
di Igor G. Cantalini
C’è stato un tempo in cui bastava un paio di levi’s, un videoclip su MTV o un film di Hollywood per raccontare al mondo che l’Occidente era il centro del sogno globale. La cultura americana, per decenni, ha dominato l’immaginario collettivo planetario senza bisogno di eserciti o trattati. Ma qualcosa ora sta cambiando.
Oggi, a riscrivere quel sogno, è un’altra superpotenza. Una che non impone, ma seduce, che non invade, ma conquista pixel per pixel, nota dopo nota, scroll dopo scroll. È la Cina, che nel silenzio di un algoritmo o nell’epicità di un videogioco riesce a ribaltare vecchi equilibri e a ridisegnare i confini del potere culturale globale. È soft power allo stato puro, la capacità di orientare gusti, opinioni e visioni del mondo senza alzare la voce, semplicemente creando contenuti irresistibili. E così, tra uno youtuber in metropolitana a Pechino e una canzone virale su TikTok, tra una sfilata made in Shanghai e un dio-scimmia che combatte nei videogiochi, il baricentro culturale del pianeta comincia a inclinarsi, verso est.
Nel marzo 2025, lo streamer americano IShowSpeed ha trasmesso in diretta i suoi viaggi in Cina a quasi 40 milioni di follower. Mostrando Pechino e Shanghai, ha elogiato la gentilezza delle persone, la pulizia delle città, il Wi-Fi della metropolitana. I commenti sotto ai video parlavano chiaro: “La Cina è sottovalutata, wtf!”. Migliaia di giovani occidentali hanno visto, per la prima volta, una Cina diversa da quella raccontata nei media tradizionali. Ed è successo in modo spontaneo, attraverso un creator e non un’ambasciata.
Qualche mese prima, il film d’animazione “Ne Zha 2” aveva già fatto parlare di sé: con oltre 2,1 miliardi di dollari incassati, è diventato il film d’animazione più redditizio della storia, superando anche le produzioni di Disney e Pixar. Interamente realizzato in Cina e ispirato alla mitologia locale, ha dimostrato che anche le storie orientali possono diventare miti globali. Allo stesso modo, nel mondo dei videogiochi, “Black Myth: Wukong”, lanciato nell’estate 2024, ha conquistato oltre 20 milioni di gamer. Basato sul celebre racconto “Il viaggio in Occidente”, è entrato nell’Olimpo del gaming, dimostrando che la Cina può produrre intrattenimento narrativo di altissimo livello, con impatto globale. Quando milioni di gamer in Europa o negli USA passano ore a impersonare Sun Wukong, invece di Batman o Kratos, è il soft power che si muove, cambia il baricentro dei riferimenti culturali.
Ma forse nessuna piattaforma incarna il soft power cinese quanto TikTok. Con 1,69 miliardi di utenti attivi mensili nel 2025, è la piazza globale della cultura giovanile. Ogni trend musicale, ogni meme, ogni passo di danza virale spesso nasce lì. E ogni minuto passato su TikTok è un minuto immersi in un ecosistema digitale cinese. Un trionfo della capacità imprenditoriale tech, e una vittoria culturale silenziosa ma profonda.
Anche la moda contribuisce alla diffusione del soft power cinese. Shein, nata a Nanchino, è oggi uno dei colossi mondiali dell’abbigliamento, capace di influenzare stili e consumi della Gen Z a livello planetario. Angel Chen, stilista emergente con collaborazioni con Adidas e H&M, fonde l’estetica tradizionale cinese con lo streetwear globale. Shushu/Tong conquista passerelle e magazine, mentre Shang Xia, sostenuto da Hermès, e Shanghai Tang raccontano un lusso radicato nell’artigianato e nel design cinese, ma pensato per il mondo.
La musica, poi, è un altro veicolo potentissimo. Zhou Shen ha portato la sua voce unica in tour tra New York e Kuala Lumpur, esibendosi perfino alle Nazioni Unite. Joker Xue ha totalizzato oltre 5 milioni di spettatori con il suo tour “Extraterrestrial”. G.E.M. ha venduto milioni di copie e inciso un album anche in spagnolo, raggiungendo il mondo ispanofono. Il cantante sino-canadese Yung Kai ha scalato le classifiche asiatiche con il brano “Blue”, diventato virale su TikTok con oltre 14 milioni di video user-generated. Proprio TikTok ha permesso a brani in cinese, come “Xue Hua Piao Piao”, di conquistare milioni di ascoltatori in Europa e America, contribuendo a diffondere il sound cinese ben oltre i confini nazionali.
Anche il mondo accademico riflette questo spostamento dell’influenza culturale. Mentre gli Stati Uniti riducono il numero di visti per studenti e ricercatori stranieri, la Cina potenzia l’apertura internazionale delle sue università, alcune delle quali sono oggi stabilmente classificate tra le prime 20 al mondo. Per migliaia di giovani talenti provenienti da Africa, Asia e America Latina, studiare a Pechino o Shanghai non è più solo un’opzione economica, ma una scelta strategica e prestigiosa. L’istruzione diventa così un altro canale attraverso cui la Cina esercita il proprio soft power, attirando menti brillanti.
Dai videogiochi alle passerelle, dalla musica ai social quindi, la Cina sta riprogrammando l’immaginario globale; non impone ma ispira, non esporta ideologia ma estetica, narrazione e sogni. E questo è il nuovo soft power: il mondo guarda, ascolta, gioca, si veste e si diverte con contenuti nati in Cina.
L’AUTORE
Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, laureato in Scienze della Comunicazione, ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su vari temi.