di Valentina Petricciuolo – Un economista statunitense, certamente molto avanti nel modo di pensare e di affrontare il problema della diseguaglianza sociale, ha proposto una misura che potrebbe esserne la soluzione, e garantire a tutti i cittadini americani, alla nascita, una “eredità”.
Il 25 settembre scorso Darrick Hamilton, professore di economia e di studi urbanistici della New School, ha partecipato a We the Future, una conferenza TED organizzata a New York in collaborazione con la Fondazione Skoll e la United Nations Foundation, durante la quale 13 “visionari” si sono avvicendati sul palco del TED World Theater ed hanno proposto soluzioni e strategie innovative ad alcune delle sfide più difficili che l’umanità dovrà fronteggiare in futuro.
Hamilton, uno dei tredici visionari, ha proposto l’introduzione negli USA di un baby trust, un fondo su cui depositare un capitale a nome di ciascun bambino nato su territorio statunitense.
Il piano prevede di assegnare una somma vincolata che andrebbe da un minimo di 500 dollari per i più ricchi, ad un massimo di 60mila dollari per i più poveri. 25mila dollari in media. Una “pensione al contrario”, assegnata alla nascita: “un diritto economico al capitale per tutti”.
La diseguaglianza è un problema che sta assumendo proporzioni enormi e non c’è ancora una soluzione che possa risolverlo. L’idea di dare a tutti i neonati un “capitale di base” (baby trust) in un paese dove le ricchezze restano ben ancorate nelle famiglie è, a dir poco, radicale. Se un bambino è così fortunato da essere “nato con la camicia”, allora è certo che può aspettarsi di vivere una vita serena. E il contrario vale per il bambino nato in una famiglia povera.
Secondo Hamilton, avere accesso ad un capitale di base è qualcosa di più di un semplice vantaggio finanziario. “E’ arrivato il momento di superare l’idea secondo cui la diseguaglianza è causata dall’incapacità dell’individuo di farsi avanti nella scala sociale. Ignorando o sottostimando il vantaggio che ha chi nasce ricco”.
L’assunto che i meno fortunati in qualche modo “se lo meritano” è una ulteriore barriera da superare per chi nasce in situazioni di disagio e di povertà. “L’ineguaglianza è il problema strutturale più importante de affrontare, non è una semplice questione di economia comportamentale.”
Come dovrebbe funzionare il capitale di base?
Il conto intestato a ciascun bambino verrebbe gestito dallo stato, con un interesse garantito pari al 2% annuo. E, una volta raggiunta la maggiore età, potrebbe essere prelevato ed utilizzato per intraprendere una attività, andare all’università, comprare una casa.
I dettagli di questa proposta non ci sono ancora ed è ovvio che saranno in molti – specialmente i “più fortunati” – a considerarla ridicola e inattuabile al costo di 100 milioni di dollari all’anno.
Cifra che, rivela l’economista, rappresenta solo il 2% del budget federale ed è una frazione minima dei 500 miliardi che lo stato spende in sussidi e crediti fiscali a favore dei più ricchi.
Ma quale è la differenza tra capitale di base e reddito di base? Entrambe le proposte sono dirette a far diminuire le ineguaglianze, ma il reddito di base avrebbe un costo certamente molto più alto rispetto ai baby trust e, per questo, più difficile da far accettare a livello politico e alla opinione pubblica.
Il reddito di base richiede un flusso costante di denaro – sufficiente a coprire i bisogni umani fondamentali – che andrebbe distribuito a ogni persona, ogni anno. Con i baby trust, la somma verrebbe erogata solo una volta nell’arco della vita di ciascun cittadino.
Un’altra differenza importante è che il capitale di base non disincentiverebbe i giovani ad entrare nel mondo del lavoro, come molti sostengono riguardo al reddito di base universale. E, anzi, li spronerebbe a decidere, negli anni che precedono la maggiore età, cosa fare di quella somma “ereditata”.
Dal 1980 l’ineguaglianza è cresciuta a livello globale e, secondo Hamilton, continuerà a farlo perché la ricchezza genera ricchezza. I politici e l’opinione pubblica credono che l’educazione, la perseveranza, una economia in pieno boom possano bastare a far crescere le persone nella scala sociale. Dando la colpa ai poveri per non essere in grado, o non volere, utilizzare queste leve per uscire dalla loro condizione.
Anche in Italia abbiamo fortissime diseguaglianze, tra vecchi e giovani, tra nord e sud del paese e la soluzione prospettata da Hamilton, opportunamente adattata, potrebbe rappresentare un sostegno, un’anticipazione al reddito di base da adottare nel lungo termine.
L’AUTORE
Valentina Petricciuolo – Laurea in Economia, specializzazione in commercio internazionale e promozione delle imprese italiane all’estero. Responsabile dello sviluppo e supporto delle aziende australiane in Italia presso il Consolato Generale di Milano. Trade Relations Officer per UK Trade and Investment presso l’Ambasciata Britannica a Roma. Crowdfunder e micro Business Angel attiva sulle piattaforme europee e statunitensi. Attualmente funzionario dell’Istituto per il Commercio Estero (Agenzia ICE) di Roma e responsabile, dal 2005 al 2010, del Desk Attrazione Investimenti esteri della sede di New York. Master in trasferimento tecnologico e open innovation del Politecnico di Milano (2014) e membro dal 2014 al 2017 del panel europeo dei valutatori di progetti Proof of Concept per la valorizzazione della ricerca scientifica dello European Research Council. Autrice del blog La Curiosità è la Bussola su innovazione, imprenditorialità, valorizzazione della ricerca scientifica, crowdfunding, nuove dinamiche del lavoro, reddito di base universale, crescita personale e libertà finanziaria, blockchain e criptovalute. http://valentinapetricciuolo.it