“L’umanità è sull’orlo di infrangere i limiti ecologici del pianeta, con conseguenze catastrofiche per la biodiversità e la società, se non si interverrà in tempo”. Questo è l’avvertimento che emerge dalla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, Cop16, che si sta tenendo questa settimana in Colombia. Gli scienziati suonano l’allarme: il declino delle specie animali e vegetali prosegue a ritmi devastanti, con molte che rischiano di sopravvivere solo in cattività. Il professore di ecologia applicata Tom Oliver avverte sul The Guardian che siamo già “pronti a subire danni significativi” e che senza cambiamenti rapidi, questi impatti peggioreranno.
Dal 1970, le popolazioni di animali selvatici sono diminuite in media del 73%, e molte specie sono ormai estinte a causa dell’intervento umano. Non si tratta solo di una perdita di biodiversità, ma di una crisi che riguarda la stessa sopravvivenza umana. Il mondo naturale ci fornisce cibo, acqua e aria pulita, ma se continuiamo a sfruttarlo senza freni, le crisi alimentari e i fallimenti agricoli diventeranno sempre più frequenti nei prossimi decenni, avverte Oliver.
Uno studio del 2024 stima che il degrado ambientale potrebbe ridurre il PIL del Regno Unito del 12%, con impatti su settori chiave come l’agricoltura, la pesca e la salute. Epidemie, inondazioni e perdita di insetti impollinatori sono solo alcune delle minacce incombenti. Sette degli otto limiti planetari sono già stati superati, e l’accelerazione della perdita di biodiversità porterà a un mondo in cui molte specie sopravviveranno solo negli zoo.
Il degrado ambientale sta anche aggravando disuguaglianze e conflitti. In Madagascar si sono già verificati episodi di carestie legate alla crisi ambientale, e le migrazioni causate dalla scarsità di risorse aumenteranno. Il dottor Andrew Terry della Zoological Society of London (ZSL) avverte che il riscaldamento globale e l’inquinamento provocheranno nuove emergenze sanitarie, soprattutto nelle aree urbane.
I cambiamenti climatici stanno inoltre spingendo molti ecosistemi verso punti critici di non ritorno. Le foreste tropicali potrebbero trasformarsi in savane aride e le correnti oceaniche potrebbero subire mutamenti radicali. Tali trasformazioni comprometteranno ulteriormente la resilienza degli ecosistemi, con effetti devastanti anche sull’umanità.
In Malawi, Tonthoza Uganja, un esperto di restauro territoriale, osserva che le comunità rurali, tradizionalmente dipendenti da ecosistemi ricchi di biodiversità, stanno già affrontando conseguenze drammatiche. Il cambiamento climatico sta distruggendo i raccolti e destabilizzando intere popolazioni. Uganja sottolinea che la perdita di biodiversità è una perdita di connessione umana con la natura, un elemento essenziale per la sopravvivenza delle comunità.
Un rapporto della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica sulla biodiversità (Ipbes) nel Regno Unito ha evidenziato come l’ossessione per la crescita economica abbia trascurato il valore intrinseco della natura, non solo come risorsa economica, ma anche come fonte di benessere spirituale, culturale ed emotivo. Uganja afferma che se non agiamo subito, rischiamo di perdere la nostra storia e il nostro legame con la Terra.
La Cop16 rappresenta un momento cruciale per invertire la rotta. Gli esperti sperano che i leader mondiali possano concordare un impegno serio, soprattutto da parte dei paesi più ricchi, a finanziare la protezione della biodiversità nelle nazioni a basso e medio reddito. Tuttavia, solo il 20% dei governi ha delineato piani concreti per proteggere la natura.
Rob Brooker del James Hutton Institute afferma che la biodiversità non è un lusso, ma un elemento fondamentale per affrontare crisi come il cambiamento climatico e garantire la sicurezza alimentare. Senza un’azione decisa, il pianeta diventerà sempre più instabile, con un numero crescente di persone che soffrirà la fame.
Rick Stafford dell’Università di Bournemouth conferma che la perdita di biodiversità ha già effetti devastanti. Molte specie marine, come gli squali delle barriere coralline, sono ormai scomparse in vaste aree. Le barriere coralline, vitali per la sopravvivenza di milioni di persone, stanno rapidamente degradando, causando conseguenze a catena per gli ecosistemi marini e per la sicurezza alimentare globale.
La crisi della biodiversità, affermano gli scienziati, deve essere affrontata con la stessa urgenza della crisi climatica. La copertura mediatica sulla perdita di biodiversità è ancora limitata rispetto a quella sui cambiamenti climatici, ma Alexandre Antonelli, direttore scientifico dei Royal Botanic Gardens di Kew, nota che finalmente sta emergendo una maggiore consapevolezza. Tuttavia, è chiaro che il tempo stringe e che l’inazione avrà costi umani ed ecologici insostenibili.