Qualche giorno fa avevamo scritto di come la Unilever, al terzo posto come una delle aziende che più inquina con la plastica, fosse uno degli sponsor principali della COP26 di Glasgow. Ora, la Ong Global Witness ha rilevato che più di 500 persone dell’industria mondiale del petrolio e del gas sono presenti al vertice sul clima.
Global Witness ha controllato gli elenchi dei partecipanti e individuato ben 503 persone accreditate con legami al settore, da tempo sotto accusa per il surriscaldamento globale.
Il numero del Brasile supera quello della comunità indigena. Ovvero, ci sono più rappresentanti del fossile che dei “custodi della nostra terra”.
“L’industria dei combustibili fossili ha passato decenni a negare e ritardare un’azione reale sulla crisi climatica, motivo per cui questo è un problema così enorme”, ha detto Murray Worthy di Global Witness. “La loro influenza è uno dei motivi principali per cui 25 anni di colloqui sul clima delle Nazioni Unite non hanno portato a tagli reali delle emissioni globali”.
E’ emerso anche che più di 100 aziende operanti nel settore dei combustibili fossili sono rappresentate alla Cop26 e che molti delegati farebbero attivamente pressioni per difendere gli interessi di questa industria. Uno dei gruppi più numerosi è l’International Emissions Trading Association (Ieta) con 103 delegati, tra cui tre rappresentanti del colosso petrolifero britannico Bp.