di Marco Bella – In questo cartone del 1800 si vedono le fake news e lo scetticismo del 1800 sull’energia elettrica: una donna che si sente male, un cavallo morto, e fili ovunque che catturano un uomo e lo uccidono.
Oggi sorridiamo a questa vignetta: si pensi solo che per l’illuminazione delle città allora c’era una rete a gas decisamente più inefficiente e pericolosa alla quale nessuno vorrebbe oggi tornare.
Ieri la vittima delle fake news era l’elettricità. Oggi sono le rinnovabili, le auto elettriche e in particolare le batterie.
Un recente articolo di Bloomberg fa il punto sulla crescita esponenziale delle tecnologie di accumulo e come questa possa cambiare il paradigma della transizione ecologica.
Il prezzo delle batterie sta scendendo in modo incredibile. In Cina, da maggio 2022, i prezzi sono crollati da 150 dollari/kWh a meno di 75/kWh nel giro di nemmeno due anni.
La batteria è anche uno degli elementi più costosi per l’auto elettrica. E quando crolla il prezzo delle batterie si riduce anche quello delle automobili. In Cina oramai la maggioranza dei modelli di auto elettriche costano meno rispetto a quelle con motore a combustione interna.
L’articolo si riferisce per lo più alla Cina, ma sostiene che è solo questione di tempo affinché tutto questo arrivi anche nel resto del mondo. La crescita esponenziale non riguarda però solo le batterie delle automobili: da pochissimi anni ha coinvolto anche quella dei sistemi di accumulo su scala della rete. La capacità di accumulo nel mondo è cresciuta di un fattore dieci nel giro di soli cinque anni, arrivando a 150 GWh a livello globale. Avete mai sentito la storiella “serve il nucleare in Italia perché l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili non si può accumulare e serve un baseload perché se cala il vento di notte…”? Ecco, con lo sviluppo delle batterie le fonti rinnovabili possono avere un impulso notevole.
È importante essere realistici. I 150 GWh a livello globale sono ancora pochissimi, se si pensa che il consumo di energia elettrica giornaliera solo in Italia è di 900 GWh e che le batterie dovrebbero poterne fornire una quantità significativa.
Non dobbiamo però pensare che il baseload debba essere garantito solo dalle batterie: ci sono fonti costanti che sono rinnovabili. Innanzi tutto, l’idroelettrico, che in Italia fornisce circa il 15% dell’energia elettrica totale. Biomasse e geotermico oggi rappresentano una quota piccola, ma sono anche essere rinnovabili e costanti. Per non dimenticare i bacini di accumulo e i pompaggi. Un uso diverso della rete elettrica, integrando il più possibile quella italiana con il resto della rete europea è qualcosa a cui dobbiamo arrivare in ogni caso: aiuterebbe non solo noi, ma tutti i paesi, compresi quelli che hanno il nucleare. Non c’è oggi, ancora la necessità di avere dei sistemi di accumulo perché le fonti fossili modulabili (soprattutto il gas) possono sopperire a queste criticità.
La transizione ecologica però non può essere immediata, anche se deve avvenire il più rapidamente possibile: deve essere anche giusta e sostenibile. Quindi, c’è tempo per sviluppare i sistemi di accumulo da qui al 2050 piuttosto che ricorrere a soluzioni vecchie e antieconomiche come, ad esempio, il nucleare in un paese come l’Italia che dovrebbe ricostruire tutta la filiera da zero e riusciremo a smantellare le nostre vecchie centrali solo tra almeno altri 30 anni.
È molto interessante ricordare che pochi anni fa l’argomento contro le rinnovabili non era il baseload, ma “il fotovoltaico non produrrà mai abbastanza”. La produzione di energia elettrica da fotovoltaico in Cina era irrisoria, 0.123 TWh nel 2008. In soli quindici anni è arrivata a 585 TWh, il 6% dell’intera produzione nazionale. C’è stato un aumento di circa cinquemila volte. E tutto questo mentre il terzo reattore di Flamanville in Francia la cui costruzione è iniziata nel 2007 (un anno prima) ancora non ha prodotto un singolo watt. Ora le rinnovabili producono più del nucleare: entro il 2026 la produzione sia di fotovoltaico ed eolico a livello mondiale sarà superiore a quella da nucleare.
Adesso chi propaganda il nucleare in contrapposizione alle rinnovabili tira fuori il baseload. In futuro si inventerà qualcosa di altro. Per non parlare della fake news sul consumo di suolo: innanzi tutto, anche con il fotovoltaico a terra il suolo non è impermeabilizzato e i pannelli possono essere rimossi. È ben diverso dalla cementificazione. Produciamo il 12% della nostra energia da fotovoltaico avendo occupato 164 Km2, che sono lo 0.05% del territorio nazionale. In buona parte sui tetti tra l’altro (Vedi video).
È assurdo vedere persone che si oppongono all’auto elettrica e un PNIEC (Piano Nazionale Energia e Clima) che di fronte a un mondo che sta cambiando velocemente riesce solo a riproporre non-soluzioni che hanno già fallito. Oggi sorridiamo della vignetta del 1889. Allo stesso modo, tra qualche anno rideremo di chi oggi propone un ritorno al nucleare ignorando la realtà di un mondo che cambia.
Ringrazio il Prof Nicola Armaroli, dirigente di ricerca Cnr Bologna, per una utilissima discussione.
L’AUTORE
Marco Bella – Già deputato, ricercatore in Chimica Organica. Dal 2005 svolge le due ricerche presso Sapienza Università di Roma, dal 2015 come Professore Associato.