di Samanta Di Persio – I bambini nati dopo il 2007, a L’Aquila, potrebbero essere definiti la “generazione container”. Con la scossa del 6 aprile del 2009 la metà degli edifici scolastici ha avuto danni strutturali con classificazione E e sono stati sostituiti da prefabbricati: MUSP (Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio). Al di là del nome, di provvisorio, per ora, hanno ben poco.
Dopo quasi 9 anni la situazione è invariata, nessun edificio scolastico è stato ricostruito. I Musp ospitano asili nido, scuole d’infanzia, scuole primarie, scuole secondarie di primo grado, licei, istituti professionali e tecnici e convitti provinciali. In totale sono 32 e sono stati realizzati, oltre che nel capoluogo, nei comuni di Ovindoli, Rocca di Mezzo, Scoppito, Arsita, Popoli e Montereale.
Il costo per la loro realizzazione è stato pari a 32 milioni di euro, mentre il costo per la ricostruzione, finanziata da tempo, è pari ad oltre 200 milioni di euro. Cavilli burocratici, personale carente sono le cause del blocco, un blocco non solo strutturale, anche sociale. Moltissimi studenti non hanno mai visto un edificio in muratura o in cemento armato, e, per dirla tutta, alcuni di loro ne hanno anche paura, come è accaduto all’Istituto Cotugno (alcune ali dell’edificio non erano a norma antisismica, oggi gli studenti sono ancora sparpagliati in diverse sedi).
Dopo le scosse del gennaio 2017, il problema sicurezza è tornato a farsi sentire, non solo fra gli studenti, ma anche fra gli insegnati e i genitori. Dopo la nascita del comitato “Scuole Sicure”, il comune dell’Aquila, si è sentito pressato e ha iniziato, senza troppa fretta, a fare una serie di sopralluoghi per verificarne la vulnerabilità. La paura è che tutto possa tornare a un’apparente normalità, nonostante gli studi condotti in passato che indicano un’alta vulnerabilità in tutti gli edifici scolastici aquilani. Uno studio della Regione Abruzzo, del 1994, approvato con delibera di Giunta regionale, segnalava un’alta vulnerabilità in tutti gli edifici crollati o gravemente danneggiati, quindi, già da molto tempo si poteva intervenire per un adeguamento sismico.
I MUSP sono “scatoloni” anonimi, fortunatamente, alcuni insegnanti, di buona volontà, hanno cercato di renderli più belli, hanno cercato di dar loro un’anima; Eutizio Crudele, insegnante di arte, a Montereale, già dal 2013, insieme ai suoi studenti, ha usato l’arte come nutrimento per lo spirito e sulle pareti, come se si volesse abbattere il muro dell’ignoranza, i ragazzi hanno disegnato e colorato Gandhi, Peppino Impastato, Sandro Pertini, la Gioconda, Fabrizio De Andrè, Luigi Pirandello, Dante Alighieri, Beethoven, Margherita Hack e tanti altri, accanto alla loro immagine hanno scritto le loro frasi più celebri.
Anche se sono passati 9 anni, il ricordo è ancora vivo qui a L’Aquila, non si tratta solo di paura, anche la differenza che ogni bambino (e non solo) percepisce: i genitori non li portano a fare un giro nel centro della città, non li portano a giocare in piazza, a meno che non ci sia un evento particolare o la domenica che i cantieri sono fermi. Le occasioni da prendere al volo, per sensibilizzare sull’argomento, sono le elezioni oppure l’anniversario del sisma, poi nel resto degli altri giorni prevale la brutta sensazione di abitudine.
Non finiremo mai di ripeterlo, il terremoto se non fosse avvenuto di notte, di giorno avrebbe fatto la strage degli studenti. Non dovrà mai esserci una seconda L’Aquila, nessuno studente, nessun insegnante, nessun operatore scolastico dovrà sentirsi in pericolo, nessun genitore dovrà mai essere in ansia per l’incolumità del proprio figlio.
L’AUTORE
Samanta Di Persio – Laureata in scienze politiche vive a L’Aquila. Ha pubblicato con le edizioni Casaleggio Associati: Morti bianche (2008) e Ju tarramutu (2009), edizione Rizzoli La pena di morte italiana (2011), edizione Adagio Imprenditori suicidi (2012)