“Bisogna dissanguarli. Per combattere davvero in modo efficace l’Isis e il terrorismo islamico bisogna recidere tutte le arterie che portano sangue al centro nevralgico del loro potere. Senza armi l’Isis non può uccidere, offendere, terrorizzare, avanzare nella sua folle guerra. Da dove arrivano, dunque, quelle armi?
Sul traffico d’armi l’Europa ha delle regole comuni. Nel 1998 il Consiglio europeo adotta un Codice di condotta sulla esportazione delle armi all’estero. Dieci anni dopo arriva una Posizione comune di tutti gli Stati membri. Esiste, cioè, uno strumento giuridico che obbliga tutti i Paesi europei a conformarsi su questa problematica.
Ecco gli 8 criteri che produttori e Stati membri devono rispettare e considerare quando esportano armi:
1) non vendere armi ai Paesi che hanno subito sanzioni da parte dell’Onu o dell’Unione europea.
2) non si possono vendere le armi ai Paesi che non rispettano i più elementari diritti umani o dove ci sia il rischio che possano essere utilizzate per fini di repressione interna.
3) non vendere mai armi ai Paesi che hanno una situazione interna difficile che possa sfociare in conflitti armati o aggravare tensioni già esistenti.
4) non si possono vendere armi quando esiste un rischio evidente che il compratore le utilizzi per aggredire un altro Paese.
5) la vendita di armi non deve mettere in discussione la sicurezza degli Stati membri e dei Paesi amici e alleati.
6) verificare che chi compra le armi abbia una posizione non equivoca in materia di terrorismo, non sostenga la criminalità organizzata e rispetti il diritto umanitario internazionale.
7) quando si vendono le armi bisogna tenere in considerazione il rischio che alcuni Paesi possano fare da intermediario riesportando le armi comprate in Europa a gruppi terroristici.
8) non bisognerebbe esportare armi in Paesi nei quali questi ostacoli il suo sviluppo sostenibile, esaminando i livelli di spesa nel settore sociale e confrontandoli con il livello di spesa militare.
Moltissimi Paesi europei non rispettano questa Posizione comune sulla esportazione delle armi convenzionali: SONO FUORILEGGE. L’ITALIA È ILLEGALE.
VIDEO Embargo ai produttori di armi: la UE se ne frega
In questa inchiesta sono stati svelati tutti gli armamenti italiani venduti ai Paesi musulmani. Queste armi sono, poi, utilizzate in conflitti che fanno crescere il terrorismo islamico e possono essere facilmente trasportate in Europa, così come dimostra l’arresto in Germania lo scorso 5 novembre di un uomo che guidava una vettura piena di armi, esplosivi e granate. Secondo i magistrati bavaresi stava andando a Parigi.
Come ha ben dimostrato l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa c’è una correlazione fra vendita di armi e affari delle banche. Gli Istituti di credito incassano ingenti guadagni dall’intermediazione delle vendite. Ecco i loro nomi e cognomi: Deutsche Bank, BNP Paribas, BNL, Banco di Brescia e Unicredit si contendono i primi cinque posti.
Tutte queste considerazioni portano a una domanda.
A CHI CONVIENE LA VENDITA DELLE ARMI?
AI PRODUTTORI
(15 miliardi di euro l’anno il loro giro di affari solo in Italia)
ALLE BANCHE
(grazie alle intermediazioni finanziarie)
AI POLITICI
(grazie al finanziamento di produttori e banche alle loro campagne elettorali).
L’Isis guadagna dalla vendita illegale del greggio 2 milioni di euro al giorno. Con quei soldi compra le armi dall’Occidente, tramite Stati compiacenti. Anziché stringere loro le mani come fa il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Movimento 5 Stelle propone #EmbargoProduttoriArmi a chi direttamente e indirettamente finanzia l’Isis.” M5S Europa