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La strage di piazza della Loggia e il segreto di Stato

beppegrillo.it - Novembre 30, 2010
La strage di piazza della Loggia e il segreto di Stato
(18:00)


Otto persone sono morte in piazza della Loggia a Brescia nel maggio del ’74. Chi è stato? Nessuno. Non sono stati i fascisti manipolati da parti dello Stato, quelle che per pudore o comodità sono dette “deviate“. Non sono stati i governi che non hanno indagato. Neppure i servizi segreti italiani e i loro collegamenti di oltreoceano. Non è stato nessuno. Andrà a finire che si è trattato di un suicidio collettivo, gli operai si sono ammazzati da soli. Il segreto di Stato sui documenti relativi alla strage va tolto, Chi ha interesse a mantenerlo? Qualcuno che è ancora nelle Istituzioni?
Roberto Cucchini, testimone della strage nella quale fu ferito, preso da un “senso di vuoto” (per citare le sue parole) dopo l’assoluzione di tutti gli imputati, ha preso la bicicletta e ha incollato sul monumento alle vittime in piazza della Loggia un foglio con scritto: “In questo luogo il 28 maggio del 1974 non è successo niente“. Immediata è scattata la solidarietà dei vigili urbani che lo hanno fermato e di una pattuglia della Polizia che ha provveduto alla sua identificazione.

Intervista a Roberto Cucchini, testimone della strage di piazza della Loggia a Brescia.

La strage di piazza della Loggia ( espandi | comprimi)
“Sono Roberto Cucchini, ai tempi dei fatti avevo 27 anni e lavoravo come disegnatore tecnico all’Om di Brescia, ora Iveco. L’iniziativa antifascista del 28 maggio 1974 era stata indetta dal Comitato unitario che racchiudeva le associazioni sindacali e i partiti dell’arco costituzionale come risposta a una serie di provocazioni di attentati avvenuti nelle settimane precedenti in città e in Provincia, fatti gravi come per esempio un ordigno inesploso fortunatamente davanti alla sede provinciale del sindacato CISL.
Una settimana prima dell’attentato di Piazza della Loggia c’era stato un altro attentato con la morte di un neofascista che trasportava sulla sua motoretta un ordigno. Le organizzazioni sindacali avevano indetto uno sciopero generale che coinvolse due categorie: quella dei lavoratori, operai, tecnici, impiegati e degli insegnanti, del mondo della scuola. Mi ricordo che era una giornata particolarmente grigia, piovigginava, ma comunque ci fu una risposta significativa. Dalla strada alle nostre spalle partirono tre cortei, una volta c’era tre aziende molto importanti, la Caffaro del settore chimico e l’Ideal Standard e la Radiatori, era tradizione che i lavoratori, soprattutto gli operai si concentrassero in alcuni punti della città per poi confluire con i vari cortei verso il centro, verso piazza della Loggia dove le organizzazioni sindacali tenevano i loro comizi, anche in quel giorno fu fatto lo stesso, si usò la stessa pratica e io come tanti altri lavoratori dell’Om uscimmo dallo stabilimento o ci portammo, attraversando le vie principali della città, in piazza.
A un certo punto la pioggia cominciò a cadere in modo più insistente e i gruppi di lavoratori, di lavoratrici, di giovani, cercarono di ripararsi sotto i portici e io feci altrettanto, mi collocai circa 3, 4 metri da quel cestino dove era stata collocata la bomba, poi a un certo punto cercai di attraversare la strada che porta fuori dalla piazza della Loggia e mi allontanai dal punto in cui mi trovavo di circa 7, 8 metri, stavo attraversando quando sentii dietro di me un grande botto, mi voltai di scatto, vidi del fumo azzurro – grigio, sentii un odore molto acre. Ebbi la percezione dello spostamento dell’acqua dalla fontana che era proprio collocata in quel punto dove c’era anche il cestino dei rifiuti.
D’istinto corsi lungo corso Dieci Giornate che porta da Piazza della Loggia verso corso Zanardelli e poi, dopo pochi secondi, ritornai verso dove era successo e la nube che intanto era calata sul luogo, cominciò a diradarsi e vidi affiorare alcune delle vittime. La situazione era abbastanza confusa dal palco gli organizzatori sindacali invitavano alla calma e allo spostarsi da piazza della Loggia a piazza Vittoria che è una piazza attigua perché si pensava ci fossero altri ordigni. Si cercò di costruire attorno a dove era successo, soprattutto dove vedevamo i corpi delle vittime, alcuni straziati in modo spaventoso, dei cordoni che si formavano e si scioglievano, la confusione era alta come tanta era l’emozione, lo scoramento. I sentimenti più umani e più drammatici che si rivelano in situazioni del genere, dopo rimasi lì ancora per un po’ di tempo e poi mi allontanai perché avevo bisogno di rassicurare i miei familiari di quello che mi era successo avendo paura che fosse loro giunta la notizia della strage e quindi avessero una preoccupazione per la mia sorte.

Le tracce dell’esplosione sono immediatamente cancellate ( espandi | comprimi)
Nel primo pomeriggio decisi di rientrare in azienda, ma poi attraversando alcune strade le vidi completamente deserte, allora capii che era importante, giusto e utile ritornare in piazza, ritornai e infatti la ritrovai ricolma di persone. In quel momento un amico si accorse che avevo una ferita, uno strappo sul pantalone e quindi fui portato in un ospedale cittadinoe successivamente mi estrassero una scheggia che veniva proprio dal cestino dei rifiuti. Questa è la giornata e questi sono i ricordi che ho di questa giornata.
Sui giornali del giorno dopo comunque e dai racconti che mi furono fatti, ci furono alcuni episodi molto significativi, prima di tutto l’arrivo delle autoambulanze, l’arrivo della Polizia che suscitò una reazione molto dura da parte dei lavoratori, tanto che poi il Comandante di piazza o chi per lui, decise di ritirare questi mezzi, la gente che era lì e che era stata segnata da questo dramma, sentiva quasi una sorta di provocazione il fatto che i primi interventi fossero proprio quelli della Polizia.
Infatti ci sono ancora delle fotografie che dimostrano la reazione dei sindacalisti, degli operai, lavoratori a questo intervento e poi contemporaneamente arrivarono i Vigili del fuoco che con gli idranti ripulirono la piazza una volta che i feriti più gravi erano stati caricati sulle autolettighe e portati negli ospedali cittadini. Il lavaggio della piazza fu un elemento determinante nel rendere in tutti questi anni difficoltoso la ricerca della verità, soprattutto per quanto riguarda la natura dell’ordigno che era stato posto nel cestino dei rifiuti di piazza della Loggia. Per anni si andò avanti ipotizzando la composizione della polvere pirica e di quant’altro, poi con le inchieste giudiziarie e in fasi dibattimentali in vari processi, emerse sempre di più la convinzione che la pulizia della piazza NON era stata fatta per ricondurre a una certa normalità l’ambiente che aveva visto svolgersi la strage, quanto l’intenzione voluta di rendere difficile la ricerca della natura dell’ordigno e quindi dei responsabili di chi questo ordigno l’avevano fatto, oltre che di chi poi l’aveva posto nel cestino. E’ questo elemento uno dei tanti che ha fatto in modo che si sia arrivati fino a un terzo processo, quello che si è svolto e si è chiuso il 16 novembre di quest’anno, dopo 36 anni dai fatti, questa è una cosa molto importante da ricordare.

Nessun colpevole: lo Stato è colpevole ( espandi | comprimi)
Sono state dette tante cose, sono state scritte in questi giorni tante cose sull’ultima sentenza: assoluzione per insufficienza di prove, i sentimenti che si possono provare davanti a situazioni del genere sono abbastanza concepibili nel senso che c’è lo scoramento e c’è anche la rabbia,ma soprattutto un senso di impotenza, è molto triste, oltre che drammatico pensare che siano morte otto persone, siano rimaste ferite circa un centinaio e che ci sia stato qualcuno, un’autorità giudiziaria, un Tribunale che ha emesso una sentenza a nome del popolo italiano, a nome di tutti noi, denunciando fondamentalmente la propria impotenza davanti alla ricerca dei responsabili materiali, oltre che dei mandanti di una strage, quindi è chiaro che la sentenza addolora, ma è soprattutto un segno molto grave su quello che è lo stato di diritto e la civiltà giuridica di questo Paese. Nel senso che non credo, non penso esista Paese europeo, perlomeno occidentale, in cui sia consolidato un sistema democratico che protragga processi per decine di anni e alla fine non ci siano dei responsabili conclamati. Questo è uno sfregio profondo fatto alla coscienza civile di un Paese che si vuole democratico e quindi è chiaro che questa è una sconfitta profonda della democrazia. Una cosa che si potrebbe fare, se è possibile fare ma che non è stata fatta fino adesso da nessun governo, di qualsiasi colore abbia governato questo paese, è togliere il segreto di Stato per finalmente mettere mano a tutta una serie di documenti che potrebbero servire a fare un passo in avanti rispetto comunque alle cose importanti che sono uscite in questo ultimo processo. Questo ultimo processo è stato diverso dai due precedenti perché ha saputo ricostruire anche una fase, un momento storico importante del nostro Paese, sia sul piano interno che sul piano internazionale. Ormai sappiamo che sul piano della ricostruzione storica questa è stata una strage fascista, una strage che ha coinvolto persone legate all’estremismo di destra, è stata a suo modo una strage di Stato perché ha coinvolto pezzi di apparato deviato dello Stato, è una strage che si colloca in un momento particolare del quadro internazionale per cui si è anche accennato a coinvolgimenti di servizi segreti, soprattutto occidentali e specificatamente statunitensi in collegamento con servizi deviati dell’esercito del nostro Paese.
Quindi togliere il segreto di Stato vuole dire individuare alcuni dei tasselli mancanti a una ricostruzione piena del fatto e quindi all’accertamento finalmente definitivo in termini di responsabilità sui mandanti e sui responsabili. L’altra cosa che potremmo ipotizzare, ma qui nel nostro paese non c’è un Desmond Tutu o un Nelson Mandela, se non si riuscisse a trovare una soluzione con le nuove verità dai documenti segreti, potrebbe essere una Commissione Verità e Giustizia com’è stata quella del Sud Africa, garantire agli eventuali responsabili clemenza nel momento in cui loro svelassero fino in fondo le responsabilità e di chi manovrava per una soluzione di carattere eversivo nel nostro paese nei primi anni 70. Questo ovviamente è un auspicio, non credo esistano le condizioni, ma mi piace pensare che potrebbe essere fatto.

Quando ho avuto notizia l’altro giorno della sentenza ho sentito un grandissimo vuoto dentro di me e un senso di spaesamento, mi sono lamentato e effettivamente mi sono chiesto in quale Paese stessi vivendo e di quale Paese fossi cittadino. In quel momento non ho pensato di farmi rappresentante da nessuno perché come cittadino e come persona comunque coinvolta nella strage del 28 maggio 1974 ho pensato di fare un atto molto semplice, molto umano non so se è di protesta, comunque di testimonianza attiva, e ho scritto con un pennarello un piccolo cartello su due A4 tenuti insieme da uno scotch su cui ho scritto; “In questo luogo il 28 maggio del 1974 non è successo niente”, ho preso la mia bicicletta, sono andato in piazza della Loggia e con altrettanto scotch ho attaccato il cartello su un facsimile del manifesto che indiceva alla manifestazione di 36 anni fa.
Sotto la colonna c’erano due Vigili urbani, mi hanno chiesto i documenti, poi è arrivata la Polizia, sono stato identificato, dopodiché ho ripreso la mia vita normale, il cartello è rimasto lì ancora due giorni, mi hanno detto e questo è tutto.

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