di J.Lo Zippe
Amazon licenzia 30.000 persone. La multinazionale di Jeff Bezos punta a tagliare funzioni amministrative e operative, sostituendo molti ruoli con sistemi automatizzati e algoritmi predittivi. La macchina avanza e l’uomo arretra.
Microsoft, Google, Intel e oltre 280 aziende tecnologiche hanno ridotto il personale nel 2025. Ogni nuovo algoritmo cancella un impiegato, ogni robot prende il posto di una competenza umana, ogni decisione automatizzata ridisegna la vita di intere famiglie. Il lavoro stabile è ormai un ricordo lontano. L’economia corre più veloce della politica e la società resta indietro.
Lo ripetiamo da decenni. Il Reddito Universale rappresenta una necessità collettiva e un diritto di cittadinanza. Restituisce tempo, libertà ed equilibrio. Libera dal ricatto economico e apre la possibilità di ricominciare da zero, con dignità. Riporta al centro la persona e il suo valore e non la prestazione. “La povertà non è una mancanza di carattere, è una mancanza di denaro”, scriveva Rutger Bregman nel suo libro “Utopia per realisti”, e da questa semplice verità nasce una rivoluzione culturale.
Gli studi più recenti lo confermano, dove è stato sperimentato, il reddito universale ha migliorato la salute mentale del 78% dei partecipanti, ridotto i livelli di stress e aumentato la fiducia nel futuro. In Finlandia, il 71% dei beneficiari si è dichiarato più felice e meno ansioso. In Canada, a Dauphin, i tassi di ospedalizzazione per disturbi mentali sono scesi del 9%. Nei Paesi Bassi i progetti pilota hanno mostrato un aumento del 40% nelle attività di volontariato e di formazione. E chi riceve un reddito di base non smette di contribuire alla società, cambia solo il modo in cui lo fa. Le persone aprono piccole attività, studiano, si prendono cura dei familiari, creano progetti sociali e culturali. La libertà economica diventa anche libertà creativa. ( E a proposito di creatività qualche settimana fa L’Irlanda ha istituito ufficialmente un reddito universale per gli artisti)
Negli ultimi anni l’automazione ha cancellato milioni di posti di lavoro in tutto il mondo. Il World Economic Forum stima che entro il 2027 spariranno 83 milioni di impieghi, mentre solo 69 milioni ne nasceranno di nuovi. Goldman Sachs parla di 300 milioni di posti a rischio a livello globale. McKinsey prevede che fino a 800 milioni di persone dovranno cambiare professione entro il 2030. L’automazione e l’intelligenza artificiale stanno ridisegnando l’economia, sostituendo le persone con sistemi digitali più economici e instancabili.
L’intelligenza artificiale è una innovazione pazzesca ma sappiamo che genera ricchezza immensa concentrata in poche mani. Occorre quindi ridistribuire quel valore. Il reddito universale può diventare il nostro nuovo contratto sociale, una scelta politica di civiltà. È un impulso culturale, un cambiamento di visione che sposta l’attenzione dal lavoro come obbligo al tempo come risorsa.
Ogni licenziamento di massa è un segnale d’allarme e la notizia di questi giorni di Amazon è una sirena a 150 decibel. Quando la produttività cresce e la serenità diminuisce, serve assolutamente una nuova direzione. Il valore umano si misura nella capacità di vivere con dignità e di contribuire al bene comune.
Siamo ormai da troppo tempo davanti a un bivio. Possiamo costruire una società in cui la tecnologia libera l’uomo o una in cui lo sostituisce. Il Reddito Universale è la vera rivoluzione pacifica. Il momento è adesso!





