Cosa prova un cittadino alle prese con la crisi mentre guarda i telegiornali della sera? Le immagini scorrono per mezz’ora su quello che ha detto Renzie, sul viaggio di Capitan Findus Letta, sull’ultimo monito di Napolitano. Immagini sempre uguali. Il padre di famiglia, il disoccupato, l’esodato, il precario, un qualunque appartenente a una delle innumerevoli categorie sociali create dai partiti che hanno trasformato l’Italia in una versione moderna dei “Miserabili” di Victor Hugo, rimane sgomento. Ogni sera la stessa zuppa, ogni sera Renzie in bicicletta, il pregiudicato Berlusconi riverginato, le facce di Speranza e Brunetta che irrompono sulla tavola imbandita. Ogni sera, ogni maledetta sera.”E noi?“, “E io?“, “E la mia famiglia?“, “E l’Italia?” “E il lavoro?“, “E la lotta alla corruzione?“, “E il taglio degli sprechi?” si chiede il cittadino. Nessuna risposta dal piccolo schermo. E’ un teatrino, una telenovela, una fabbrica di showman che si atteggiano a statisti, che nella maggior parte non hanno mai lavorato in vita loro, mantenuti da soldi pubblici, che parlano, ciarlano con il culo rigorosamente attaccato alle poltrone. Ogni giorno una nuova rappresentazione diversa ma sempre uguale. Una passerella serale di facce, di filmati ripetuti fino all’esasperazione di Renzie che si muove come un tacchino impettito, il mento proteso verso l’alto, dalla stazione Termini di Roma per incontrare il pregiudicato Berlusconi, di Letta che stringe la mano al malcapitato presidente di una qualunque Nazione per il suo album dei ricordi, dell’appello alto e nobile di un novantenne che in altri Stati sarebbe in una casa di riposo. Tutte le sere, 365 giorni all’anno, le stesse immagini, le stesse facce, è il “metodo Ludovico” ripreso e adattato dal film “Arancia meccanica“. Il cittadino è come il protagonista del film, Alexander DeLarge, legato con delle pinze che gli tengono gli occhi aperti e costretto a vedere i discorsi di Hitler e le adunate naziste accompagnati dalla nona Sinfonia di Beethoven. Può cambiare canale, ma le facce non cambiano. Può rifugiarsi nel giornale, ma i titoli sono sempre quelli, articoli pieni di vuoto, di nomi, di nulla. Il metodo Ludovico ti condiziona, arrivi a pensare che è giusto che le opposizioni non si oppongano, altrimenti sono eversive. Non dubiti più che un Parlamento di nominati possa modificare a suo piacimento la Costituzione e che un pregiudicato scriva la nuova legge elettorale e che il Paese sia in ripresa, grande ripresa: lo afferma il Nipote dello Zio a reti unificate. E dopo il telegiornale della sera, tutti insieme, a cantare “l’Inno alla Gioia in coro insieme a Saccomanni che ha detto: “L’anno prossimo canteremo ‘l’inno alla gioia’ dalla nona di Beethoven che è anche l’inno d’Europa”:
“O amici, non questi suoni!
ma intoniamone altri
più piacevoli, e più gioiosi.
Gioia! Gioia!“
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