Riporto la trascrizione dell’intervento di Marco Travaglio.
“Buongiorno a tutti,
raccolgo un foglio che sto stampando perché mi serve per questo intervento. È stata unaltra grande settimana. A leggere i giornali e a sentire i telegiornali Alitalia è salva! In realtà Alitalia non esiste più, è una società in liquidazione e, come ormai spero si sia capito dopo la puntata di Annozero, è stata regalata a spese nostre a una cordata di strani signori che non hanno alcuna competenza, alcun interesse sui voli aerei, ma hanno molte competenze nei rapporti con la politica e nei favori della politica. Favori attivi e passivi. E di favori ce nè bisogno alla grande per la nostra classe politica a proposito di quel volo, avete visto, Roma-Scajola-Roma che lAlitalia garantisce quando Scajola è ministro, quindi anche oggi. Tutti presi dal salvataggio di Alitalia che non è salva perché non esiste più e che ci costerà probabilmente più di tre miliardi di euro, pari al taglio della spesa per la scuola dei prossimi anni. Tagliamo tre miliardi alla scuola e migliaia e migliaia di maestri e dipendenti per andare a pagare i debiti di una società pubblica che viene regalata ai sedici fratelli bandiera.
Tutti presi dai festeggiamenti che invece dovrebbe essere luttuoso e che non era affatto inevitabile se si fosse messa sul mercato internazionale la parte sana di Alitalia, quella che è stata regalata ai sedici furbetti, probabilmente i vettori stranieri come Airfrance, come Lufthansa, come British, avrebbero preferito comprarsela tutta.
Del resto, se l’AirFrance era disponibile a comprarsela pagandola con dentro debiti ed esuberi, tranne 2100 persone, figurarsi se non sarebbe stata disponibile a comprarsela senza i debiti e gli esuberi com’è stata regalata alla Cai.
Insomma, mentre noi eravamo lì che festeggiavamo non si sa bene cosa, trascinati da una propaganda di regime che fa veramente impressione e forse comincia a fare invidia anche alla propaganda di Mussolini per la potenza di fuoco che riesce a dispiegare la televisione, succedeva, alla chetichella quasi di nascosto, poco compresa perché i telegiornali sono fatti apposta per non far comprendere, qualcosa di molto importante al Tribunale di Milano.
Al Tribunale di Milano, come ci siamo detti la scorsa settimana, sono ripresi i due processi a carico non più di Berlusconi, che in virtù del Lodo Alfano ne è uscito (speriamo provvisoriamente), ma a carico dei sui coimputati.
Finalmente, il PM Fabio De Pasquale sia nel processo sui diritti Mediaset sia nel processo sulla presunta compravendita del testimone Mills ha chiesto ai due collegi del Tribunale che giudicano di sollevare una questione di incostituzionalità a proposito del Lodo Alfano – che poi non è un Lodo perché Lodo significa una soluzione condivisa, quello è un’imposizione dall’alto.
Insomma, ha chiesto ai giudici di investire la Corte Costituzionale affinché dichiari incostituzionale la legge Alfano. I giudici del processo Mediaset si sono già pronunciati e hanno già sospeso l’intero processo in attesa che si pronunci la Corte e quindi – la prescrizione è sospesa – se la Corte dichiarerà nullo il Lodo Alfano il processo ricomincerà davanti allo stesso collegio fra qualche mese.
La stessa richiesta è stata inoltrata davanti al collegio presieduto da Nicoletta Gandus, quella che Berlusconi ha ricusato, la quale si è riservata di decidere sabato prossimo. Le udienze vengono convocate al sabato perché ormai anche di venerdì gli avvocati di Berlusconi si inventano degli impedimenti parlamentari, anche quando di solito il Parlamento non lavora.
Sapremo sabato 4 se partirà anche la seconda richiesta di incostituzionalità. Naturalmente, essendo una legge fatta per Berlusconi, l’unico modo per farla dichiarare incostituzionale è quella di impugnarla nei processi a carico di Berlusconi, peraltro ex-imputato ormai.
Gli avvocati si sono molto arrabbiati, perché anche se c’è il Lodo continuano ad andare al processo oppure a non andare per farlo saltare, fino a che la posizione di Berlusconi non verrà stralciata o non verrà sospeso il processo.
Se Berlusconi verrà stralciato nel processo Mills, questo procederà a carico di Mills e ricomincerà da zero a carico di Berlusconi, se la Corte dichiarerà incostituzionale il Lodo, davanti a un nuovo collegio non più presieduto dalla Gandus.
Se invece la Gandus dovesse decidere, come i suoi colleghi del processo Mediaset, che si sospende l’intero processo a questo punto sarà lei stessa a giudicare sia Berlusconi sia Mills se e quando la Corte dovesse bocciare il Lodo, anzi la legge Alfano.
Però vorrei spiegare, perché qui la Costituzione è diventata una specie di “mistero buffo”, per quale motivo il PM De Pasquale con una bellissima ricerca giuridica e storica, addirittura negli atti preparatori della Costituente, per andare a vedere che cosa pensavano i nostri padri costituenti di questa idea di immunizzare con uno scudo spaziale le alte cariche dello Stato, che cosa ha sostenuto per chiedere e ottenere il rinvio della legge alla Corte Costituzionale.
Secondo De Pasquale, PM a Milano, gli articoli della Costituzione che sono stati violati da questa legge sono quattro.
Il primo è l’articolo 3 in relazione all’articlo 112. L’articolo 3 lo leggiamo, perché fa talmente scandalo che è bello sentirselo ripetere.
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori dell’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Siamo tutti uguali, lo Stato deve fare in modo che siamo veramente tutti uguali, invece la legge Alfano fa in modo che proprio in virtù della loro condizione sociale e personale alcuni – quattro – più importanti politici italiani non siano più uguali di fronte alla legge.
Perché dice che questa legge vìola l’articolo 3 in relazione all’articolo 112? Perché l’articolo 112 dice: “Il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale.”
Punto e fine.
E’ uno degli articoli più brevi, una sola riga.
C’è l’obbligo di esercitare l’azione penale, non c’è scritto che è obbligato a esercitare l’azione penale tranne nei confronti di quattro persone. Quindi, uguaglianza e obbligatorietà dell’azione penale fanno parte dello stesso schema.
Se tutti sono uguali, allora chiunque vìoli una legge il PM è obbligato a farlo processare.
E, dice Di Pasquale, “Il legislatore non ha previsto alcun meccanismo per evitare o limitare il rischio di illegittimità costituzionale che già il Lodo Schifani – che sospendeva il processo a carico delle alte cariche, all’epoca erano cinque, c’era anche il Presidente della Corte Costituzionale – aveva rilevato”.
Alcuni rilievi che aveva fatto la corte, bocciando il Lodo Schifani nel 2004, sono stati presi in considerazione: stavolta i processi non si bloccano più obbligatoriamente.
Se una delle quattro cariche dello Stato vuole rinunciare allo scudo spaziale può farlo ed essere processato lo stesso.
Il Lodo non può essere usato all’infinito ma solo all’interno di una legislatura: Berlusconi si sta spendendo il suo bonus in questa legislatura. Se viene rieletto presidente del Consiglio o – Dio non voglia – Presidente della Repubblica o della Camera o del Senato nella prossima legislatura non può più usare il Lodo.
Naturalmente se ne farebbe un altro, ma questo non lo può più usare.
E infine c’è la possibilità per le vittime dei reati commessi dalle alte cariche di rivalersi in sede civile visto che il processo penale è sospeso.
Ma altri rilievi che aveva fatto la Corte nel 2004 non sono stati presi in considerazione e questo, dice il PM De Pasquale, rende incostituzionale anche questa perché la Corte si è già pronunciata e non è stata Ascoltata.
Quali sono questi punti? Per esempio “La sospensione si applica a tutti i reati senza che sia presa in alcun modo in considerazione la loro gravità”. Certo, qui non è che si dice… per i reati lievi. Qui si sospendono i processi anche se un’alta carica dello Stato commette un omicidio, uno stupro.
“La causa di sospensione dei processi opera automaticamente senza alcun vaglio preventivo da parte di organi Costituzionali”.
Si poteva stabilire, per esempio com’era una volta nei confronti dei parlamentari e com’è ancora oggi nei confronti dei ministri, e quindi non ce n’era bisogno per il presidente del Consiglio dei Ministri: già oggi è il Parlamento che deve concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri e una volta il Parlamento la decideva nei confronti di tutti i parlamentari e se intravedeva un fumus persecutionis, cioè il sospetto che il giudice in base al nulla stesse imbastendo un processo per finalità politiche, se non c’erano prove e c’era semplicemente un teorema, allora il Parlamento poteva bloccarlo, come abbiamo già detto tante volte, in riferimento a reati tipici dei politici, legati alle loro funzioni.
Un sindacalista che fa un comizio un po’ infuocato, un’occupazione delle terre, un blocco stradale o ferroviario, uno sciopero, un picchettaggio, una denuncia un po’ forte.
Non ruberie o mafioserie.
Non c’è nessuna distinzione e nessun filtro che stabilisca “questo è un reato provato, grave e per questi il processo va avanti”. No, è tutto assolutamente incontrollato e automatico.
Questo è il primo profilo che ha individuato il PM: dato che già una volta la Corte aveva detto “guardate che non può essere applicata a tutti i reati indiscriminatamente e non può essere automatica senza alcun filtro preventivo”, loro il filtro non ce l’hanno messo e hanno inserito tutti i reati, altrimenti come si farebbe a considerare poco gravi i reati di corruzione o corruzione giudiziaria di cui è imputato Berlusconi? Sarebbe venuta meno la ragione stessa di fare questa legge.
Seconda ragione per cui, secondo la procura di Milano, la legge Alfano è incostituzionale: vìola l’articolo 3 sotto un altro profilo.
L’articolo 3 è quello che stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, naturalmente è previsto che qualcuno abbia dei trattamenti particolari: il capo dello Stato, salvo per alto tradimento, non può essere responsabile degli atti che compie.
I ministri, abbiamo detto, vengono giudicati da un tribunale particolare – il tribunale dei Ministri, formato da giudici – soltanto quando le camere hanno autorizzato il processo.
Qualche particolarità rispetto all’uguaglianza dei cittadini già è prevista.
Perché questa non va bene? Perché, dice il PM e cita la sentenza che annullava la legge Schifani: “accomuna in un’unica disciplina cariche diverse, non soltanto per le fonti di investitura ma anche per la natura delle funzioni”.
Che c’entra il Presidente della Repubblica, che è eletto dal Parlamento insieme ai Presidenti delle Regioni, con i Presidenti del Senato e della Camera che sono eletti l’uno dal Senato e l’altro dalla Camera, o con il Presidente del Consiglio che è nominato dal Presidente della Repubblica?
Sono quattro cariche completamente diverse l’una dall’altra.
Il Presidente del Consiglio, poi, non ha nessun particolare status in più rispetto ai suoi ministri, è un primus inter pares. Perché è immune lui e i ministri no?
Le alte cariche nella nostra Costituzione non esistono. Sono un’invenzione del nostro Alfano ma non c’è nessuna ragione che le accomuni.
E’ come prendere il Presidente dell’Arcicaccia, il presidente dell’Arcigay, il sindaco di Novara e il presidente della provincia di Taranto.
Ha la stessa logica, la legge Alfano. Le alte cariche non hanno niente in comune l’una con l’altra.
E soprattutto non sono organi costituzionali, tranne il Presidente della Repubblica. Il Presidente del Consiglio no, perché l’organo costituzionale è tutto il governo, i presidenti delle Camere no perché è organo costituzionale il Parlamento ma non i due presidenti.
Non c’è motivo al mondo per prendere questi quattro e trattarli in modo diverso dagli altri e accomunarli in una banda dei quattro, come appunto la chiama Grillo, che non ha nessun senso: serve semplicemente per non dover dire “abbiamo bisogno di eliminare i processi a Berlusconi quindi gliene mettiamo attorno altri tre così si confondono un po’ le idee”.
Terzo motivo per cui la legge è incostituzionale: perché c’è l’articolo 136 che dice “Quando la Corte Costituzionale dichiara la illegittimità costituzionale di una norma di legge, la norma cessa di avere efficacia dal giorno successivo”.
Infatti la legge Schifani non esiste più. “La decisione della Corte è pubblicata e comunicata alle Camere affinché, ove lo ritengano necessario, provvedano”.
Questo articolo 136 dice che se ve l’ha già detto una volta, la Corte Costituzionale, che non si possono immunizzare per tutti i reati automaticamente le alte cariche, come le chiamate voi, fossero cinque prima e quattro adesso… non potete riproporre la stessa legge incostituzionale un’altra volta.
C’è un articolo della Costituzione che dice che è nulla la legge, quello che avete fatto è un atto nullo. Però, intanto, quello che avete fatto, dato che l’avete fatto con legge ordinaria e anche in fretta, perché la legge ordinaria l’hanno fatta perché è più rapida… sta già provocando dei danni.
Quarto e ultimo motivo di incostituzionalità: violazione dell’articolo 138, che dice: “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazione, ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera.”
Cioè la Camera deve approvarla due volte, il Senato deve approvarla due volte, con una maggioranza assoluta, più del 50% del Parlamento.
“…nel qual caso la legge è sottoposta a referendum confermativo da parte dei cittadini” e lì non c’è quorum: andiamo a votare in cinque? Basta che tre dicano no e la legge non passa.
Se invece è approvata dai due terzi del Parlamento, sempre doppia lettura, allora non c’è bisogno del referendum ed entra direttamente dentro la Costituzione.
Questo dice l’articolo 138.
Questa è una norma di rilevanza costituzionale? Beh direi di si! E’ una deroga pesantissima all’articolo 3, al principio di eguaglianza, quindi per derogare a un principio contenuto nella Costituzione bisogna fare una legge costituzionale con quella procedura.
Loro non l’hanno fatta, altrimenti la legge sarebbe arrivata dopo la sentenza del processo Mills e sarebbe stato inutile farla. Sarebbe servita per gli altri tre processi che Berlusconi ha in arretrato.
Quindi hanno fatto una legge ordinaria per derogare alla Costituzione. Non si può. Questo sostiene De Pasquale, e non soltanto lui ovviamente, lo sostengono tutti i costituzionalisti con la testa sul collo.
Quindi? Quindi il PM elenca tutte le norme che stabiliscono un diritto particolare per certe categorie di politici.
Abbiamo detto: per perquisire, arrestare o intercettare i parlamentari ci vuole l’autorizzazione del Parlamento. E com’è stabilito? Legge costituzionale, articolo 68.
Per mettere in stato d’accusa il Presidente della Repubblica per alto tradimento e attentato alla Costituzione bisogna seguire un’altra procedura prevista da un’altra norma costituzionale, l’articolo 90.
Per autorizzare a procedere il Tribunale dei Ministri nei confronti dei membri del governo, per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni, bisogna seguire l’articolo 96.
Per procedere contro i giudici della Corte Costituzionale, legge costituzionale del ’48.
Insomma: per queste deroghe al principio di uguaglianza si sono fatte norme costituzionali, quindi questa andrebbe fatta, volendo, con norma costituzionale, cosa che non hanno fatto.
Perché si richiama alla Costituente, De Pasquale? Perché è andato a trovare una chicca: se n’era parlato, nell’Assemblea Costituente, nel 1947, della possibilità di immunizzare non le alte cariche, che non esistono, non il Presidente del Consiglio, che non ha nessuno status particolare, non i presidenti delle Camere, che non hanno nessuno status particolare. Il Capo dello Stato.
Se n’era parlato. Seduta della seconda sottocommissione, 4 gennaio 1947. Qualcuno fa notare: “non abbiamo stabilito nulla sulla responsabilità penale del Presidente della Repubblica!”.
A questo punto Mortati, grandissimo Costituzionalista, informa che il Comitato che ci ha lavorato ha omesso intenzionalmente ogni regolamentazione della responsabilità ordinaria del Presidente. Si tratta, quindi, di una lacuna volontaria. Non diciamo niente apposta, dell’immunità al Presidente della Repubblica, perché il Presidente della Repubblica non deve avere nessuna immunità per i reati comuni.
Quindi, il Presidente Meuccio Ruini, presidente dell’Assemblea Costituente, dichiara di preferire una lacuna a una disposizione che conferisca un privilegio troppo grande al Presidente della Repubblica, il quale è pur sempre un cittadino fra i cittadini, anche se ricopre il più alto ufficio politico. Egli, il presidente Meuccio Ruini, non ammetterebbe che per sette anni il Presidente della Repubblica non rispondesse alla giustizia del suo Paese.
Nella discussione alcuni propongono di immunizzare il Capo dello Stato per i reati comuni, anche al di fuori dell’esercizio della sua carica. Infatti un deputato, Bettiol, propone questa formula: “Il Presidente della Repubblica mentre dura in carica non può essere perseguito per violazioni alla legge penale commesse fuori dall’esercizio delle sue funzioni”.
Questo emendamento viene molto discusso, c’è un certo Calosso che dice “Non vedo la necessità di costituire per il Capo dello Stato una posizione speciale”. Noi abbiamo una magistratura che è sovrana, ed è uno dei poteri dello Stato. Esiste una magistratura “Io non capisco perché le si debba togliere questa funzione. Perfino presso certi popoli coloniali vi è la possibilità di chiamare dinanzi al giudice il governatore che rappresenta il potere sovrano”.
A quel punto interviene di nuovo il presidente Meuccio Ruini, il quale dice: “Il comitato dei diciotto, prima di tutto, non può che mantenere la originaria proposta di non mettere nulla nella Costituzione. Proposta deliberata a suo tempo per le considerazioni così largamente svolte in seno alla seconda sottocommissione.
Certo è che dopo aver parlato della irresponsabilità negli atti d’ufficio – cioè nelle cose che fa il Capo dello Stato legate alla funzione – non si dice nulla di quelli fuori dall’ufficio – cioè se commettesse dei reati per fatti suoi (tipo quelli addebitati a Berlusconi).
Si deve ritenere per essi la responsabilità, ove l’assemblea decidesse diversamente ci sembra che non potrebbe ammettere immunità anche temporanea, senza che nei gravi casi si possa colpire un Presidente reo di gravi reati commessi”.
Alla fine, il 24 ottobre del ’47, la proposta dell’immunità temporanea dai reati comuni per il Capo dello Stato, dice il verbale “dopo prova e controprova non è approvato”.
La Costituzione, dunque, tace sull’immunità al Capo dello Stato e a maggior ragione alle altre cariche non perché si sono dimenticati, ma perché ci hanno pensato bene e non l’hanno voluta prevedere.
In ogni caso è la dimostrazione che visto che ne hanno parlato in Costituente, questa è una materia di diritto costituzionale, per cambiare le cose bisogna cambiare la Costituzione, non fare una leggina.
Infatti, laddove il Presidente della Repubblica – badate, non c’è un Paese al mondo dove il capo del governo abbia l’immunità – è immune, in Portogallo, in Francia e in Grecia, è tutto previsto da norme costituzionali, non da leggi ordinarie.
Conclude così il PM De Pasquale: “In conclusione va riaffermato che un regime differenziato riguardo all’esercizio della giurisdizione, incide sui valori fondamentali dello Stato di Diritto e dev’essere ragionevole e coerente con il sistema delle prerogative attualmente previsto sugli organi costituzionali. La modifica delle norme costituzionali, che prevedono l’eguale sottoposizione di tutti i soggetti alla legge, dev’essere effettuato con legge costituzionale, secondo l’articolo 138.”
Queste sono le ragioni per cui poi, il Tribunale di Milano, ha dato ragione a De Pasquale e ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale la questione di incostituzionalità.
Speriamo che la Corte decida presto anche perché dall’11 ottobre Di Pietro e credo anche qualche esponente della sinistra radicale oltre a, mi pare, Parisi e qualche prodiano del PD, cominceranno a raccogliere le firme contro la legge Alfano. Io spero che ne vengano raccolte tante perché una pressione dei cittadini nei confronti della Corte, una pressione buona, democratica, potrebbe essere molto utile e comunque costringerebbe la Corte a pronunciarsi prima di decidere se il referendum sia o no ammissibile, perché se si fa un referendum e la Corte poi boccia la legge che il referendum vuole cancellare, è evidente che si sprecano tempo e soldi.
Se invece il referendum diventa un’arma di pressione è un’arma democratica, soprattutto contro l’arma antidemocratica di pressione che ieri ha già minacciato Berlusconi: “se il Lodo non passa al vaglio della Corte Costituzionale allora dovremmo rivedere tutto il sistema giudiziario”, cioè riformare anche la Corte Costituzionale, magari mettendoci qualche suo avvocato in più e qualche giurista in meno.
Passate parola e firmate il referendum!”