“Sono artigiano da 35 anni. Per i primi venti non ho fatto ferie. Sono stato abituato a lavorare, anche di domenica e a pagare (tasse e contributi ai dipendenti) sempre e comunque: ho un libro paga con almeno 50 dipendenti che hanno lavorato e preso soldi da me. Tutti contenti e soddisfatti. Io li ho sempre trattati come dei figli. E, prima di me, mio Padre. Sono sposato da 34 anni, ho tre figli tutti laureati (con grandi fatiche e rinunce). Né io, né mia moglie abbiamo mai usufruito di un giorno di malattia e di infortunio, pur avendo i nostri problemi di salute (con un gran risparmio per lo Stato). Non abbiamo TFR, ammortizzatori sociali, ferie o gratifica natalizia. Mi hanno spostato la pensione a 68 anni (spero di arrivarci). Ho in carico un fratello di 61 anni, disabile dalla nascita: lo Stato lo ha riconosciuto tale solo tre anni fa. Da cinque anni il lavoro è più che dimezzato, ho ridotto i prezzi del 30% pur di lavorare (poco) e far lavorare i miei dipendenti (alcuni ho dovuto, malgrado, licenziarli). Per campare mi tocca attingere a fondi avuti in eredità (ormai esauriti). Dopo i soldi (che non ho più), mi prenderanno la macchina, la casa, ma non la mia anima e la mia dignità. Ora sono considerato un “ACARO DELLA SOCIETA’‘”. Ora è arrivato il momento di agire.” Maurizio Roncato
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