Si parla spesso di realtà virtuale (VR) e realtà aumentata (AR) ma, come spesso succede, questi cambiamenti ci avvolgono così lentamente e pervasivimente che non ce ne accorgiamo.
Infatti l’uso più diffuso della realtà aumentata non è nei giochi: sono i filtri facciali sui social media.
Quando i primi filtri per il viso sono apparsi per la prima volta sui social media, erano un espediente. Hanno permesso agli utenti di giocare ad una sorta di travestimento virtuale: cambiare la faccia per sembrare un animale o far crescere improvvisamente i baffi, per esempio.
Ma pochi si sono accorti che l’aspetto delle persone, l’aspetto che abbiamo influenza pesantemente il nostro carattere, le nostre interazioni e la nostra identità. Questo perché, quest’ultima, è il risultato tra ciò che pensiamo di noi e quello che gli altri pensano di noi.
Oggi, tuttavia, sempre più giovani, e soprattutto ragazze adolescenti, utilizzano filtri che “abbelliscono” il loro aspetto e promettono di offrire un aspetto diverso. Lo fanno affilando, rimpicciolendo, migliorando e ricolorando i loro volti e corpi.
Pochi anni fa, per poter pensare di fare la stessa cosa serviva un professionista esperto di photoshop o simili. Oggi, ci sono una infinità di filtri per il viso che consentono di regolare la nostra immagine e persino di setacciare identità diverse, con facilità e flessibilità. I filtri per i volti che sono diventati comuni sui social media sono forse l’uso più diffuso della realtà aumentata.
I ricercatori non comprendono ancora l’impatto che può avere l’uso prolungato della realtà aumentata, ma sanno che ci sono rischi reali e, con i filtri facciali, sono le ragazze a correre maggiormente questo rischio. La tecnologia cambia il modo in cui formiamo le nostre identità, rappresentiamo noi stessi e ci relazioniamo con gli altri. E sta accadendo tutto senza molta supervisione.
Tutto è comunque iniziato con l’ascesa della cultura dei selfie.
I filtri di bellezza sono essenzialmente strumenti di fotoritocco automatizzati che utilizzano l’intelligenza artificiale per rilevare le caratteristiche del viso e modificarle. Oggi ci sono anche i filtri video in tempo reale, ma i filtri di bellezza più in generale sono un’estensione del fenomeno dei selfie, ormai vecchio di decenni.
Il movimento si è radicato nella cultura giapponese “kawaii”, che è ossessionata dalla carineria (tipicamente femminile), e si è sviluppato quando le purikura, cabine fotografiche che permettevano ai clienti di decorare autoritratti, sono diventate un punto fermo nelle sale giochi giapponesi a metà degli anni ’90. Nel maggio del 1999, il produttore di elettronica giapponese Kyocera ha rilasciato il primo telefono cellulare con una fotocamera frontale e i selfie hanno iniziato a diffondersi nel mainstream.
L’ascesa dei selfie internazionalizzati di MySpace e Facebook nei primi anni 2000 e il lancio di Snapchat nel 2011 hanno segnato l’inizio dell’iterazione che vediamo oggi. Le app offrivano messaggi rapidi tramite immagini e il selfie era un mezzo ideale per comunicare visivamente le proprie reazioni, sentimenti e stati d’animo. Nel 2013, Oxford Dictionaries ha selezionato “selfie” come parola dell’anno .
I filtri sono ora comuni sui social media, sebbene assumano forme diverse. Instagram raggruppa i filtri di bellezza con i suoi altri filtri facciali in realtà aumentata, come quelli che aggiungono le orecchie e la lingua di un cane al viso di una persona. Snapchat offre una galleria di filtri in cui gli utenti possono scorrere gli effetti di miglioramento della bellezza. Il filtro di bellezza di TikTok, nel frattempo, fa parte di un’impostazione chiamata “Migliora”, in cui gli utenti possono abilitare un abbellimento standard su qualsiasi immagine.
E sono incredibilmente popolari. Solo Facebook e Instagram affermano che oltre 600 milioni di persone hanno utilizzato almeno uno degli effetti AR associati ai prodotti dell’azienda.
Oggi, secondo Bloomberg, quasi un quinto dei dipendenti di Facebook, circa 10.000 persone, lavora su prodotti AR o VR e Mark Zuckerberg ha recentemente dichiarato a The Information che è convinto che la realtà aumentata e quella virtuale saranno la prossima grande piattaforma mainstream. Ecco perché stanno investendo così tanto nel settore. Anche Snapchat vanta numeri straordinari. 200 milioni di utenti ogni giorno trasformano il loro aspetto.
Un’altra misura della popolarità potrebbe essere il numero di filtri esistenti. La maggior parte dei filtri sono creati da utenti di terze parti. Nel primo anno in cui è stato possibile caricare filtri di terze parti, più di 400.000 creatori hanno rilasciato un totale di oltre 1,2 milioni di effetti. A settembre 2020, più di 150 account di creator avevano superato ciascuno il traguardo di 1 miliardo di visualizzazioni.
Forse i filtri sono una moda e non una tendenza, ma comunque la tecnologia è solo all’inizio del suo processo di cambiamento del nostro sistema sociale. Non si tratta solo di filtrare la propria immagine reale, si sta filtrando tutta la propria vita.