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Una startup padovana per la mobilità del futuro

beppegrillo.it - Gennaio 16, 2019

La startup padovana Next Future Transportation sta lavorando a un progetto su veicoli modulari che rivoluzionerà il trasporto pubblico e che ha già ricevuto la “benedizione” dell’emiro di Dubai.

Tutto è nato da un tweet dell’emiro di Dubai, nell’aprile 2016: il padovano Tommaso Gecchelin, founder della startup Next Future Transportation, non crede ai suoi occhi quando legge quel “cinguettio” a sorpresa in cui Mohammed bin Rashid Al Maktoum, venuto a conoscenza dell’innovazione da lui ideata, la “rilancia” all’attenzione del mondo intero.

Oggi Next sta lavorando al progetto che porterà all’Expo del 2020, nella città medio orientale, il loro veicolo elettrico modulare destinato a rivoluzionare l’approccio tradizionale al trasporto pubblico.

Il veicolo proposto da Next Future nasce dalla sfida di coniugare la sostenibilità e l’economicità dell’autobus e la flessibilità del taxi: ecco che il prototipo messo a punto dalla startup padovana, ospitata all’interno dell’incubatore Paradigma di Padova, è una sorta di bus scomposto in più moduli che all’occorrenza si possono agganciare o sganciare. I bus vengono così composti e scomposti di volta in volta in base ai flussi calcolati da un algoritmo che raccoglie in tempo reale le destinazioni richieste dagli utilizzatori: ecco che se in un bus una parte dei passeggeri deve raggiungere una destinazione e una parte un’altra destinazione i diversi moduli resteranno agganciati per la prima tratta per poi sganciarsi diventando due o più minibus autonomi diretti ciascuno in un luogo diverso. Un’idea che era stata oggetto della tesi di laurea di Gecchelin: “Il primo scoglio è stato rappresentato proprio dalla ricerca dei fondi con cui partire”. Inizialmente Gecchelin aveva pensato di affidarsi a una realtà corporate intenzionata a realizzare il prototipo. “In Italia non trovavo nessuno deciso a scommettere su un’idea che sembrava troppo ambiziosa, ci dicevano che era un progetto futuristico”.

Il primo sostegno arriva da Emanuele Spera, imprenditore italiano trapiantato in Silicon Valley, che decide di entrare in società. Poi a fine 2015 è la lombarda Geiko Taiki-Sha, azienda leader nella produzione di impianti per la verniciatura robotizzata delle scocche auto che sponsorizza Next, permettendo a Gecchelin e ai suoi collaboratori di iniziare a realizzare, in proprio, il prototipo. In occasione della prima presentazione a Berlino, durante la Fiera Innotrans, il progetto raccoglie una grande attenzione da parte della stampa internazionale, finendo sul Guardian, su Forbes e su Wired, mentre nel nostro Paese la notizia è pressoché ignorata. Quindi lo sbarco a Dubai: prima il tweet a sorpresa dell’emiro, poi la selezione nell’ambito di una call per startup cui segue la possibilità di entrare nel Dubai Future Accelerator per 3 mesi e il primo contratto con il ministero dei trasporti locale. “Abbiamo lavorato duramente in tre per settimane, ma il giorno fissato per la grande presentazione davanti al ministro dei trasporti e ai suoi collaboratori tutto è andato storto – racconta Gecchelin – quello che fino al giorno prima aveva funzionato improvvisamente non funzionava più”. Ad affiancare Gecchelin un giovane ingegnere informatico e un ingegnere robotico nel frattempo entrati nello staff della startup. “Pensavamo di aver perso ogni chance e invece a sorpresa ci è stata data la possibilità di ripresentarci dopo una settimana: 7 giorni in cui non abbiamo praticamente dormito, lavorando con temperature proibitive a ritmi incredibili per risolvere tutti i problemi rilevati”. Uno sforzo che non è stato vano: al secondo tentativo, i moduli convincono l’emiro che decide di farne al World Government Summit per poi lanciare il progetto in vista dell’Expo 2020. La startup ha avviato una collaborazione con il Comune di Padova, che ha messo a disposizione gratuitamente un’area – il parcheggio della Kioene Arena – per i test su strada. La strada è ancora in salita (fra gli ostacoli per arrivare all’omologazione europea necessaria per la “messa in strada” dei veicoli e la burocrazia che anche a Dubai fa sentire il suo peso) ma l’obiettivo è al contempo ambizioso e alla portata.

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