La Cina ha deciso di bloccare definitivamente l’accesso a OnlyFans, la piattaforma britannica basata su contenuti a pagamento creata nel 2016 a Londra, rendendola completamente inaccessibile nel territorio nazionale anche tramite strumenti come le VPN (reti private virtuali che permettono di mascherare la propria posizione geografica). Il governo di Pechino ha motivato il provvedimento definendo il servizio incompatibile con i valori culturali e morali promossi dallo Stato e con le normative interne che regolano i contenuti online.
OnlyFans è a tutti gli effetti una piattaforma social, nella quale gli utenti possono creare profili, accumulare follower e monetizzare direttamente il rapporto con il pubblico. La sua peculiarità è che una parte molto rilevante dei contenuti venduti consiste in foto e video a sfondo sessuale o erotico, spesso definiti “hot”, caricati e venduti direttamente dai creator tramite abbonamenti mensili o contenuti extra a pagamento. Pur non essendo nata esclusivamente per il porno, OnlyFans è diventata nel tempo uno dei principali spazi digitali globali per la vendita di contenuti sessualmente espliciti prodotti dagli stessi utenti.
Nel 2025 la piattaforma contava oltre 300 milioni di utenti registrati nel mondo e più di 4 milioni di creatori di contenuti attivi. Nel 2024 i pagamenti complessivi effettuati dagli utenti hanno superato i 7 miliardi di dollari, con oltre 5 miliardi redistribuiti ai creator, mentre la società trattiene circa il 20 per cento dei ricavi. La crescita è stata trainata soprattutto dalla possibilità di monetizzare direttamente il proprio corpo e la propria immagine senza intermediari, un modello che ha avuto un forte impatto economico ma anche culturale.
Ed è proprio questo modello a spiegare il bando deciso dalla Cina. La legislazione cinese vieta in modo esplicito la produzione, la diffusione e la monetizzazione di contenuti pornografici online. Inoltre le autorità considerano problematiche le piattaforme che favoriscono l’individualismo economico, l’esposizione del corpo come merce e la circolazione di valori ritenuti incompatibili con la moralità pubblica e con il controllo statale dello spazio digitale. OnlyFans, basandosi sulla vendita diretta di contenuti erotici e sulla relazione non mediata tra creator e pubblico, entra in conflitto frontale con questo impianto normativo e culturale.
Il blocco si inserisce quindi in una strategia più ampia di controllo di Internet, che da anni limita l’accesso a piattaforme straniere e a modelli di business digitali considerati destabilizzanti. Il caso OnlyFans non riguarda solo la censura di un singolo sito, ma il rifiuto di un’idea di rete in cui il corpo, il desiderio e l’identità individuale diventano strumenti diretti di reddito fuori da qualsiasi controllo statale.
La decisione ha riacceso il dibattito internazionale sul rapporto tra sovranità digitale, controllo dei contenuti e libertà di accesso a Internet.





