di Leo Morales – Non è sempre facile capire che per vincere, bisogna perdere qualche volta. Nel 2008 lavoravo nel sistema finanziario, ero diventato il più giovane direttore di banca, avevo ricevuto vari riconoscimenti e premi. Davanti agli occhi del mondo incarnavo l’uomo di successo in tutto e per tutto.
Curioso che lo stesso anno ho quasi perso la vita.
Avevo un tumore tremendo che cresceva dentro di me, i medici mi avevano dato solo sei mesi di vita. Ero incredulo. Dovevo subire un intervento chirurgico molto aggressivo, in cui mi avevano dato solo il 20% di sopravvivenza e anche se fossi sopravvissuto la mia aspettativa di vita non sarebbe stata maggiore di cinque anni. Ero pieno di metastasi.
Ho cercato di mettere tutto a posto, sfruttare tutto il tempo che mi rimaneva al meglio. Ma psicologicamente ero a pezzi, così ho lasciato per un po’ il Messico, sono scappato via. Poi è arrivato il momento dell’operazione, ero molto spaventato.
Quando ho aperto gli occhi la prima cosa che ho fatto è stata guardarmi intorno, speravo fosse tutto un sogno, ma la realtà è che ero diventato un disabile. Mi avevano amputato una gamba. Non so descrivere quello che provavo, ero morto, senza vita. La condizione psicologica è davvero importante e molto sottovalutata. Dopo l’intervento mi hanno aiutato alcune associazioni, li ringrazio, ma se non fosse stato per mia moglie, oggi non sarei qui.
Ho messo un protesi e ho ricominciato a camminare, è stato utile, ma soprattutto ho conosciuto un luogo dove c’erano molte persone con disabilità, alcuni avevano perso entrambe le braccia o le gambe o erano ciechi, o altro. Non avevo mai visto persone così felici e lì ho capito che la vita è una questione di atteggiamento e di prospettiva.
Mi ero concentrato solo su quello che avrei potuto ottenere, forse mi mancava qualcosa prima, ero un disabile prima, non ora.
Saper di stare per morire è strano, ti fa fare cose strane, incredibili. Senti tutto in modo diverso, come se tutte le sensazioni si acuissero. Quel gruppo mi aveva fatto bene, ero cambiato. Così ho voluto tornare in Messico e rompere il paradigma del cancro, della disabilità, della morte e dell’impossibilità di tornare alla vita.
Non sapevo bene cosa fare, poi un giorno, un po’ per caso, ho conosciuto l’oceano. Quando ho iniziato a immergermi la mia vita è cambiata per sempre. Nell’oceano potevo librarmi come nell’aria, leggero, veloce, autonomo.
Non avevo bisogno di stampelle o sedie o protesi. Così ho passato tre anni bellissimi e ho avuto l’onore di diventare un istruttore subacqueo. Siamo pochissimi istruttori di disabili nel mondo.
Ho così avuto modo di girare il mondo, raccontare la mia storia e allora è successo qualcosa di imprevisto. Ho scoperto che eravamo tanti. Disabili di vari tipi che volevano ritrovare la vita. Al tempo, quando me lo proposero, accettai subito, anche se mi sembrava folle, ma sentivo che dovevo spingermi più in là. Così accettai di mettere il record di immersione per disabili.
Era una sfida con il mondo, un messaggio di speranza. Superare i propri limiti, mettersi in gioco.
Dovevo scendere per 125 metri, come un edificio di 43 piani. Il giorno del record ricordo che c’erano un sacco di persone, le autorità, i media e giudici per certificare il record.
La mia piccola impresa è durata 12 minuti, per la discesa e 3 ore, per risalire in superficie. E’ una piccola cosa, lo so, ma è stata importante. L’attenzione che ha ricevuto da tutti i media ci ha aiutato a diffondere l’iniziativa. Uso il “noi” perché intanto non ero più solo, si era formato un team di 20 persone.
Quello che voglio dire è che è possibile rompere il tabù del cancro, un tabù enorme, che lascia le persone ancora più sole, senza speranze. Le fa sentire davvero diverse. Vorrei che tutti capissero questo.
É una frase che abbiamo sentito molte volte e lo so che è stupido, ma ho capito come utilizzare la mia vita solo quando stavo per perderla.
É incredibile, siamo ricchi e non lo sappiamo. Bene, ogni tanto pensateci e riflettete se quello che fate, quello che state vivendo è davvero la migliore versione di voi stessi.
L’AUTORE
Leo Morales è un subacqueo disabile e uno speaker motivazionale internazionale. Attualmente si sta preparando per un terzo record mondiale di immersioni subacquee in un cenote (grotta di acqua dolce) a Quintana Roo. Nel 2016 “Sport Illustrated” ha annoverato Leo nell’elenco degli sportivi con disabilità. Attraverso la sua fondazione, Open Sea, promuove le immersioni per persone con disabilità. https://www.facebook.com/LeoMoralesBuzo/