Il settore automobilistico europeo sta vivendo un periodo nero, che rischia di aggravarsi ulteriormente nei prossimi anni. La notizia del giorno riguarda Bosch, il più grande fornitore mondiale di componenti per auto, che ha annunciato 5.500 licenziamenti in tutto il mondo, di cui 3.800 in Germania. Questo drastico taglio del personale è il segnale evidente delle enormi difficoltà che stanno attraversando sia l’industria automobilistica che l’intera filiera produttiva.
La riduzione del personale impiegato nella produzione di sistemi di guida e sterzo automatizzati da parte di Bosch si inserisce in un contesto di crisi profonda che sta colpendo molte altre aziende del settore. IG Metall, il potente sindacato dei metalmeccanici tedeschi, ha definito questo momento come un vero “ciclone” per l’industria europea. Ma cosa c’è dietro questa crisi e quali sono le sue conseguenze più ampie?
La Crisi dell’Industria Automobilistica: Dati e Fatti
L’industria automobilistica è uno dei settori che tradizionalmente genera più posti di lavoro in Europa, impiegando direttamente oltre 13,8 milioni di persone e rappresentando circa il 6,1% del totale della forza lavoro europea. Tuttavia, oggi questo settore è sotto pressione a causa di una combinazione letale di fattori:
- Declino delle vendite di auto tradizionali: secondo l’Associazione dei Costruttori Europei di Automobili (ACEA), le vendite di auto nuove in Europa sono diminuite del 26% tra il 2019 e il 2023. Anche nel 2024, nonostante una lieve ripresa, si prevede che il mercato rimarrà sotto i livelli pre-pandemia. I consumatori europei stanno ritardando l’acquisto di veicoli nuovi, sia per incertezza economica che per l’attesa di modelli elettrici più accessibili.
- Transizione verso l’elettrico: con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 e rispettare le normative europee sul clima, l’industria automobilistica si sta rapidamente spostando verso la produzione di veicoli elettrici. Tuttavia, la domanda di auto elettriche non compensa ancora il crollo delle vendite di veicoli a combustione interna. Inoltre, la produzione di auto elettriche richiede meno componenti e meno manodopera, aggravando ulteriormente la crisi occupazionale.
- Carenza di materie prime e aumento dei costi: il prezzo delle materie prime essenziali per le batterie dei veicoli elettrici, come il litio e il cobalto, è aumentato notevolmente. Questo rende la produzione di auto elettriche costosa, con margini di profitto più bassi rispetto ai veicoli tradizionali.
I Licenziamenti nel Settore: Non Solo Bosch
Il caso di Bosch non è isolato. Anche altre grandi aziende del settore automobilistico stanno attraversando una crisi simile, con migliaia di licenziamenti in tutta Europa:
- Volkswagen ha annunciato che ridurrà il personale di oltre 10.000 unità entro il 2025, concentrandosi sulla ristrutturazione della divisione dei veicoli a motore a combustione interna. Anche qui, la transizione verso l’elettrico sta imponendo cambiamenti drastici, con tagli che colpiranno soprattutto le fabbriche tradizionali in Germania.
- Ford ha previsto la riduzione di circa 3.000 posti di lavoro in Europa nel 2024, puntando a ristrutturare le sue operazioni per concentrarsi su modelli più ecologici e sull’innovazione tecnologica.
- Renault ha annunciato un piano di tagli di 14.600 posti di lavoro a livello globale, con un ridimensionamento in Francia e altri mercati chiave, come parte di un progetto di riduzione dei costi da 2 miliardi di euro entro il 2025.
- Tesla, il gigante dei veicoli elettrici, ha sorpreso molti annunciando circa 10.000 licenziamenti nel 2023. Anche un’azienda all’avanguardia come Tesla non è immune alle difficoltà del settore, con problemi legati alla saturazione del mercato e ai costi elevati di produzione.
- Stellantis, il gruppo nato dalla fusione tra Fiat Chrysler e PSA, ha annunciato piani per riorganizzare la sua forza lavoro. Entro il 2025, si prevede che migliaia di posti di lavoro verranno eliminati nelle sue fabbriche in Europa, mentre il gruppo cerca di rispondere alle sfide della transizione verso la mobilità elettrica.
La Decrescita delle Vendite di Auto e l’Impatto Sociale
La crisi dell’industria automobilistica non colpisce solo le aziende, ma ha un impatto devastante anche sui lavoratori. La precarizzazione del lavoro è ormai la norma: contratti a termine, esternalizzazioni e tagli continui al personale sono parte di un quadro sempre più preoccupante.
Secondo i dati dell’ACEA, oltre 30 milioni di posti di lavoro in Europa sono direttamente o indirettamente collegati all’industria automobilistica e alla sua filiera. La contrazione delle vendite e l’automazione rischiano di spazzare via una parte significativa di questi impieghi, aggravando la crisi sociale ed economica. Le regioni più colpite saranno quelle tradizionalmente legate alla produzione automobilistica, come la Germania, la Francia e l’Italia.
Questo video è stato pubblicato da BMW due giorni fa, sono robot umanoidi all’opera nell’azienda della casa tedesca in California:
La Soluzione è la Mobilità Sostenibile
In questo scenario di crisi, è necessario ripensare radicalmente il futuro della mobilità. Continuare a puntare su un modello di auto privata, soprattutto alimentata a combustibili fossili, è ormai insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico. La crisi climatica ci impone di abbandonare il paradigma dell’auto tradizionale e di investire massicciamente nella mobilità sostenibile.
I veicoli elettrici rappresentano solo una parte della soluzione. Non possiamo limitarci a sostituire le auto a combustione con auto elettriche, mantenendo intatto il modello di mobilità basato sull’uso individuale del veicolo privato. Bisogna invece favorire una mobilità condivisa, incentivare l’uso del trasporto pubblico, delle biciclette e dei mezzi a zero emissioni, nonché promuovere l’urbanistica che riduca la dipendenza dai veicoli.
L’Italia, in particolare, deve colmare il gap infrastrutturale nel settore dei trasporti pubblici e nell’adozione di nuove tecnologie sostenibili. Le città italiane soffrono ancora di una carenza cronica di infrastrutture per la mobilità elettrica, come le colonnine di ricarica. Secondo uno studio del 2024 di Transport & Environment, l’Italia è indietro rispetto agli altri paesi europei, con una diffusione molto limitata delle infrastrutture necessarie per sostenere un passaggio di massa ai veicoli elettrici.
Verso un Futuro Più Giusto e Sostenibile
La crisi dell’industria automobilistica rappresenta una sfida che non possiamo ignorare. La transizione verso una mobilità più sostenibile non è solo una questione ambientale, ma anche sociale. Non possiamo permettere che milioni di lavoratori vengano lasciati indietro nel nome del progresso tecnologico. È essenziale che le istituzioni europee e nazionali implementino politiche che sostengano i lavoratori nella transizione, attraverso programmi di riqualificazione professionale e l’adozione di un Reddito di Base Universale come ripetiamo ormai come un mantra.
L’industria automobilistica non è solo una fonte di posti di lavoro, ma è anche una delle principali cause di emissioni di gas serra. È quindi cruciale che la crisi attuale venga affrontata, puntando su un nuovo tipo di mobilità.
La strada per il futuro non può essere la riproposizione del vecchio modello basato su auto inquinanti e lavoro precario.