di Danilo Della Valle – Lula de novo, com a força do povo. Lula di nuovo con la forza del popolo è uno dei tanti slogan scanditi nelle piazze brasiliane durante i festeggiamenti per la elezione del nuovo Presidente del Brasile, Luiz Inácio da Silva detto Lula, l’ex sindacalista tornato a guidare il Paese più grande del Sudamerica dopo la parentesi di Bolsonaro.
Il margine è stato davvero esiguo, 0.9%, poco più di due milioni di voti, per l’elezione più polarizzata del Brasile che ha diviso il Paese in due. Il dato particolare è quello legato ai sedicenni; in Brasile i ragazzi di 16 e 17 anni possono registrarsi agli uffici preposti per votare. Sono stati oltre i 2 milioni questa volta, il 50% in più rispetto al 2018, che secondo gli istituti di sondaggi hanno votato in larga maggioranza per Lula per le sue posizioni su politiche ambientali, diritti umani e diritti sociali. La gioia e la disperazione, a seconda delle parti in causa, pervadono il Paese, proprio come in una finale dei mondiali che stanno per arrivare; le tv trasmettono immagini dalle strade delle principali città, invase da caroselli di auto con le bandiere del Pt, il partito del lavoro brasiliano e immagini di Lula. Lacrime di gioia e fuochi d’artificio dalle favelas.
Le prime dichiarazioni di Lula sono state abbastanza chiare, con la voce emozionata il Presidente sindacalista senza mignolo, perso a 19 anni mentre lavorava come operaio, ha dichiarato che non è solo una vittoria personale o del Partito ma è una vittoria da attribuire a tutto il movimento democratico che si è formato attorno a queste elezioni. Oltre ad un passaggio importante sulla crisi climatica dove Lula ha dichiarato senza alcuna remora che il Brasile è pronto a lottare per una Amazzonia viva perché un albero vale più di “tonnellate di legname estratto illegalmente”, al contrario di quello che pensava l’ex Presidente Bolsonaro. E ancora, dopo una piccola parentesi sulle sue vicende personali, “hanno cercato di seppellirmi vivo ma ho avuto un processo di resurrezione nella politica brasiliana” si è subito detto pronto a governare il Paese in un momento molto difficile, concludendo il discorso con “il popolo brasiliano vuole più libertà, più uguaglianza e più fraternità”.
Ecco, ora Lula si trova a dover affrontare diversi problemi nel Paese, uno su tutti quello della povertà e della fame. Secondo un rapporto della Caritas la povertà e la fame in Brasile sono aumentate negli ultimi quattro anni con addirittura il 15% della popolazione brasiliana che ne soffre, con punte, in alcune zone del nord est del Brasile di addirittura il 35%. Una situazione molto grave che deve essere risolta il prima possibile anche con politiche attive del lavoro. Inoltre una grande sfida per Lula sarà quella della politica internazionale: da presidente Lula ha sempre lavorato per un mondo multipolare e per la cooperazione tra i Paesi sudamericani, i Brics e le nuove economie emergenti, opponendosi sempre ai tentativi egemonici di parte della politica Usa che ha sempre visto i Paesi sudamericani come i cortili di casa da controllare. Proprio tra pochi giorni si avvicina il diciassettesimo anniversario della storica vittoria diplomatica del Brasile guidato da Lula, quando con Nestor Kirchner e Hugo Chavez, all’epoca presidenti di Argentina e Venezuela, affossarono il progetto ultraliberista e neoimperialista dell’ALCA. Ora, con la crisi mondiale in atto, sarà importante capire e vedere quale sarà la posizione del Brasile. Sarà un compito durissimo per Lula questa volta, vista anche la divisione e il clima che si respira nel Paese.
Intanto non resta che augurare buon lavoro e buona fortuna al presidente Lula nella speranza che possa lavorare in pace e che non gli si faccia pagare quello che ha sempre detto:“Non avrei mai pensato che mettere un piatto di cibo sul tavolo di un povero avrebbe generato tanto odio in quella élite che butta tonnellate di alimenti nell’immondizia tutti i giorni.”
L’AUTORE
Danilo Della Valle, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali (con tesi sull’entrata della Russia, nel Wto); Master in Comunicazione e Consulenza politica e Scuola di formazione “Escuela del buen vivir” del Ministero degli Esteri Ecuadoriano. Si occupa di analisi politica, principalmente di Eurasia. Scrive per l’antidiplomatico, “Il mondo alla rovescia”.