Per prendere i barracuda bisogna togliere l’acqua dove nuotano. Nello stagno italiano ci sono due grossi barracuda: i partiti e i giornali. L’acqua in cui sguazzano sono i finanziamenti pubblici. Tra partiti e giornali la differenza è nulla. Sono la stessa cosa. Entrambi pagati con le nostre tasse. I giornalisti sono le mosche cocchiere dei partiti che li sostengono con contributi diretti e indiretti fino a un miliardo di euro all’anno. L’identità di ruolo e di scopo è perfetta. Nei giornali, e ora persino nei blog dei giornali, scrivono anche i politici insieme ai giornalisti. L’informazione è politica elettorale allo stato puro costruita per orientare l’opinione del lettore. Se i giornali vivono di soldi pubblici, dal Gruppo l’Espresso, all’Unità a Libero, i partiti non sono da meno. Nessun partito sopravviverebbe una settimana senza il trucco dei contributi elettorali trasformati a suo tempo in finanziamenti elettorali. I partiti sono grandi datori di lavoro, dispongono di un miliardo di euro che spendono per sedi, impiegati, burocrazia, feste, congressi, viaggi all’estero. Al miliardo vanno aggiunti gli stipendi da nababbi da consiglieri regionali, deputati e senatori. I partiti non soffrono la crisi. In caso di difficoltà si aumentano gli stipendi e le entrate elettorali con leggi ad hoc, come è avvenuto più volte negli ultimi anni, nonostante il voto contrario di un referendum. I partiti non sono la democrazia, sono i beneficiari della democrazia che, per sicurezza, hanno trasformato in partitocrazia per averne il controllo diretto… a partire dall’elezione dei parlamentari fatta dalle segreterie. I partiti non sono necessari, è quello che vogliono farci credere per rimanere in vita. I partiti sono intermediari senza valore aggiunto per i cittadini, ma con un plus valore immenso per sé stessi. Senza l’acqua, senza i nostri soldi, fallirebbero sia i partiti che i giornali. Giornalisti e politici scapperebbero come pulci dalla carcassa di un cane morto. Questa politica è business. Senza soldi chiude. Il MoVimento 5 Stelle ha rifiutato un milione e settecentomila euro di “contributi elettorali” per le scorse elezioni regionali, i suoi consiglieri regionali si sono autoridotti lo stipendio. Eppure esistiamo, facciamo politica. Non è un miracolo. Succede perché alcuni cittadini hanno deciso di partecipare in prima persona alla vita pubblica per dovere civile. Succede perché la Rete se ne frega dei giornali e della televisione e in Rete non si può mentire. In Rete si può fare informazione senza i giornalisti (a proposito, a quando l’abolizione dell’Albo Mussoliniano dei giornalisti?) con filmati e interviste a persone competenti, informate sui fatti. Fare politica senza finanziamenti pubblici si può, fare informazione senza finanziamenti pubblici si può (questo blog e molti altri ne sono una prova). Nessun partito rinuncerà ai finanziamenti pubblici, ai super stipendi per i parlamentari, alle pensioni dopo una sola legislatura. Il MoVimento 5 Stelle lo ha fatto per le Regionali e lo farà per le elezioni politiche. Non si chiede al cittadino di finanziare la politica, ma di fare lui stesso politica.
Da un commento di Gian Franco Dominijanni del 14.10.10 ore 22:01:
“E’ surreale vedere lavoratori che guadagnano 400 e forse rotti al mese che parlano dei loro problemi (in televisione, ndr) con persone che loro stessi stipendiano con ben 20 mila e rotti al mese.”
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