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Ecco come l’economia della condivisione ci salverà

beppegrillo.it - Giugno 3, 2018

Trattata come un fenomeno di passaggio o moda del momento, la sharing economy o economia della condivisione, si è guadagnata un ruolo importante nel panorama mondiale, ma ancora non è stata compresa appieno.

Non parliamo solo di applicazioni per il cellulare o di qualche piattaforma, ma di qualcos’altro.

Siamo di fronte ad un cambio culturale enorme, che sta trasformando gli scambi economici che conosciamo. Siamo abituati a flussi lineari, “produrre, vendere, guadagnare”, ma non è più così.

In un mondo in cui le risorse sono limitate e quelle esistenti non vengono utilizzate nella loro interezza, l’accesso ai normali strumenti sta diventando appannaggio delle sole élite. In questo scenario la condivisione rappresenta il rovesciamento di un paradigma che ha prevalso per secoli e che ha permesso la nascita della società che conosciamo.

La proprietà come unica soluzione sta lasciando il passo a nuove tipologie di utilizzo. Il possedere qualcosa non prevale più nelle logiche delle persone. Ciò che sta emergendo è un mondo in cui l’importante è il servizio.

Ecco il punto.

La sharing economy non è stata ben capita ancora, ma sarà la chiave per passare dal concetto di produrre e vendere, al concetto di produrre e distribuire.

Solo ora vediamo la nascita di tutta una serie di soluzioni che fino a pochi anni fa erano impensabili, ma non solo sul piano tecnologico, ma soprattutto su quello culturale.

Pensiamo alla Shared Mobility. Ossia alla condivisione del mezzo di trasporto o del viaggio.

Sta cambiando il modo di concepire la mobilità. Questa è sicuramente facilitata dall’utilizzo delle tecnologie disponibili che sono sempre più di semplice utilizzo, con costi contenuti e facilmente reperibili, ma non significa che debba aver solo bisogno di queste per essere realizzata.

Anzi le tecnologie possono facilitarla, ma in realtà è l’idea di business, l’idea dell’impresa, l’idea della condivisione che c’è dietro ad aver veramente importanza. Il fulcro di tutto è la volontà di un gruppo di persone che vogliono condividere qualcosa. In questo caso un veicolo.

Ma se ci pensate, tutto potrebbe essere indiscutibilmente realizzato senza bisogno di adottare tecnologie avanzate o sofisticate.

Perché possiedo una macchina? Perché voglio “avere mio” quel bene o per il servizio che mi dà?

Certo se si fa su una scala un po’ più grande, se si coinvolgono persone sconosciute, se si devono intercettare anche pagamenti, gestire condizioni di emergenza, condizioni di eccezionalità dell’esercizio, la tecnologia può sicuramente aiutare molto.


Però non penso che c’era bisogno di Airbnb per affittare un appartamento ai turisti. Abbiamo una lunga tradizione estiva di famiglie che hanno messo a disposizione le loro proprietà per il periodo estivo, proprio approfittando del turismo balneare stagionale.

Certo la tecnologia facilita e soprattutto rende accessibile a tutti certi servizi. Nel caso della Shared Mobility ci sono diverse soluzioni di car-sharing o ride-sharing che possono aumentare la facilità di utilizzo del servizio, per esempio il fatto di poter prenotare un veicolo o un viaggio attraverso una App o ancora la possibilità di avere il servizio distribuito su tutta la città, in qualunque luogo ci sia un parcheggio, senza dover fare delle stazioni fisse con presidio di persone.

Quindi la tecnologia è un elemento importante, ma al di là di tutto è necessario un cambiamento culturale sostanziale.

Ci sono tanti spazi per sviluppare e lanciare nuove idee di sharing. Presto ci troveremo davanti a nuove opportunità. Ci saranno servizi dedicati e specifici. Una vettura con una trazione integrale, se stiamo parlando delle montagne delle Alpi nell’inverno, piuttosto che una vettura aperta decappottabile, divertente, se stiamo parlando di località turistiche in estate.

Ma andremo ancora oltre.

Molto presto sarà normale avere la vettura di condominio da condividere, magari per gli anziani che devono spostarsi di rado, ma che altrimenti non saprebbero come fare. Pensiamo ai servizi, solo intorno a questa necessità già esistente, che potrebbero nascere.

Dal fare la spesa, al spostarsi, alla condivisione delle nostre capacità, sta per avvenire un passaggio meraviglioso. Un’economia che spero metterà finalmente al centro la persona, che farà comunque guadagnare, creando posti di lavoro, ma in modo diverso. Si perché saremo tutti datori, lavoratori o altro. Tutti potremo guadagnare o pagare per accedere al servizio e non più alla cosa che dà il servizio.

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