Nel primo pomeriggio del 10 settembre chiederò conto in piazza Montecitorio del silenzio sulla legge Parlamento Pulito, di 350.000 firme per una nuova legge elettorale chiuse nello scantinato del Senato dal dicembre 2007. La legge di iniziativa popolare è una “legge anti cozze“, vuole espellere le cozze condannate, estirpare le cozze dopo due legislature dalle aule parlamentari e permettere al cittadino di eleggere un candidato e non una cozza. La legge porcata Calderoli fu approvata dal governo Berlusconi nel 2006, gli successe Prodi che in due anni non la cambiò, e neppure ci provò. Nessuno protestò. Ora, invece di portare la legge Parlamento Pulito in discussione al Senato, gli stessi che non hanno mosso un dito quando erano al governo, propongono un referendum abrogativo. Fumo negli occhi per un popolo senza memoria. Se venisse abrogata l’attuale legge i condannati potrebbero comunque rimanere in Parlamento insieme alle cozze che hanno superato le due legislature. La legge Parlamento Pulito li manderebbe invece tutti casa a partire dai segretari di partito, per questo non la mettono all’ordine del giorno. Ogni parlamentare è una cozza, gli va ricordato ogni giorno. Quando cammina con il pacco dei giornali sottobraccio, la schiena leggermente curva e l’espressione di chi non deve chiedere fa un’imitazione perfetta della cozza. Si trasforma in cozza in cravatta.
Le monetine per questi sono un onore, un privilegio che non meritano. Meglio delle cozze sgusciate, prive del mollusco, con scritto il nome del parlamentare. Hanno un valore simbolico, sono un segno dei tempi. Le si possono consegnare per strada al deputato, lasciarle di fronte all’abitazione inconsapevole di Scajola, deporle davanti a Montecitorio o a Palazzo Madama come invito a sloggiare.
La pepata di cozze è pronta. Ripeto: la pepata di cozze è pronta.
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