di Nicola Nardella – Viviamo tempi complessi. La crisi ecologica è un dato sempre più drammatico. Tutte le scienze, tra esse l’economia, l’urbanistica e la politica sono costrette a misurarsi con il proprio limite e, in fin dei conti, con la propria inadeguatezza. Il diritto non è un’eccezione. La grande crisi ha il suo impatto e la sua manifestazione sul territorio ed è probabilmente proprio da lì, dalle comunità che su esso insistono, che bisogna ricominciare a riflettere sugli strumenti giuridici di cui, in un tempo di grandi trasformazioni, è necessario dotarsi.
Ad oggi, il diritto generato con la nascita dello Stato moderno vive uno scollamento dai processi sociali che sono caratterizzati da un grado di complessità che le norme molto spesso non riescono a cogliere. La forma della città è oggetto di inaudite trasformazioni. Essa tende all’espansione. Attualmente il 54 % della popolazione mondiale (4 miliardi di persone) vive in aree urbane. Entro il 2030, il 70% della popolazione mondiale vivrà in città. È chiaramente in questo luogo che va ingaggiata la battaglia per la difesa della natura ed è in questo tessuto che il diritto deve innovare la propria vocazione e le proprie forme.
Quando fui eletto Presidente della Municipalità 8 del Comune di Napoli, che racchiudeva tra i suoi quartieri anche quello di Scampia, il tema dei residui urbani era uno dei miei maggiori assilli. Mi misuravo con una “periferia” che in realtà cessava di essere margine urbano e si connotava sempre più come spazio di espansione metropolitana verso i Comuni dell’area nord. Il tutto in un unico continuum di cemento. I processi di degrado e disgregazione sociale inoltre creavano quell’humus in cui i poteri criminali da sempre hanno instaurato il loro dannato dominio.
Bisognava contendere al degrado ogni singolo lembo di terreno. In questo snodo, le comunità di cittadini erano i polmoni sociali con cui allearsi nell’impresa. Era necessario imbastire uno strumento giuridico attraverso cui i cittadini e le comunità potessero riappropriarsi legittimamente di aree abbandonate o comunque riconoscere tutte quelle community garden che in una drammatica vacatio legis erano meramente informali ed invisibili al diritto ed all’Amministrazione. Il 21 aprile del 2023 in Municipalità abbiamo approvato gli indirizzi per i Patti di collaborazione. Di cosa si tratta? Un accordo tra cittadini, comitati, associazioni o gruppi informali ed i soggetti pubblici con cu si definiscono condizioni e termini per la cura dei beni comuni. A Scampia nasceva uno strumento amministrativo utilizzato da pochi altri Comuni in Italia che strutturava una creatura giuridica ibrida tra diritto pubblico e privato, ma soprattutto fondata sull’idea che l’amministrazione potesse essere un processo condiviso coi cittadini.
L’art. 118 della Costituzione, al suo quarto comma, pone in capo allo Stato il dovere di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale sulla base del principio di sussidiarietà. Le funzioni pubbliche quindi, nell’acquisire aderenza alle comunità del territorio, vengono a loro volta rivitalizzate dall’elemento partecipativo. Il diritto, per tale via, inizia a riconoscere le forme della creatività urbana. A Scampia, quartiere ricco di una fortissima rete associativa, già sono pronte a germogliare diverse community garden, e questo concretamente vuol dire aree giochi che abbiano il loro presupposto negli eco diritti dei bambini, orti urbani, contrasto alle isole di calore, giardini comunitari per il cibo a km zero, in una parola: una nuova relazione tra bambini, anziani, cittadini e natura.
L’art. 3 delle linee di indirizzo approvate pone la fiducia reciproca come principio a cui ispirarsi nella relazione tra Cittadini e Amministrazione. In un tempo di disgregazione delle relazioni sociali, di solitudini e di pulsioni individualiste, la fiducia può, e forse deve essere l’elemento su cui costruiamo la ratio delle regole che disciplinano i rapporti tra cittadini, dei cittadini con la natura e con tutte le forme del vivente.
L’AUTORE
Nicola Nardella, avvocato penalista. Attivo nei comitati ambientalisti e nei movimenti per la tutela dei diritti sociali. Ha pubblicato per le edizioni Mimesis “I Diritti di Madre Natura”, attualmente Presidente della Municipalità 8 del Comune di Napoli (M5S).