del 2024 abbia introdotto restrizioni più severe per la vendita via internet e la pubblicità nei pressi delle scuole. In alcune Regioni si discute l’estensione del divieto di fumo anche alle aree esterne di bar e ristoranti, alle fermate dei mezzi pubblici e alle spiagge. Ma manca una regia nazionale.

La battaglia contro il tabacco è tutt’altro che vinta. In Italia muoiono ancora circa 93.000 persone l’anno per patologie fumo-correlate, e i costi diretti e indiretti per il sistema sanitario superano i 26 miliardi di euro. L’OMS, nel suo rapporto più recente, sottolinea che i paesi che hanno adottato integralmente le sei misure chiave del piano MPOWER (monitoraggio, protezione dall’esposizione al fumo, offerta di aiuto per smettere, warning, divieto di pubblicità e aumento delle tasse) hanno ottenuto i migliori risultati in termini di salute pubblica. In Italia ne sono state adottate solo alcune, con intensità variabile.

Per evitare che i nuovi prodotti trascinino una nuova generazione nella dipendenza da nicotina, serve una strategia che aumenti le accise, che renda i trattamenti di disassuefazione accessibili a tutti, vietando gli aromi e dispositivi usa e getta, inserendo anche avvertenze grafiche su e-cig e bustine. L’industria si è adattata velocemente. Come sempre, le istituzioni no.

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