Le città viste dall’alto sono qualcosa di meraviglioso. Alcune città sono tranquille ma industriose, altre mostrano un’energia che possono difficilmente trattenere. Tipo New York. Oppure Hong Kong. E poi c’è Parigi, oppure Istanbul, con il loro spesso manto ricco di storia.
Le città sono come creature vive. Bellissime. Ma quando si è in macchina nell’ora di punta, nel tragitto casa-lavoro, quella realtà è molto diversa.
Non c’è nulla, neanche la meditazione, che riesca a dare un valore a tutto questo tempo sprecato.
Non è assurdo che abbiamo creato macchine che raggiungono i 200 km all’ora e che le guidiamo alla stessa velocità delle carrozze a cavalli del diciannovesimo secolo?
Solo negli USA, nel 2014, abbiamo raggiunto le 29.6 miliardi di ore in macchina tra casa e lavoro. Con lo stesso tempo gli antichi Egizi avrebbero costruito 26 piramidi di Giza. Ed è solo nell’arco di un anno. Uno spreco enorme di tempo, energia, e potenziale umano.
Per decenni, il nostro rimedio per il traffico era semplice: costruire le strade nuove o allagare quelle che esistevano già. E funzionava! Funzionava piuttosto bene.
Parigi ha demolito centinaia di edifici storici per creare 137 km di strade. E continua a funzionare oggi nelle città emergenti. Ma nei centri urbani consolidati e più costituiti, espansioni della rete stradale sono quasi impossibili: l’habitat è troppo denso, i beni immobiliari sono troppo costosi e la finanza pubblica è troppo fragile. Il nostro attuale modo di pensare non funziona. Abbiamo bisogno di una nuova fonte d’ispirazione.
Poi ho avuto l’ispirazione durante un’analisi del sangue. Le vene e le arterie nel nostro corpo creano miracoli di logistica ogni giorno.
E se la soluzione alla sfida del traffico fosse dentro di noi?
Ognuno di noi ha 96,000 km di vasi sanguigni nel proprio corpo. Sono due volte e mezza la circonferenza della Terra, dentro di noi.
Si stima che fino al 30% del traffico sia creato dagli automobilisti che cercano parcheggio. In più, di 100 macchine intorno a noi, 85 hanno solo uno passeggero. Quegli 85 guidatori potrebbero condividere le loro tratte o utilizzare dei mezzi in condivisione ad oggi a disposizione come il car sharing.
Perché sprechiamo tanto spazio quando invece è quello di cui abbiamo più bisogno?
La biologia non lo farebbe mai. Tutto lo spazio dentro le arterie viene usato. Potreste immaginare se le macchine che usiamo nelle città fossero piene, tutto lo spazio ulteriore che avremmo per camminare, andare in bici e godere delle nostre città?
La ragione per cui il sangue è così incredibilmente efficiente è perché i nostri globuli rossi non sono dedicati ad un organo o tessuto specifico. Ma sono condivisi da tutte le cellule del nostro corpo.
Il sangue è una forma sia collettiva che individuale di trasporto.
Ma per le nostre città, siamo bloccati in una discussione infinita sulla creazione di una società basata o sulle macchine o sul trasporto pubblico. Penso che dovremmo andare oltre.
Penso che possiamo creare dei veicoli che siano sia pubblici che privati. Che uniscano la comodità delle macchine con l’efficienza dei treni e degli autobus. Provate ad immaginare.
Se ci pensate, oggi la generazione attuale di macchine senza autisti sta provando a meritarsi un posto nella rete di traffico. Provano ad imparare le regole del traffico, che sono piuttosto semplici, e a superare l’imprevedibilità umana, che invece è qualcosa di più complicato.
Ma cosa succederebbe se tutte le macchine nelle città fossero senza autisti? Avremmo bisogno dei semafori? Avremmo bisogno delle corsie o dei limiti di velocità?
I globuli rossi non seguono le corsie, non si fermano ai semafori.
Nelle prime città senza autisti, non avrete né i semafori né le corsie. Invece che avere regole del traffico rigide, il flusso sarà regolato da una rete di algoritmi dinamici. Il risultato sarà un traffico liquido, come il nostro sangue. E a causa di uno strano paradosso più la nostra rete di traffico sarà robotizzata, più il suo movimento sarà organico e vivo.
Ora abbiamo i sogni, i concetti e la tecnologia per creare le reti tridimensionali di traffico, per inventare dei veicoli nuovi e per cambiare il flusso nelle nostre città.