di John Biewen – Sono un giornalista, documentarista e insegnante, per molto tempo il razzismo è stato un grande rompicapo per me: Perché esiste ancora, se è così chiaramente sbagliato? Da dove è nato?
La scienza è chiara. Siamo un’unica razza. Siamo tutti collegati, discendenti di un antenato in Africa. Alcune persone hanno lasciato l’Africa per luoghi più freddi e bui e hanno perso molta melanina, alcuni di noi più di altri. Ma geneticamente, siamo tutti uguali al 99,9%. C’è più diversità genetica all’interno di quelli che chiamiamo “gruppi razziali” che tra gruppi razziali diversi. Non c’è gene per essere bianco, nero, asiatico o di qualsiasi altra razza.
Allora, cosa è successo? Come è iniziato il razzismo?
Innanzitutto, la razza è un’invenzione recente, vecchia di poche centinaia di anni. Prima di allora, le persone erano divise per religione, gruppo tribale, lingua. Ma per la maggior parte della storia umana, la gente non aveva alcuna nozione di razza.
Nell’antica Grecia, per esempio, come mi ha riferito la storica Nell Irvin Painter, i greci pensavano di essere migliori degli altri, ma non per una qualche idea di superiorità innata. Pensavano solo di aver sviluppato una cultura più avanzata. Così guardarono gli etiopi, i persiani e i celti e dissero: “Sono tutti per metà barbari rispetto a noi. Culturalmente, semplicemente non sono greci”.
E nel mondo antico c’era molta schiavitù, ma la gente schiavizzava quelli che non gli assomigliavano. Lo sapevate che la parola inglese “slave” (schiavo) deriva da “slav”? Perché gli slavi sono stati schiavizzati per secoli da ogni sorta di popoli, compresi gli europei occidentali. La schiavitù non era nemmeno una questione di razza, perché nessuno ci aveva ancora pensato.
Chi ci aveva pensato allora? L’ho chiesto a un altro storico importante, Ibram X. Kendi. Sembra impossibile ma mi rispose con un nome e una data, come se si trattasse dell’invenzione della lampada.
Mi disse che nella sua esauriente ricerca (pubblicata nel libro Stamped From The Beginning,) ha trovato quella che, a suo avviso, era la prima articolazione delle idee razziste. E fece il nome del colpevole: Gomes Eanes de Zurara, uno scrittore portoghese. Scrisse un libro nel 1450 in cui, secondo Kendi, fece qualcosa che nessuno aveva mai fatto prima. Riunì tutti i popoli dell’Africa, un continente vasto ed eterogeneo, descrivendoli come un gruppo diverso, inferiore e bestiale. Non importa che in quel periodo pre-coloniale alcune delle culture più sofisticate del mondo fossero in Africa.
Ma perché questo tizio disse tutto ciò?
Per rispondere dobbiamo seguire la strada dei soldi. Prima di tutto, Zurara fu assunto dal re portoghese per scrivere quel libro, (Cronaca della scoperta e della conquista della Guinea) e solo pochi anni prima, i mercanti di schiavi legati alla corona portoghese erano stati effettivamente pionieri della tratta degli schiavi dell’Atlantico. Furono i primi europei a navigare direttamente verso l’Africa sub-sahariana per rapire e schiavizzare gli africani. Così è stato improvvisamente molto utile avere una storia sull’inferiorità degli africani per giustificare questo nuovo commercio, ad altre persone, alla chiesa, a se stessi. E con la scrittura, Zurara inventò sia il nero che il bianco, perché fondamentalmente creò il concetto di nero attraverso questa descrizione degli africani, come dice Ibram Kendi: “il nero non ha senso senza il bianco”. Zurara disse che gli africani catturati e venduti come schiavi erano pagani e avevano bisogno di salvezza religiosa e civile. Altri paesi europei seguirono l’esempio portoghese nel cercare in Africa beni umani adottando questa bugia sull’inferiorità delle persone africane.
Il razzismo non è iniziato con un malinteso, ma con una bugia.
Nel frattempo, qui negli Stati Uniti coloniali, le persone che si definivano bianche adottarono queste idee razziste trasformandole in leggi, privando tutti i diritti umani delle persone che chiamavano nere.
Posso immaginare che possiate pensare: “Questa è storia antica”. Che importanza ha? Le cose sono cambiate. Non possiamo superarlo e andare avanti?”. Per me imparare questa storia ha portato un vero cambiamento nel modo in cui oggi comprendo il razzismo.
La razza non è qualcosa di biologico, è una storia che alcuni hanno deciso di raccontare. La gente ha raccontato questa storia per giustificare il brutale sfruttamento degli esseri umani a scopo di lucro. Non ho imparato questi due fatti a scuola, credo che la maggior parte delle persone non l’abbia fatto. Dopo aver appreso ciò, diventa chiaro che il razzismo non è essenzialmente un problema di atteggiamenti, di intolleranza individuale. No, è uno strumento per dividerci e sostenere sistemi economici, politici e sociali che vanno a beneficio di alcuni e prevalgono su altri. Ed è uno strumento per convincere molti bianchi, che possono o meno guadagnare molto da una società altamente stratificata, a sostenere lo status quo. “Potrebbe essere peggio. Almeno sono bianco”.
Persone potenti lavorano ogni giorno approfittando e rinforzando questa vecchia arma nei corridoi del potere. E non dobbiamo preoccuparci se queste persone credono a quello che dicono, se sono davvero razziste. Non si tratta di questo, ma di soldi e di potere.
Infine, la più grande lezione di tutte, e mi rivolgerò in particolare ai bianchi. Quando capiamo che le persone che ci assomigliano hanno inventato il concetto stesso di razza per ottenere un vantaggio, non è più facile capire che è un nostro problema da risolvere? E’ un problema dell’uomo bianco. Mi vergogno di dire che per molto tempo ho pensato al razzismo principalmente come a una lotta per le persone di colore. Ci siamo tutti dentro. Siamo implicati. E se non mi unisco alla lotta per smantellare un sistema che mi avvantaggia, sono complice.
Non si tratta di vergogna o di senso di colpa. La storia non è colpa mia o vostra. Quello che sento è un maggiore senso di responsabilità nel fare qualcosa.
Tutto questo ha modificato il mio modo di pensare e di avvicinarmi al mio lavoro di documentarista e di insegnante. Ma oltre a questo, cosa significa? Cosa significa per ognuno di noi? Significa che sosteniamo i leader che vogliono risolvere la situazione? Nelle nostre comunità, troviamo persone che lavorano per trasformare istituzioni ingiuste? Nel mio lavoro, sono io la persona bianca che sta cercando di capire come essere un vero complice dei miei colleghi di colore o il contrario? Ovunque ci presentiamo, dobbiamo farlo con umiltà e vulnerabilità e con la volontà di mettere via questo potere che non ci siamo guadagnati.
Possiamo trarre tutti beneficio se riusciamo a creare una società che non sia basata sullo sfruttamento o sull’oppressione di nessuno. Ma dobbiamo farlo, capire come agire. Perché è la cosa più giusta da fare.
Traduzione e adattamento del Tedx di John Biewen