200mila feriti e 2.875 vittime di incidenti stradali, nel 2021. Ad oggi sono oltre 170 i pedoni investiti nel 2023, più di uno al giorno. Sono i numeri Istat delle morti che avvengono prevalentemente in città e per sole tre cause: eccesso di velocità, guida distratta e mancata precedenza ai pedoni sulle strisce.
Ecco perchè sempre più città stanno cambiando drasticamente la mobilità cittadina, implementando la “City 30″(o Zona 30), un concetto nato nei Paesi Bassi all’inizio degli anni ’70, quando un gruppo di genitori bloccò un intero quartiere per chiedere che non morissero più bambini in incidenti stradali. Fu l’inizio della campagna Stop de Kindermoord (“Stop all’omicidio di bambini”), che alla fine portò Amsterdam a diventare la capitale del ciclismo che tutti conosciamo oggi.
Da allora l’idea della City 30 si è evoluta in un modello di sviluppo urbano innovativo che mira a rimodellare l’uso degli spazi pubblici, dando priorità ai pedoni a scapito delle auto e dei veicoli pesanti. Lo strumento principale per raggiungere questo obiettivo è abbassare i limiti di velocità nelle aree interessate, fissando un limite di 30 km/h come norma e concedendo un’eccezione di 50 km/h solo su alcune delle strade più larghe.
Gli studi dimostrano che le collisioni a una velocità di 30 km/h raramente provocano vittime. Secondo i dati riportati dall’US Department of Transportation, una persona colpita da un veicolo che procede a una velocità di 20 miglia (pari a circa 32 km/h) ha 9 possibilità su 10 di sopravvivere all’impatto. Già a 30 miglia (48,2 km/h) le probabilità diventano a malapena 6 su 10 e a 40 miglia (64, 3 km/h) solo 2 su 10.
Oltre a salvare le vite, un limite dei 30m/h può portare moltri ulteriori benefici, come la riduzione del traffico e dei livelli di rumore, la promozione di uno stile di vita più sano per i residenti e la mitigazione degli effetti delle cosiddette “isole di calore urbane” – piccole aree in ambienti affollati e densamente edificati che tendono a riscaldarsi a causa delle attività umane.
A sostenere la lentezza urbana sono state anche le Nazioni Unite con la campagna #love30 lanciata nel maggio 2021 per sensibilizzare le amministrazioni a introdurre il limite dei 30 km/h in tutte le città del mondo. Un sollecito seguito ad ottobre dello stesso anno da una risoluzione del Parlamento europeo volto a ridurre la velocità nelle zone residenziali e dove la presenza di pedoni e ciclisti è alta. L’obiettivo è soprattutto abbattere il numero di vittime della strada (20.600 nella Ue nel 2022) per raggiungere i traguardi fissati nel 2018: -50% di morti entro il 2030 per arrivare all’azzeramento nel 2050. Meta più facile da perseguire con le Città 30 come confermano gli studi sulle città dove la modalità è già attiva. A Londra, tra il 1986 e il 2006, incidenti e morti si sono dimezzati, a Edimburgo l’adozione nel 2016 del limite ha fatto registrare -40% di incidenti, -33% di feriti e -23% di decessi. Ad Helsinki la mortalità dei pedoni si è azzerata rispetto ai 20-30 decessi/anno rilevati negli anni ‘90.
A Bruxelles in 6 mesi gli incidenti sono calati del 22% e le vittime della strada del 50%. I benefici sono andati oltre la sicurezza riducendo il ricorso all’auto (-15%) a favore di bici (+7%) e spostamenti a piedi (+5%) con conseguente calo di traffico e inquinamento atmosferico e acustico. A Barcellona studi sulla salute hanno rilevato consistenti tagli delle concentrazioni inquinanti capaci di evitare la morte prematura da smog di 667 persone/anno, di incrementare l’aspettativa di vita media di 200 giorni/persona e di generare risparmi economici per 1,7 miliardi di euro/anno. Risultati che hanno indotto il Governo a introdurre nel 2021 il limite urbano di 30 km/h nel Codice della Strada.
In Italia (450 incidenti, 602 feriti e 8 decessi al giorno) la prima a puntare all’estensione delle zone 30 è stata Cesena, rallentando circa il 40% della rete viaria. A seguirla altre località con provvedimenti più o meno estesi e con la sola Olbia a introdurre il limite su tutte le arterie cittadine. Tra i capoluoghi regionali il primato spetta a Bologna, ufficialmente Città 30 dal 1° luglio 2023, anche se l’obiettivo di raggiungere il 70% di strade “rallentate” è previsto con il nuovo anno. Nella stessa direzione vanno Torino e Milano, con il capoluogo lombardo “pronto” per il 2024.
I dati provenienti dalle città che hanno adottato il modello City 30 indicano tutti miglioramenti in termini di sicurezza stradale e qualità della vita, motivi per cui non si debba non procedere verso questa direzione, che auspichiamo possa essere il primo importante passo verso un mondo senza auto…