Un’ulteriore possibile terapia si aggiunge alla lotta per combattere il COVID-19; sono gli anticorpi monoclonali, che agiscono contro la proteina Spike del virus SARS-CoV-2.
Per questa classe di farmaci, la scorsa settimana sono stati rilasciati i risultati ad interim (intermedi) dello studio di fase clinica II della combinazione di SARS-CoV-2 anticorpi monoclonali neutralizzanti chiamato LY-CoV555. Questi anticorpi monoclonali sono derivati da anticorpi di pazienti che hanno risolto la malattia.
Il processo di isolamento, ingegnerizzazione e produzione ha permesso lo sviluppo di questi anticorpi come possibili agenti terapeutici.
Lo studio clinico è stato condotto secondo il protocollo che viene definito doppio cieco. Questo prevede la somministrazione del farmaco e del placebo (sostanza che non contiene il farmaco ma ha tutti gli eccipienti della sua formulazione) ai pazienti in maniera “casuale”, cioè non nota sia ai pazienti che ai dottori, in modo da evitare interpretazioni dei risultati clinici prima della conclusione della sperimentazione. Nello studio clinico si definiscono molti parametri atti a valutare la sicurezza e l’efficacia del trattamento, oltre a questi che sono gli aspetti più importanti della valutazione, vengono definiti i tempi dello studio e quando analizzare i risultati, incluso i tempi intermedi. Così solo a tempi definiti dal protocollo di sperimentazione clinica, si associano i risultati raccolti per singolo paziente con le dosi somministrate o con il placebo. L’analisi dei risultati rivela l’andamento dello studio clinico fino a quel definito tempo.
Il processo di interim analisi è accaduto la settimana scorsa per lo studio clinico di questi anticorpi monoclonali neutralizzanti chiamati LY-CoV555. Lo scopo di valutare i risultati al tempo intermedio è quello decidere se continuare o fermare la sperimentazione.
Lo studio clinico di fase II di LY-CoV555, chiamato BLADE-1 comprende la partecipazione di 800 pazienti non ospedalizzati a cui è stata diagnosticata l’infezione da SARS-CoV2 con effetti lievi, e con una specifica carica virale utilizzata come soglia di inclusione. La somministrazione dell’anticorpo è stata effettuata massimo 3 giorni dopo la misura della carica virale, e questo valore costituisce il punto zero di partenza. La carica virale è poi misurata al giorno 7 e 11 dopo la somministrazione. Oltre a registrare eventuali effetti avversi, la misura della carica virale fornisce il parametro di efficacia insieme al numero di ricoveri dei pazienti. Per avere un esito positivo, la carica virale deve diminuire in maniera statisticamente significativa in maniera più netta nei pazienti trattati con l’anticorpo rispetto a quelli trattati con il placebo. Dobbiamo tener presente che la carica virale in tutti i pazienti decresce in funzione del tempo quindi la differenza tra trattati con anticorpo e placebo deve essere statisticamente significativa a favore dei primi. Inoltre il numero delle ospedalizzazione deve essere inferiore per i trattati con l’anticorpo.
Nello studio clinico di LY-CoV555 si sono arruolati 4 gruppi di pazienti che in modo random hanno ricevuto per endovena il placebo, 700 mg, 2800mg e 7000mg di principio attivo (LY-CoV555). Solamente la dose di 2800 mg ha dimostrato a 11 giorni una risposta statisticamente significativa della diminuzione della carica virale rispetto al placebo, è importante sottolineare che a 3 giorni la diminuzione della carica virale era più evidente nei pazienti trattati (a tutte e 3 le dosi) rispetto al placebo, tale differenza si è assottigliata a 11 giorni ed è rimasta statisticamente significativa solo per la dose di 2800 mg. Il risultato più rilevante riguarda l’ospedalizzazione dei pazienti, solo 5 su 302 sono stati ospedalizzati tra quelli trattati con LY-CoV555, contro 9 su 150 del placebo, in termini statistici i trattati hanno avuto una diminuzione delle ospedalizzazioni pari al 72%.
Questi dati preliminari supportano la continuazione del trial per ottenere i dati definitivi che determineranno o no lo sviluppo di questo nuovo approccio terapeutico contro il virus SARS-CoV-2. In tutti i casi, lo studio clinico condotto i maniera rigorosa ha fornito i dati preliminari che hanno dimostrato una diminuzione delle ospedalizzazioni, e nessun effetto collaterale significativo nella popolazione arruolata. Questo è il primo clinical trials di anticorpi monoclonali per COVID-19 che dimostra un potenziale positivo di sviluppo di questi agenti terapeutici e sarà di esempio per gli altri che seguiranno.