
di Igor G. Cantalini
TikTok non è più solo intrattenimento. E’ diventato un potente strumento di condizionamento psicologico che agisce su milioni di adolescenti. Con oltre un miliardo di utenti attivi mensili, con il 41% della base utenti compresa in Italia, la piattaforma registra circa 17 milioni di utenti, con una concentrazione particolarmente elevata tra i minori di 18 anni, sta ormai trasformando il modo in cui i giovani consumano contenuti, spesso con conseguenze drammatiche sulla loro salute mentale.
La cronaca recente ha portato alla luce episodi che hanno fatto suonare tutti i campanelli d’allarme. Nel novembre 2024, sette famiglie francesi hanno intentato una causa collettiva contro TikTok, accusando la piattaforma di aver contribuito al suicidio di due quindicenni e ai tentativi di suicidio di altri quattro adolescenti. L’algoritmo della piattaforma avrebbe deliberatamente promosso contenuti legati all’autolesionismo, ai disturbi alimentari e al suicidio, targetizzando specificamente utenti vulnerabili.
Le statistiche emerse durante il processo sono agghiaccianti: gli utenti considerati “a rischio” ricevono fino a 12 volte più contenuti mortali e tre volte più contenuti dannosi rispetto agli utenti standard. Questo non avviene per caso, ma è il risultato di un sistema algoritmico che identifica e sfrutta le fragilità psicologiche per massimizzare l’engagement (il coinvolgimento).
Il marzo 2025 ha segnato una svolta con l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta (sempre in Francia) che ha finalmente portato il dibattito dall’ambito accademico a quello politico-istituzionale. Per la prima volta, un organismo governativo ha riconosciuto ufficialmente che TikTok non è semplicemente un “passatempo innocuo”, ma un potente strumento di condizionamento psicologico che agisce particolarmente sui minori. La commissione ha evidenziato come gli algoritmi della piattaforma creino deliberatamente vulnerabilità psicologiche, intrappolando i giovani in “bolle” di contenuti che amplificano ansie, insicurezze e comportamenti a rischio. Tra le proposte emerse il rafforzamento del controllo parentale, limitazioni temporali d’uso e programmi educativi per sviluppare senso critico verso i media digitali.
Nel nostro Paese, TikTok ha conosciuto una crescita esplosiva, specialmente durante la pandemia. Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, il 70% dei ragazzi italiani tra i 14 e i 19 anni utilizza quotidianamente la piattaforma, con un tempo medio di utilizzo che supera le due ore giornaliere.
L’Italia ha dovuto confrontarsi con diversi casi problematici legati alla piattaforma. Nel 2021, la morte della piccola Antonella Sicomero a Palermo, la bambina di 10 anni deceduta dopo aver partecipato alla “sfida della sciarpa” (blackout challenge), ha spinto il Garante per la Privacy a bloccare temporaneamente l’accesso ai minori di 13 anni. Tuttavia, le misure adottate si sono rivelate largamente insufficienti, considerando la facilità con cui è possibile aggirare i controlli sull’età.
Serge Tisseron ha svelato i meccanismi neurobiologici che rendono TikTok così coinvolgente. La piattaforma sfrutta il sistema di ricompensa dopaminergica del cervello attraverso quello che viene definito “rinforzo intermittente”, l’utente non sa mai quando riceverà il prossimo contenuto gratificante, mantenendo così un livello costante di attivazione e aspettativa. Il formato stesso dei video, brevi, dinamici, iperstimolanti, è stato progettato per sovrastimolare il sistema nervoso e creare una sorta di “dipendenza da scrolling”. Ogni swipe (scorrimento) verso l’alto attiva i circuiti della ricompensa, creando un loop comportamentale difficile da interrompere. Non è un caso che molti utenti riferiscano di aver passato ore sulla piattaforma senza rendersene conto, in uno stato simile a quello di “trance ipnotica”.
Su TikTok ogni gesto, ogni pausa, ogni interazione viene registrata, analizzata e utilizzata per perfezionare il profilo comportamentale dell’utente. I giovani diventano simultaneamente produttori, consumatori e prodotto della propria visibilità digitale.
Uno degli aspetti più preoccupanti di TikTok è la progressiva sostituzione delle figure educative tradizionali con influencer e content creator. Informazioni mediche, consigli psicologici, spiegazioni scientifiche vengono veicolate da personaggi spesso privi di competenze specifiche, ma dotati di grande carisma mediatico. Questo fenomeno, definito “disintermediazione educativa”, mina alle basi il rapporto tra i giovani e la conoscenza strutturata. La viralità diventa più importante della veridicità, l’engagement conta più dell’accuratezza. Il risultato è una generazione che fatica a distinguere tra informazione e intrattenimento, tra fatto e opinione.
Un aspetto poco noto ma estremamente rilevante riguarda la “territorializzazione” degli algoritmi di TikTok. La piattaforma non offre gli stessi contenuti in tutti i Paesi, ovvero l’algoritmo è programmato per adattarsi alle specificità culturali, politiche e sociali di ogni nazione. Questa personalizzazione geografica solleva interrogativi inquietanti sulla neutralità della piattaforma. Chi decide cosa devono vedere i giovani italiani rispetto a quelli americani o cinesi? Quali filtri ideologici vengono applicati? La questione assume particolare rilevanza considerando che TikTok è controllata dall’azienda cinese ByteDance.
Multiple ricerche internazionali hanno documentato una correlazione significativa tra l’uso intensivo di TikTok e l’incremento di disturbi psicologici negli adolescenti. Uno studio ha rilevato che il 12% degli utenti intensivi della piattaforma manifesta sintomi compatibili con episodi depressivi, mentre il 15% sviluppa disturbi d’ansia. Particolarmente preoccupanti sono i dati relativi ai disturbi dell’immagine corporea; secondo l’American Psychological Association, l’esposizione prolungata ai filtri di bellezza e ai contenuti “body-focused” di TikTok aumenta del 40% il rischio di sviluppare dismorfia corporea, specialmente nelle adolescenti.
In Italia, l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma ha registrato un incremento del 30% negli accessi per disturbi alimentari tra i 12 e i 16 anni dal 2020 al 2024, con una correlazione diretta con l’uso di social media visivi come TikTok e Instagram.
L’Unione Europea sta cercando di rispondere alla sfida TikTok attraverso il Digital Services Act (DSA), entrato in vigore nel 2024. La normativa impone alle piattaforme con più di 45 milioni di utenti europei di implementare sistemi di trasparenza algoritmica e di protezione dei minori. Tuttavia, l’applicazione pratica di queste norme si sta rivelando complessa. TikTok ha contestato diversi aspetti del DSA e sta cercando di minimizzare gli obblighi di trasparenza, sostenendo che rivelare il funzionamento degli algoritmi comprometterebbe la proprietà intellettuale dell’azienda.
La sfida per affrontare TikTok richiede un approccio che vada oltre la censura. Servono educazione digitale nelle scuole, controlli parentali evoluti e trasparenza algoritmica obbligatoria per le piattaforme. La questione centrale non è eliminare la tecnologia, ma sicuramente formare cittadini consapevoli e capaci di riconoscere la manipolazione psicologica. TikTok è solo l’inizio, le prossime generazioni di piattaforme saranno ancora più sofisticate e pervasive.
L’AUTORE
Igor G. Cantalini – Esperto di comunicazione e marketing digitale di 45 anni, laureato in Scienze della Comunicazione, ha lavorato con brand di fama nazionale e internazionale, specializzandosi successivamente in Intelligenza Artificiale. Scrittore e divulgatore, pubblica articoli su vari temi.