La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa. (Karl Marx)
di Fabio Massimo Parenti – Se molti pensavano che il duo Trump-Pompeo fosse pericoloso, che dire di Biden-Blinken? Invece di costruire nuove fondamenta per una più ampia cooperazione internazionale – soprattutto considerando che stiamo vivendo un periodo di molteplici crisi globali – Biden-Blinken identificano nemici – con toni bellicosi nei confronti di Russia e Cina – attribuendo responsabilità sempre e solo agli “altri” e restituendo, nei primi mesi di presidenza, un’immagine sempre più autoreferenziale delle autorità del paese. Gli Usa continuano a puntare il dito all’estero, pensando di poter dettare le condizioni al resto del mondo in nome di un “suprematismo valoriale” che mette in pericolo l’umanità. Rispondendo a Blinken, che aveva affermato di parlare da una posizione di forza, Yang Jiechi, membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale e Direttore dell’ufficio per gli affari esteri, ha ribattuto dicendo che “gli Usa non sono qualificati per parlare alla Cina da una posizione di forza”.
Colpire lo Xinjiang per colpire la BRI
Ad Anchorage ed a Bruxelles il nuovo duo (anzi trio se aggiungiamo il consigliere Jake Sullivan) ha ribadito il mantra sulla violazione dei “diritti umani” per giustificare pacchetti sanzionatori in giro per il mondo, come per esempio quelli allo Xinjiang cinese. Legittimo e normale dovrebbe essere chiedersi quali siano le prove di tali accuse. Ebbene, si tratta di rapporti di ONG basati su informazioni e speculazioni non verificabili. Quali sono queste ONG o reti di…? CHRN e WUC, entrambe con sede a Washington e finanziate dal Congresso Usa (tramite la NED). Tristemente, l’UE ha seguito gli Stati Uniti, irrazionalmente e contro i propri interessi economici. Se poi aggiungiamo che queste accuse provengono da un paese che vede erodere costantemente lo stato dei diritti umani al proprio interno (il rapporto dell’Ufficio dell’Informazione del Consiglio di Stato cinese, elaborato su fonti ufficiali, è scaricabile a questo link), con 41500 persone uccise in “shooting incidents” nel 2020 – una media di più di 110 al giorno – 592 “mass shootings” – in media 1,6 al giorno – crescenti discriminazioni razziali e continui abusi letali da parte degli agenti di polizia, la credibilità degli accusatori è quanto meno imbarazzante. Anche questo è stato sinceramente, ed educatamente, ricordato ad Anchorage. Si potrebbe continuare a lungo, ma ci fermiamo qui. Peraltro, non solo le succitate accuse sullo Xinjiang si basano su “fonti” inaffidabili e “dati” inverificabili (per alcune ricostruzioni indipendenti, si ascolti ad esempio Daniel Dumbrill o si legga l’articolo di Ajit Singh), ma le stesse ragioni, quand’anche fossero mai provate, non coinciderebbero con quelle reali, che riguardano invece la volontà di bloccare lo sviluppo della Cina e la sua rinnovata influenza internazionale: è noto, infatti, che ben tre corridoi terrestri della BRI hanno origine in Xinjiang, quello Kashgar-Gwadar (il corridoio economico sino-pakistano) e i due che si separano in Kazakhistan (il corridoio eurasiatico e quello centro-asiatico occidentale). Per chi avesse dei dubbi suggeriamo di visionare questo discorso di Lawrence Wilkerson, capo di Stato maggiore dell’ex Segretario di Stato Colin Powell, tenuto nel 2018 al Raul Paul Institute mentre spiega (dal minuto 19) le ragioni della presenza militare statunitense in Afghanistan, tra cui la destabilizzazione dello Xinjiang per colpire la BRI (ricordando anche l’ampio uso degli Uiguri in Siria). Sappiamo bene, soprattutto noi italiani, quante pressioni gli Usa abbiano esercitato fino ad oggi sull’Europa in funzione anti-BRI. In questo caso le esercitano direttamente interferendo all’interno della Cina, andando all’origine del più grande progetto di investimenti della storia dell’umanità.
In ultimo, è doveroso ricordare che negli ultimi anni un’ampia maggioranza di stati ha espresso ufficialmente, al Consiglio dei diritti umani dell’Onu, il proprio sostegno alle politiche adottate nello Xinjiang, tra cui molti paesi musulmani, mettendo in minoranza i documenti di denuncia a firma US-UK.
Non abbiamo bisogno di una nuova guerra fredda
Invece di definire un piano per la cooperazione sanitaria, invece di spiegare come vogliono risolvere i loro problemi domestici (maggiore disuguaglianza di reddito, povertà, conflitti razziali ecc.), ci troviamo a dover assistere alle sceneggiate di “cercatori di tempesta” e “seminatori di odio”. Basti ricordare che pochi giorni fa, coerentemente col quadro sopra descritto, il generale McConville, per fare un altro esempio emblematico, ha dichiarato alla George Washington School of Media and Public Affairs che l’esercito americano sta preparando l’installazione di nuovi missili ipersonici in Europa e nel Pacifico. Dovremmo congratularci, accettare o denunciare?
Sarà in grado l’UE di fornire un suggerimento autonomo per rafforzare la cooperazione internazionale, anziché continuare a giocare un gioco di divisione come richiesto dagli Stati Uniti e i suoi pochi sodali? Sembra proprio di no. Durante le ultime visite di Blinken-Biden in Europa, le autorità statunitensi hanno richiamato alle presunte minacce di Russia e Cina, facendo pressione contro il completamento del North Stream2, etichettato come “cattiva idea”, e chiedendo all’Italia di ritirarsi dalla BRI. Per di più c’è anche qualcun altro che chiede la sospensione del CAI. È come se chiedessimo più crisi socioeconomiche e finanziarie…
Anche negli Stati Uniti e in UK molti credono che il primo approccio di politica estera di Biden sia obsoleto e sciocco. In un articolo sul settimanale britannico The Spectator, scritto da Roger Kimball, l’autore ha chiesto: “Qualche presidente degli Stati Uniti ha mai avuto un capitolo di apertura così disastroso sulla scena mondiale? Nessuno che io possa ricordare”. In un episodio dello show satirico The Real Time, Bill Maher denuncia le sciocche guerre culturali che colpiscono l’America, confrontando i successi economici di un paese in via di sviluppo, la Cina, con un paese pigro e in stagnazione, gli Stati Uniti. In modo satirico, dicendo alcune verità. Quando la realtà materiale cambia – cambiamento globale nelle relazioni di potere – essa viene fuori e non si cura della propaganda degli ex-dominatori.
Al di là della complessità geopolitica ed economica delle relazioni internazionali, anche un bambino comprenderebbe l’irrazionalità dell’attuale approccio USA-UE verso la Cina, finalizzato ad aprire una nuova stagione di guerra fredda. Non basta la pandemia? Come potrebbero le persone accettare una tale divisione ideologica e imperialistica del mondo in un periodo di pandemia, emergenza sanitaria globale, emergenza ambientale, ecc. Come potrebbero le persone accettare di combattere una guerra globale, invece di lavorare al fine di giungere a compromessi e nuovi accordi in grado di contrastare le crisi socio-economiche in atto? Una semplice previsione? Gli Stati Uniti e l’UE saranno sempre più isolati…
La (buona) diplomazia dei vaccini e il suo contrario
Da una parte abbiamo un paese, la Cina, che si vaccina senza fretta perché l’epidemia è sotto controllo (grazie a uno dei più avanzati sistemi di diagnosi e tracciamento). Nel frattempo, lo stesso paese sta producendo e distribuendo dosi di vaccini a più di 70 paesi, soprattutto in via di sviluppo e meno sviluppati, attraverso una combinazione di donazioni, contratti standard, prestiti di sostegno ecc., fornendo anche la licenza per riprodurre i propri vaccini, secondo il principio del vaccino “bene comune” e della solidarietà internazionale. Diplomazia dei vaccini? Obiettivi politici? Si tratta semplicemente di buona politica (eventualmente, di buona diplomazia dei vaccini), in quanto volta al soddisfacimento di bisogni reali innegabili. D’altra parte, abbiamo un paese, gli Stati Uniti, che sta vaccinando solo la propria popolazione, bloccando le esportazioni e la liberalizzazione delle licenze presso l’OMC, anche qui con l’appoggio dell’UE. Quindi: nessuna solidarietà, nessuna cooperazione internazionale, nessuna azione globale proprio quando più ce ne sarebbe bisogno. Peggio: quest’ultimo paese si è impegnato in un confronto internazionale con il primo, alimentando il razzismo in patria e la divisione all’estero. Se questo è un modo di agire democratico ed ispirato ai più alti valori umani, direi che siamo messi molto male.
Invitare le autorità cinesi e trattarle come colpevoli dei problemi del mondo è semplicemente un atto di ostilità inaccettabile, tanto più quando basato su ricostruzioni fantasiose. Arrivare in Europa e rilanciare una strategia da guerra fredda, giudicare il North Stream2 come un brutto progetto (solo perché rafforza i legami tra paesi sulla base di bisogni reciproci) o chiedere all’Italia di uscire dalla BRI è semplicemente un atteggiamento da bulli. Chi minaccia chi? Chi rappresenta una minaccia per la sicurezza mondiale? Usa ed Ue hanno perso la ragione? Oppure non riescono ad affrancarsi dalla sindrome imperialista dei conquistatori-dominatori?
Gli Usa sono i benvenuti nella costruzione di un destino condiviso e di una cooperazione tra pari finalizzata a creare beni comuni e risolvere problemi comuni. Si parta dal prendere atto che il mondo è già cambiato e non accetta più i diktat di Washington (o di qualsiasi altro egemone) che insieme a pochi sodali suole autodefinirsi “comunità internazionale”. È l’era della multipolarità e del futuro condiviso. Nessun paese dovrà agire come se fosse superiore ad un altro. Questo è progresso, il resto è sclerosi.
L’AUTORE
Fabio Massimo Parenti è attualmente Foreign Associate Professor di Economia Politica Internazionale alla China Foreign Affairs University, Beijing. In Italia insegna all’Istituto Internazionale Lorenzo de’ Medici a Firenze, ha insegnato anche a Città del Messico, Monterrey e Manchester, è membro del think tank CCERRI, Zhengzhou, e membro di EURISPES, Laboratorio BRICS, Roma. Il suo ultimo libro è Geofinance and Geopolitics, Egea. In uscita a maggio La via cinese: sfida per un futuro condiviso, Meltemi. Su twitter @fabiomassimos