Per Cartesio “La lettura dei buoni libri è una sorta di conversazione con gli spiriti migliori dei secoli passati”; per Gustave Flaubert l’unico modo per tollerare l’esistenza è “perdersi nella letteratura come in un’orgia perpetua”. Qualunque sia la ragione per cui leggiamo, farlo ci può cambiare la vita e anche gli scienziati ritengono che tali metafore abbiano una base realistica: la lettura è un’“esperienza incarnata”.
Le parole su una pagina attivano i neuroni sensoriali nel cervello in un modo che rispecchia ciò che accadrebbe se dovessimo vivere ciò che stiamo leggendo. Il fenomeno si chiama “cognizione radicata”: non si legge solo un libro: lo si tocca, lo si assapora e lo si annusa. Gli studi dimostrano che questo è particolarmente vero per la narrativa letteraria, con la sua attenzione alle relazioni e allo sviluppo del personaggio. La consapevolezza psicologica di cui siamo dotati dopo aver letto un’opera di narrativa può durare diversi giorni. I libri pieni di personaggi monotoni e con trame prevedibili tendono ad avere l’effetto opposto, confermando le nostre aspettative sugli altri.
Leggere un’opera di narrativa è quindi come conoscere una persona. Più impari sulle loro storie, meno li “giudichi dalla loro copertina, perchè c’è molto di più che ci unisce di quanto ci divide”.
Ed è questo il concetto che è alla base del progetto Human Library (una biblioteca vivente) nato da un’idea di Ronni Abergel, suo fratello Dany e gli amici Asma Mouna e Christoffer Erichsen, come evento al Festival di Roskilde in Danimarca nel 2000, con l’intenzione di combattere i pregiudizi e promuovere il dialogo tra persone provenienti da contesti, etnie e stili di vita diversi e aiutarli a riconoscere ciò che avevano in comune piuttosto che ciò che li differenziava.
Nelle Human Library non si leggono libri, ma persone, volontari che si rendono disponibili a raccontare le proprie esperienze e i propri valori con i “lettori”, che si siedono davanti a loro e sono liberi di chiedere qualsiasi cosa sulla loro vita. Partendo dal “titolo del libro”: Lesbica, rifugiato, senzatetto, transessuale, immigrato, ragazza madre, obeso, malato di HIV, bipolare, depresso…
Human Library incoraggia le persone a sfidare i propri pregiudizi, a conoscere veramente e ad imparare da qualcuno che potrebbe essere classificato con uno stereotipo. Il fine è dimostrare che nessuna persona può essere riassunta in una sola parola, come non possiamo giudicare un libro dalla copertina, o dal titolo.
Sebbene ci siano alcune biblioteche umane permanenti (circa 84 nel mondo), la maggior parte delle Human Library non sono affatto luoghi, ma eventi e chiunque può partecipare all’esperienza.
Attualmente Human Library è stata presentata in più di 70 paesi in tutto il mondo e non sono mancati anche gli appuntamenti in Italia.
Per avere aggiornamenti sugli eventi questa è la Pagina Facebook dell’organizzazione e questo il sito web: https://humanlibrary.org/