di Beppe Grillo – 12 e 13 giugno 2011: 9 anni fa, oltre 27 milioni di italiani hanno votato SI all’acqua pubblica, definendo con il loro voto l’acqua come bene comune, prezioso e inalienabile, e come tale va trattato.
Per noi adesso è la grande occasione per passare dalla teoria ai fatti. Abbiamo sostenuto da sempre il diritto umano all’acqua, che la gestione idrica debba essere pubblica, che si debba investire e tutelare le fasce più vulnerabili della popolazione. Abbiamo l’opportunità per mettere in campo lo sforzo necessario, per realizzare il nostro sogno. Un progetto dove la persona è al centro e non il profitto, perchè è importante ripeterlo, non si possono fare affari sull’acqua.
Abbiamo tutte le più sofisticate tecnologie da utilizzare, intelligenza artificiale, droni, algoritmi, blockchain, realtà aumentata etc… con le quali possiamo garantire una condizione di benessere per tutta la popolazione, in perfetto equilibrio con la natura.
Il 90% delle risorse idriche nel mondo sono consumate tra quello che ci serve per allevamenti e coltivazioni, e quello che usiamo per produrre gli alimenti trasformati. Solo l’agricoltura, ne utilizza il 70%. E questo mentre 2 miliardi di persone nel mondo hanno difficoltà ad accedere all’acqua. Per questo va ribaltato completamente il sistema, cambiando la visione di come produciamo cibo, di come fabbrichiamo prodotti e di come li trasportiamo, o di come nell’agricoltura viene utilizzata l’acqua. L’acqua è un bene prezioso ma il suo spreco ne fa un bene di poco valore, perchè non usata con intelligenza.
Dobbiamo creare una cultura del valore dell’acqua; sviluppare, ad esempio, sistemi di irrigazione computerizzati che possano dirigere i flussi d’acqua direttamente sulle piante, utilizzando magari l’acqua dissalata di mare, laddove è meno agevole l’approvvigionamento, potrebbe essere uno degli innumerevoli esempi da mettere in atto.
Ripensare i sistemi idrici domestici, per limitare gli sprechi di acqua in casa, attraverso un recupero dell’acqua piovana e un suo riutilizzo per lavatrici, lavastoviglie etc… così come per il settore industriale. Quando ho fatto visita al Morigasaki Water Reclamation Center di Tokyo, il più grande centro di bonifica delle acque del Giappone, le acque depurate venivano gettate in mare! Uno spreco pazzesco!
O prendere spunto dalla nostra natura di esseri umani per reinventare i servizi igienici: abbiamo due “uscite” nel nostro apparato urinario-intestinale, perchè non separiamo i rifiuti solidi da quelli liquidi? I vantaggi sarebbero infiniti: la separazione delle urine consente di utilizzarle come fertilizzante agricolo, risparmiando acqua ed evitando così che le grandi quantità di fosforo in esse contenute giungano nei fiumi favorendo la proliferazione di alghe. (Abbiamo approfondito un altro utilizzo delle urine in questo articolo). E dalla parte solida si potrebbe ricavare compost per l’agricoltura o carburante ecologico a bassissimo costo.
Le innovazioni tecnologiche ci sono, così come le soluzioni che possano favorire il processo di ripubblicizzazione: la creazione di una nuova figura di azienda pubblica, che realizzi l’acqua di comunità; la concessione di benefici fiscali; una pianificazione più vicina ai territori e compatibile con l’esercizio delle prerogative dei Comuni, che devono tornare, così come le Regioni, a fare la propria parte; l’esclusione del profitto dagli obiettivi, a parità di costi per la collettività, consentirà gli investimenti per la riduzione delle dispersioni, la ristrutturazione e la creazione delle infrastrutture. Non possiamo mettere a rischio le fonti d’acqua, cedendo il nostro bene più prezioso, ciò porrebbe gravi limiti alla sovranità del nostro Paese e ci esporrebbe agli appetiti delle mafie.
Dobbiamo intervenire sui grandi adduttori dell’Italia del centro sud ponendo gli oneri a carico di un sistema di contribuzione, cosicché le fasce più agiate della popolazione si possano impegnare in proporzione alle proprie capacità e non siano i poveri a pagare più dei ricchi.
Le multinazionali francesi sono entrate nelle gestioni idriche con l’acquisizione di quote di numerose società pubbliche e ne hanno preso il controllo esautorando la politica. Il Governo e il Parlamento, Regioni, Provincie e Comuni devono tornare ad esercitare a pieno le proprie funzioni. Non possiamo mettere a rischio le fonti d’acqua del Mezzogiorno, dobbiamo ripubblicizzarle ponendo rimedio agli errori del passato. Molte sono già nelle mani delle Corporation straniere (Suez e Veolia), ce le dobbiamo riprendere!
Creiamo un sistema di sicurezza nazionale dell’acqua, con la ricostituzione di un corpo di Polizia Idraulica 2.0, e di una Protezione Civile dell’Acqua, che garantisca a tutti la disponibilità della preziosa risorsa anche nell’ipotesi di calamità. Contribuiremo così alla nascita di nuove occupazioni e saremo un esempio per tanti Paesi.
C’è molto lavoro da fare per tutti. E più coraggio da mettere in campo. Il Parlamento dovrà correggere alcune norme discriminatorie che negano l’acqua alle persone più fragili. Il Governo e le Regioni dovranno pianificare le soluzioni, i Comuni dovranno ascoltare i territori e tutti insieme dovremo rimboccarci le maniche, per dare solide basi al rilancio del paese, per noi tutti e per le generazioni che verranno.
Cosa stiamo aspettando?