L’omino con i baffi trasloca in Romania. Moka rumena. La Bialetti chiude gli stabilimenti di Crusinallo in Piemonte aperti nel 1919. I 120 dipendenti andranno in mobilità, l’anticamera del licenziamento. L’azienda si sposta dove il lavoro costa meno e, nel farlo, raggiunge migliaia di fabbriche italiane sovvenzionate con i soldi della UE. In realtà soldi nostri versati alla UE e trasferiti ai nuovi Paesi entrati nella Comunità per facilitarne lo sviluppo. I nostri imprenditori vanno là dove batte il portafoglio. Sovvenzionati dalla UE con le nostre tasse: circa 12/13 miliardi di contributi UE annui, di cui ci viene restituito il 60/70% con il risultato di mettere gli operai italiani in mezzo a una strada. Una follia economica che nessun partito condanna, chissà perché. Oltre al danno, arriva puntuale come una firma di Napolitano, anche la beffa. Infatti, le imprese che spostano la produzione quasi sempre vendono comunque il prodotto con il marchio “Made in Italy“. Bisogna incentivare le aziende italiane a rimanere in Italia e proibire l’uso del Made in Italy a chi sposta la produzione all’estero.
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