Avete mai immaginato di andare dal medico per un controllo di routine e uscirne con una prescrizione magica per rallentare l’invecchiamento? Sembra il sogno di una vita, eppure la scienza sta iniziando a trasformare questo sogno in una potenziale realtà. Gli ultimi due decenni hanno visto la scienza dell’anti-invecchiamento evolversi da semplici teorie a studi rigorosi e basati sull’evidenza che promettono di estendere non solo la nostra aspettativa di vita ma anche la qualità di questi anni aggiuntivi.
Non stiamo parlando di cercare l’immortalità o di strategie estreme come la criogenia. Al contrario, l’obiettivo è migliorare l’ healthspan, ossia il periodo della nostra vita in cui siamo in ottima salute. Questo approccio potrebbe non solo aumentare la durata della vita ma avrebbe anche un impatto positivo significativo sull’economia globale, riducendo le spese sanitarie legate alle malattie croniche (l’80% delle spese complessive che ammontano a 7,5 trilioni di dollari, circa il 10% del Pil globale).
La ricerca nell’ambito dell’anti-invecchiamento si concentra sui cosiddetti hallmarks o segni distintivi dell’invecchiamento, che coinvolgono fenomeni come mutazioni genetiche e la diminuzione della funzionalità mitocondriale. L’idea è che correggendo questi problemi, potremmo non solo rallentare l’invecchiamento ma anche prevenire o ritardare molte malattie legate all’età.
Uno studio di un team di ricercatori cinesi ha mostrato che un composto trovato nei semi d’uva, la procianidina C1, potrebbe estendere la vita dei topi del 9% e renderli fisicamente più in forma. Questo composto agisce sull’accumulo di cellule senescenti, che sono cellule vecchie che non vengono eliminate dal sistema immunitario e che rilasciano molecole infiammatorie dannose per i tessuti circostanti. I farmaci senolitici, che mirano a eliminare queste cellule senescenti, sono tra le terapie anti-età più promettenti.
Sorprendentemente, alcuni di questi farmaci senolitici sono già noti e sicuri per l’uso umano, come la quercetina, un pigmento vegetale, e il dasatinib, un farmaco contro il cancro. Vari studi in laboratorio hanno mostrato che i senolitici possono ritardare o prevenire oltre 40 malattie, e ora sono in corso numerosi studi clinici per valutarne l’efficacia nell’uomo.
Ma come possiamo testare questi farmaci sull’uomo, considerando che l’invecchiamento è un processo che richiede decenni? Gli scienziati stanno esplorando l’uso di biomarcatori dell’invecchiamento e studi su modelli animali più veloci, come i cani, che condividono molte delle nostre malattie legate all’età.
Un’altra sfida è il riconoscimento dell’invecchiamento come una condizione che può essere trattata. L’approccio attuale alla medicina considera l’invecchiamento una parte inevitabile della vita, ma studi come il “Targeting Aging with Metformin” (TAME) stanno cercando di cambiare questa percezione. La metformina, un farmaco diabetico economico, ha mostrato potenziale non solo per controllare il diabete ma anche per estendere la vita sana. Il Targeting Aging with Metformin (TAME) è una serie di studi clinici della durata di sei anni presso 14 importanti istituti di ricerca negli Stati Uniti che coinvolgono oltre 3.000 individui di età compresa tra 65 e 79 anni. Questi studi valuteranno se coloro che assumono metformina (farmaco economico per il diabete) sperimentano un ritardo nello sviluppo o nella progressione di malattie croniche legate all’età, come malattie cardiache, cancro e demenza.
Se gli studi come TAME hanno successo, potremmo assistere a un cambiamento di paradigma verso un approccio più preventivo alla medicina, dove farmaci antietà come la metformina, la rapamicina, la quercetina e il dasatinib potrebbero essere prescritti per prevenire le malattie legate all’età prima che inizino.
Il giorno che tutto ciò sarà realtà starà solo a noi decidere di scegliere tra aspettativa di vita o durata…