fotografia di Robyn Hooz
La piccola e media impresa è fuori da qualunque agenda, da quella del Governo che si interessa solo di tasse, di spread e di finanza e che ha come ministro dello sviluppo il banchiere ovetto kinder Passera. Da quella della BCE che vuole la sua libbra di carne e ci impone manovre recessive per salvare il valore del nostro debito pubblico, detenuto allestero in prevalenza da Francia e Germania. Da quella della Confindustria dei grandi concessionari di Stato come Benetton per le autostrade, o la Marcegaglia che costruisce inceneritori con la tassa CIP6 sulla bolletta dellENEL. Dallagenda della grande distribuzione che uccide le produzioni locali. E infine da quella dei sindacati che ormai rappresentano solo sé stessi.
La piccola e media impresa è fatta da eroi. Bisogna essere eroi per fare impresa in Italia, senza servizi, con tassazioni e balzelli medioevali e con uno Stato strozzino che non rimborsa 85 miliardi di euro scaduti alle imprese, ma chiede lanticipo dellIVA prima dellincasso delle fatture emesse e interessi spaventosi per ogni ritardo nei pagamenti. Senza la piccola e media impresa lItalia non solo fallirà, ma diventerà un deserto produttivo per decenni. Tutto ruota intorno alla piccola e media impresa: lavoro, gettito fiscale di impresa e dei dipendenti per lo Stato, indotto creato dalla rete dei fornitori, spesa sul territorio. Quando muore unimpresa è sempre una piccola catastrofe sociale. In Italia, ogni mese, lo Stato deve onorare circa 24 milioni di stipendi pubblici e pensioni. Questa cifra enorme è garantita in gran parte dalla tassazione diretta e indiretta generata dalle PMI. Senza imprese la tassazione crollerà. Le PMI devono diventare la priorità di ogni azione di Governo, è una questione di sopravvivenza del Paese. Va abolito lIRAP, una tassa iniqua che le aziende devono pagare anche se in perdita, vanno introdotti sgravi fiscali a investimenti innovazione, richiesta lIVA solo a pagamento della fattura, rivisto il rapporto con il Fisco che da esattore deve diventare consulente dimpresa, aboliti gli studi di settore che impongono spesso pagamenti irrealistici, aiutato limprenditore in difficoltà con prestiti temporanei a basso tasso dinteresse, e chiusa Equitalia, il rapporto tra impresa e Stato deve avvenire senza intermediari. Le PMI sono il cuore del Paese, non la finanza, non le banche. Se il cuore non batterà più, il Paese morirà.