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La Commissione Ambiente del Parlamento Europeo ha sposato ancora una volta la linea del Movimento 5 Stelle, votando a favore della risoluzione sull’obiezione al rinnovo dell’approvazione all’uso del glifosato. Questa presa di posizione dovrà essere ribadita in aprile dalla plenaria di Strasburgo, durante la quale tutti gli eurodeputati saranno chiamati ad esprimere il loro giudizio. Sarà l’occasione per schierare l’intero Parlamento Europeo contro uno dei più pericolosi (e misteriosi) diserbanti in circolazione nel mondo, giudicato dallo IARC (organizzazione che fa capo all’OMS) come “possibile cancerogeno per l’uomo“. È ancora troppo presto per cantare vittoria, perché il M5S ha vinto solo la prima importante battaglia contro la multinazionale Monsanto. Siamo certi che quest’ultima farà di tutto per influenzare la decisione finale del Parlamento Europeo, come la lobby dell’auto fece a suo tempo ogni sforzo per raddoppiare il limite delle emissioni inquinanti.
VIDEO I tragici effetti del glifosato
Il verdetto sul glifosato, infatti, sarebbe dovuto arrivare all’inizio del mese. I 28 Stati membri, nel corso della seconda giornata di riunioni del Comitato europeo per l’alimentazione umana, animale e piante, hanno però deciso di posticipare il voto. Questo rimando sarà comunque un’occasione per rinvigorire il fronte del NO che già annovera tra le sue fila Paesi come Francia, Olanda, Svezia e Italia (il prossimo voto in comitato è previsto a maggio, dopo quello in plenaria). Sullo sfondo, l’esecutivo guidato da Jean-Claude Juncker vorrà tutelare la credibilità dell’EFSA, l’Agenzia Europea per la Salute Alimentare, uscita con le ossa rotte dalla vicenda dopo lo scontro a viso aperto con lo IARC. L’EFSA, infatti, è stata ferocemente criticata dalla comunità scientifica dopo aver giudicato il glifosato come “possibile non cancerogeno“, ma sulla base di dati forniti dalle stesse aziende produttrici.
BREVE CRONISTORIA DEL GLIFOSATO
– Attualità: il parere contrario di diversi Paesi tra cui Francia, Olanda, Svezia e Italia avrebbe probabilmente posto fine alla storia del glifosato. Ma la il voto finale viene rimandato. I prossimi passi sono il verdetto della plenaria di Strasburgo del Parlamento Europeo (aprile) e un nuovo voto in comitato a maggio.
– La condanna delle Istituzioni: Il Mediatore Europeo ha condannato le pratiche della Commissione Europea in materia di autorizzazioni al glifosato, giudicando le stesse non sicure e non in conformità con la legislazione in materia.
– La potenza della Monsanto: un mese fa la Monsanto fa causa alla California, che vorrebbe iscrivere il glifosato nelle sostanze potenzialmente cancerogene. Un assaggio di quello che potrebbe accadere anche in Europa, specialmente con la clausola ISDS inserita nel TTIP. Sempre un mese fa vengono trovate tracce di glifosato nelle birre tedesche. Non stiamo parlando di piccoli numeri: sono 14 le marche di “bionde“, tra cui Beck’s, Paulaner e Franziskaner, in cui sono stati rilevati concentrazioni fino a 300 volte il limite consentito dalla legge per l’acqua potabile.
– La battaglia dei portavoce a Bruxelles: il primo dicembre la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo decide di non autorizzare alcuni mais OGM resistenti al glifosato. Tre giorni dopo, con un atto di forza, la Commissione Europea autorizza i mais OGM, preoccupata che un voto contrario definitivo rallenti ulteriormente i trattati sul TTIP. Il 16 di dicembre la plenaria del Parlamento Europeo conferma il voto della Commissione Ambiente contro l’autorizzazione ai mais OGM, che nel frattempo sono però stati già autorizzati dalla Commissione Europea. Il volere di 500 milioni di cittadini viene così calpestato.
– La risposta degli scienziati: in risposta 100 scienziati indipendenti hanno scritto una lettera indirizzata alla Commissione Europea, per contestare il parere dell’EFSA sulla base del quale si sta per garantire il rinnovo della commercializzazione del glifosato a livello comunitario.
– Il cavallo di Troia dell’EFSA: a novembre dello scorso anno l’EFSA, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, ha giudicato il glifosato come “probabilmente non cancerogeno“. È stato questo il cavallo di troia, per la Monsanto e la Commissione Europea, con cui si è deciso di sovvertire la ragione. I dati che hanno portato a questa conclusione, abilmente strumentalizzata, sono stati forniti dalle stesse aziende che il glifosato lo producono. Senza essere pubblicate su riviste scientifiche con revisione dei pari.